CALAIO’ FA SORRIDERE IL NAPOLI. ORA NON BISOGNA MOLLARE
Probabilmente nemmeno nei suoi sogni Calaiò avrebbe immaginato una giornata così. E pensare che non doveva giocare. Solo l'epidemia di attaccanti ha permesso a Emanuele di scendere in campo da titolare a distanza di sei mesi dall'ultima volta. Non una brillante intuizione, quindi. Fosse stato per Reja, Calaiò si sarebbe accomodato in panchina per lasciare posto alla coppia Sosa- Lavezzi, ma questa volta il fato ci ha messo lo zampino, dando una mano al bomber della promozione. Il problema del Napoli è che non è il fato l'allenatore, non può fare la formazione tutte le settimane e quindi la riflessione è d'obbligo.Soprattutto dopo aver visto un Sosa in stile gatto di marmo e un Calaiò in palla che, oltre ai gol, ha offerto qualità, dinamismo e si è sacrificato giocando una partita a tutto campo. Se la riflessione è d'obbligo, la domanda nasce di conseguenza: cosa ha visto il tecnico durante la settimana? Questa è la dimostrazione che vi è un pregiudizio di fondo verso alcuni giocatori e bisognerebbe capirne il motivo dato che sono un patrimonio della società oltre che un importante risorsa per la squadra e oggi se n'è avuta la dimostrazione.
Così come si è avuta per l'ennesima volta la stessa sensazione provata in altre occasioni quest'anno, una sorta di deja vu. Che cosa? La sensazione di superiorità della squadra ma la mancanza di un supporto tecnico- tattico in grado di far esprimere al meglio questi ragazzi, di evidenziarne e sfruttarne le grandissime qualità. Prendete il caso di Mannini. E' stato il più pericoloso, probabilmente il migliore in campo; ha cantato e portato la croce. Ed è proprio questo il punto. Giocasse venti metri più avanti sarebbe una spina nel fianco per le difese avversarie e non si sfiancherebbe in inutili ripiegamenti sulla linea dei terzini. Non è il suo compito, quello spetta ai difensori, non agli attaccanti. Il Livorno di oggi era nettamente inferiore rispetto al Napoli eppure si è corso il rischio, come già capitato in passato, di non portare a casa l'intera posta in palio. Purtroppo, per vincere le partite, non basta la qualità dei singoli giocatori ma sono ancora più importanti l'organizzazione e la mentalità vincente e il Napoli, dispiace dirlo, non ha ne l'una ne l'altra. Questa squadra rispecchia i limiti del suo tecnico. Non è accanimento ma la semplice constatazione dei fatti. Anche oggi, dopo il vantaggio, ci si è chiusi a riccio e, come sempre, è arrivato il pareggio avversario. Errore del singolo, verissimo, ma in precedenza vi erano state un paio di avvisaglie che avevano fatto scricchiolare la difesa.
Bisogna mantenere i piedi ben piantati al suolo, che questa vittoria non cambia nulla nei piani futuri: il Napoli deve vivere alla giornata e pensare solo ed esclusivamente a salvarsi prima possibile, che di più non può chiedere a questo campionato. Di questa giornata restano tre importantissimi punti, il recupero di Calaiò e la consapevolezza che vi saranno ancora giornate buie e improvvise schiarite da qui alla fine. Che sia chiaro a tutti, dai tifosi ai dirigenti.