CHI L’AVREBBE MAI DETTO…
Alzi la mano chi un mese fa avrebbe scommesso un solo centesimo bucato sull’arrivo dell’Italia in finale. Penso proprio nessuno, soprattutto, ma non solo, per la nera ombra di Moggiopoli.
Con Lippi negli impicci per via del figlio nella Gea, con Buffon e Cannavaro testi in numerosi interrogatori, in molti avrebbero pensato che per riabilitare il calcio italiano agli occhi del mondo sarebbe stato opportuno non presentarsi affatto. Oltretutto siamo un popolo di inguaribili esterofili, di 56 milioni di C.T. pronti a contestare l’unico effettivo perché qualunque formazione egli mandi in campo è sempre e comunque sbagliata, perché Tizio gioca e non si regge in piedi mentre Caio, sano come un pesce, ammuffisce in panchina.
Poi, però, saliamo sempre sul carro de vincitore; frasi come "io l’avevo detto, io avrei fatto come lui" si buttano, il nostro tecnico sarà visto come il migliore del mondo, Del Piero avrà disputato un mondiale strepitoso e Grosso avrebbe senz’altro ricevuto 56 milioni di lettere di convocazione.
L’Italia non ha vinto ancora niente ma è arrivata in finale contro tutto e tutti, contro chiunque pensava che una nazionale con una Federazione a brandelli non avrebbe fatto strada e che alcuni giocatori sarebbero stati distratti da un futuro nebuloso, turbati dalla prospettiva di poter giocare in una serie inferiore.
Se, nonostante tutto ciò, gli italiani dovessero alzare la cresta ci penseranno i vari Ronaldinho, Shevchenko,Rooney, Ballack o chi per loro.
Costoro appena citati sono già passati a miglior vita (leggi vacanza); stiamo comunque parlando di due campioni già affermati, uno potenziale – l’inglese – e di uno appena discreto – il tedesco – ieri definito in modo impietoso da Xavier Iacobelli come "il calciatore più sopravvalutato della storia".
Siamo in finale grazie a noi stessi, ad una difesa di granito e ad una squadra che, più in generale, si è dimostrata essere un vero gruppo. Una squadra è tale quando può prescindere dai propri pezzi da novanta come ha fatto l’Italia che finora è andata in gol con dieci uomini diversi e con Toni e Totti, autori di tre sole marcature su undici mentre la difesa ha continuato ad essere il vero punto forte anche quando non ha avuto l’apporto di Nesta.
La fortuna c’è stata sì, ma senza di essa si fa poca strada e poi qualcosa in questa semifinale la dea bendata se lo è anche ripreso.
Ora tutti a Berlino come urlava a squarciagola il fumantino Caressa contagiando anche il più compassato Bergomi; tutti a Berlino perché tra un "non presentiamoci" e "siamo in finale" la distanza è più breve di quanto non si creda.
