Esclusiva Pn. Carbone: ”Assistente in serie A grazie alla mia famiglia, al Cra ed alla mia sezione. Bello lavorare a San Siro e Marassi. Contento per la Var e su Higuain…”

Pianetanapoli come ogni anno intervista grazie alla collaborazione con l’AIA , i talenti campani del mondo arbitrale che si stanno affermando a livello nazionale, dopo Marco Guida e Fabio Maresca, è la volta dell’assistente Ciro Carbone al secondo anno alla Can di A con la qualifica di assistente .Ciro  napoletano doc, avvocato civilista, è stato arbitro fino alla serie C, dopo aver passato il concorso come assistente, assieme  a Fabio Maresca, è un baluardo della Sezione di Napoli presso la più prestigiosa Commissione arbitrale nazionale. Dal 27 luglio partirà per il ritiro stagionale della prossima partita.

Come ti sei avvicinato al mondo arbitrale?

“Quando avevo 15 anni, mio padre, che faceva l’allenatore in categorie minori, mi disse che aveva letto un’inserzione sul Corriere dello Sport riguardo al corso arbitri che si sarebbe svolto a Napoli. Inoltre, aggiunse che sarebbe stato molto contento se fossi entrato a far parte di quella categoria, che tanto gli piaceva. Al primo incontro mi accompagnò mia madre, conobbi il Presidente di sezione dell’epoca, Gennaro Colella, che ha avuto un ruolo importante per l’inizio della mia carriera. Fermo restando che ero un grande appassionato di calcio anche se giocavo con scarsi risultati. Mio padre ha creduto in me tantissimo, al punto che mi accompagnava quando ero ancora senza patente sui tanti campi dilettantistici.”

Quando hai scelto di fare l’assistente?

“Dopo aver svolto l’ultima annata come arbitro ad alti livelli in CAN PRO, non arrivò il passaggio a quella di B, ero molto dispiaciuto, infatti sono stato fermo un anno. In quell’anno di sosta è cresciuto in me un forte senso di rivalsa che, insieme all’appoggio della mia famiglia e della sezione, mi è stato di stimolo per provare a passare il corso da assistente in CAN B, che mi ha fatto accedere al calcio professionistico”

Che importanza ha avuto, ed ha ancora, la tua famiglia nella tua carriera?

Ha un ruolo importantissimo. Mio padre ha assistito, fino all’eccellenza, a tutte le gare che ho arbitrato, lui mi accompagnava sin dall’esordio anche perché non avevo la patente  in quanto ero ancora minorenne. Mia madre e le mie sorelle sono state sempre di grande sostegno, queste ultime soprattutto dal punto di vista lavorativo, curando e gestendo in tutti gli aspetti del nostro studio legale associato. Mia moglie Giuliana, anche lei ex assistente in CAN PRO, mi capisce avendo svolto anche lei la stessa attività, forse sono fortunato da questo punto di vista, ma sono certo che sarebbe stato lo stesso anche nel caso contrario. Contribuisce a portare serenità nella mia carriera, è il mio punto di equilibrio.

Oltre alla tua famiglia, chi è stato determinante per la tua crescita?

Durante l’anno in cui sono stato fermo, la pesona che mi è stata più vicina è stata mio cognato, ex assistente di serie C, Fabrizio Auriemma che insieme a Massimo Costa attuale dirigente al CRA Campania Nicola Cavaccini  e Alberto Ramaglia, mi hanno spronato e convinto a provare da assistente.  Paolo Gregoroni che ha contribuito alla mia crescita di arbitro, ma i primi insegnamenti come assistente li ho ricevuti da Marco Ivaldi  attuale mio designatore che mi ha formato, ma sento di  ringraziare il compianto Stefano Farina,  e  Cristiano Copelli che mi hanno dato grande fiducia nell’anno del mio definitivo passaggio in A. Copelli in particolare,  che da subito ha creduto in me e nelle mie capacità , incoraggiandomi a fare sempre meglio.

