CALA IL SIPARIO SU MAREK HAMSIK

Il Napoli ha scommesso tutto su Hamsik. Investitura da capitano, da leader. Una bandiera da sventolare sui campi d’Europa e del mondo, il simbolo della rinascita. Purtroppo la realtà e una. Marek ha fallito.

hamsik eleIL MAREK CHE FU – C’era una volta Marek Hamsik, ragazzino sfrontato che giocava con la classe e l’eleganza del veterano. Tanto impegno e dedizione che, spesso, determinava le partite sempre con il guizzo felino del campione. Una gioia vederlo giocare tanto che i paragoni illustri si sprecavano. Chi lo vedeva simile a Lampard, chi a Gerrard, chi, addirittura parlava di pallone d’oro. Intanto Marek, facilitato anche dagli spazi creati da Lavezzi prima e Cavani poi, risultava uno dei marcatori più continui e precisi della Serie A, cosa non proprio frequente tra i suoi compagni di ruolo: i centrocampisti.

INQUADRAMENTO TATTICO – E già qui sorge il primo dubbio relativo a questo giocatore: è un centrocampista, un trequartista o addirittura una punta? Beh del centrocampista non ha la qualità di interdire e di sacrificarsi nel recupero palla ma preferisce partire da dietro per inserirsi poi nella fase terminale del gioco, dell’attaccante ha sicuramente la capacità di calciare e di centrare la porta ma non ama essere marcato perchè, quasi mai, riesce a superare l’uomo nello stretto. Allora il suo ruolo potrebbe essere il centrocampista avanzato, la mezzala o il trequartista in grado di raccordare il centrocampo con l’attacco ma pecca in fantasia e continuità. Insomma un calciatore che ha nelle corde un solo ruolo la dice già lunga sulla capacità di essere un giocatore determinante.

PERSONALITA’ – Se a questo ci uniamo una personalità soltanto ostentata ma mai posseduta dallo slovacco ci accorgiamo che il suo periodo di crisi attuale ha delle radici profonde sulla valutazione piuttosto benevola della stampa e della tifoseria nei suoi confronti. E’ un ricordo ancora vivido quel faccia a faccia a San Siro contro Gattuso dove il capitano abbassò la cresta senza colpo ferire. Per carità sulla sua correttezza e professionalità e sul suo attaccamento ai colori azzurri nessuno abbia da obiettare! Un solo ammiccamento verso i colori rossoneri quando Raiola cercò di strapparlo a De Laurentiis per portarlo a Milano. E questa è l’unica trattativa reale, confermata dallo stesso Marek alla Pravda che poi non andò più in porto perchè De Laurentiis, così come i tifosi azzurri sono molto legati a questo giovanotto dall’area pulita ma sappiamo che le offerte serie sarebbero state prese in considerazione come nel caso di Lavezzi prima e Cavani poi. Quindi se un’offerta irrinunciabile per Marek non è mai arrivata, qualche motivo deve pur esserci…

SCOMMESSA DI QUEST’ANNO – veniamo alla stretta attualità, da quando è arrivato Benitez ,quel giocatore cui è sempre mancata la continuità per diventare un fenomeno è diventato dapprima un giocatore normale e poi quasi un peso per questa squadra. L’anno scorso c’era la scusa dell’infortunio ma ora non ci sono più motivi per giustificare le prestazioni deludenti che hanno e stanno inficiando sui piazzamenti e le prestazioni del Napoli. Diciamolo chiaramente, lo scorso anno è praticamente mancato il suo apporto che ha influito nel piazzamento finale della squadra. Perchè mentre non si poteva chiedere di più a Higuain, Callejon, Insigne e Mertens, del “tenore” nemmeno un acuto se non nella prima parte della stagione. Il Napoli non ha potuto contare sui suoi gol e sulle sue prestazioni e nemmeno su quelle del suo sostituto Pandev. Quest’anno ci si aspettava un ritorno del capitano. Già, perchè Benitez, ascoltando le lamentele del presidente dirette un po’ a Mazzarri ed un po’ a lui su come bisogna coccolare i calciatori per farli rendere al meglio, gli ha dato i gradi di capitano, di leader. La bandiera da sventolare sui campi di Italia e d’Europa che, invece, rifiutando a parole e con i fatti di assolvere a tale ruolo sta diventando ancora una volta un peso per questa squadra. Un fardello difficile da sostenere, non a caso è l’uomo più sostituito e, come è successo ieri, la sua uscita di scena è coincisa con la rimonta azzurra.

ALIBI DEL MODULO – E non si dica che le colpe sono del ruolo che gli ha ritagliato Benitez. Un tenore che sia del livello di Pavarotti, Carreras e Domingo può cantare con la stessa efficacia dalle Terme di Caracalla di Roma, all’Opera di Parigi oppure al Metropolitan Opera House di New York. Così come può interpretare addirittura Figaro, unico protagonista lirico maschile con estensione di voce baritono e non tenore. Purtroppo la realtà è un’altra, il tenore sta steccando da diverse esibizioni. Ora spetta a lui la prova dal dentro o fuori: alzare la cresta o giù il sipario….. Intanto ieri sono arrivati, inesorabili, i fischi anche al San Paolo.

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