Qual è stata l’emozione dell’esordio in Serie A ?

Ho esordito nella stagione 2012/13 durante un Palermo – Parma, è stato un traguardo importantissimo per me ed è stato un modo per ripagare anche la mia famiglia del continuo sostegno e disponibiltà, dimostrando a chi aveva creduto in me le mie qualità.

La differenza nel lavoro dell’arbitro e dell’assistente.

L’assistente fa un lavoro prettamente tecnico, è chiamato a decidere su episodi difficili ma spesso oggettivi e anche decisivi, mentre l’arbitro è chiamato anche ad un ruolo più di gestione dei calciatori. L’arbitro in alcuni casi ha una gestione più discrezionale degli episodi grigi, a noi ci tocca essere netti, l’ offside o c’è o non c’è.  La collaborazione tra questi è fondamentale, l’assistente non deve essere né troppo ingerente né latente, per aiutare al meglio il direttore di gara.

Cosa ne pensi della V.A.R ?

Sono molto favorevole, come anche la stessa AIA, all’utilizzo della tecnologia: al giorno d’oggi viviamo in un mondo sempre più tecnologico, ed è giusto applicarla anche al Calcio. Sarà di grande aiuto riguardo ad errori gravi ed episodi chiari. Sarà importantissima perché gli arbitri sono i primi a voler evitare gli errori, i quali possono aver ripercussioni importanti sul nostro lavoro e la nostra carriera.

Cosa provi quando torni a casa e vedi che hai commesso un errore serio?

“Noi siamo i piu’ dispiaciuti di tutti se abbiamo sbagliato in partita, dopo un inizio di scoramento pero’ lavoriamo sull’errore commesso affinche’ nelle gare successive ciò non accada piu’ e senza farci condizionare per il futuro

Tutti sognano di arrivare in grandi stadi, qual è quello che ti piace di più?

Senza dubbio si prova una fortissima emozione quando si arbitra a San Siro, ho sempre desiderato esserci, fin da quando guardavo le partite dei mondiali del ’90 in TV. Un altro stadio che mi piace molto, insieme all’atmosfera che crea, è il Marassi di Genova.

Il giocatore più difficile da valutare in fuorigioco.

Quest’anno, avendo visto tutte le squadre di Serie A, mi hanno molto impressionato Dzeko e Higuain, che possono sembrare giocatori di poco movimento, ma svolgono un lavoro importantissimo senza palla, galleggiando sempre sul filo del fuorigioco. In assoluto l’argentino è il giocatore più forte che ho visto in A”

Il ruolo del Briefing tra arbitro e assistente, e che differenza c’è tra Assistente numero 1 e 2?

“Il Briefing è cambiato molto in questi anni, vede sempre di più un lavoro attivo degli assistenti che, come l’arbitro, studiano e preparano al meglio la gara, analizzando le due squadre.

Per quanto riguarda l’assistente 1, può sembrar strano, ma è molto diverso dal 2, c’è bisogno di più esperienza,e grande concentrazione, dato che, stando vicino alle panchine, ci sono molti più fattori di distrazione.”

Ed il IV uomo?

“Può sembrare un ruolo marginale, ma non lo è, sono molto più teso quando sono chiamato a farlo perché, come dico sempre, il IV uomo non deve guardare la gara, ci sono già abbastanza persone che lo fanno, ma deve stare attento ad episodi che sono lontani da dove si svolge il gioco, e il più delle volte sono casi imprevedibili”.

Quali sono i tuoi obiettivi?

“Il mio primo obiettivo è far sempre meglio dell’anno precedente, guardando sempre cosa si può migliorare, in questo modo arriveranno sempre i risultati. Ho realizzato 19 presenze stagionali, adesso voglio affermarmi in questa categoria e sognare altri traguardi”.

Luigi Giordano ed Emanuele Ranzo

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