ANDREA COCO: “BENITEZ, CHE TECNICO! NAPOLI FAVORITO, MA CON ZEMAN MATCH APERTO”
Contattato in esclusiva da Pianetanapoli, l’ex storico radiocronista sardo della RAI ci ha parlato della sfida tra gli azzurri e il Cagliari e del nuovo corso intrapreso dai rossoblu, tanto in panchina quanto a livello societario
Al fischio d’inizio di Napoli-Cagliari mancano cinque giorni. Tra un pensiero dedicato ai Nazionali, sopratutto a chi ha rischiato di rimetterci le penne (Mertens), uno rivolto a chi dovrà percorrere un lungo cammino di recupero (Insigne) ed eventi poco lieti (la scomparsa della madre di Aurelio De Laurentiis), in questi giorni dei rossoblu se n’è discusso pochino. E proprio in merito alla sfida di domenica pomeriggio, Pianetanapoli ha intervistato in esclusiva Andrea Coco, ex storica voce di Tutto il calcio minuto per minuto dalla Sardegna. Con lui abbiamo parlato del match del San Paolo, ma anche e soprattutto del collettivo guidato da Zdenek Zeman e del fondamentale passaggio di mano societario tra Massimo Cellino e Tommaso Giulini. E non sono mancate alcune chicche sulla sua carriera di radiocronista.
Buongiorno Coco! In questa stagione il Cagliari ha avuto un inizio difficile per poi riprendersi lentamente, come giudica la prima parte di annata dei sardi?
“Beh, ovviamente è sotto gli occhi di tutti l’andamento altalenante dei rossoblu, con un’alternanza di risultati buoni e altri meno buoni. Questo, però, per quanto concerne, appunto, i risultati. Non ho visto l’ultima partita (col Genoa, ndr) ma mi hanno detto che non è stata nulla di eccezionale. Tuttavia ho guardato le altre, e devo dire che il gioco invece mi è sembrato buono: il classico gioco delle squadre di Zeman votate più all’attacco che alla difesa, con il quale inevitabilmente si finisce per prendere goal, ma per fortuna di goal se ne fanno anche“.
Quindi si può dire che lei giudica tutto sommato positivo il lavoro svolto fin qui da Zeman.
“Non proprio, diciamo che va valutato appieno. A mio parere certi automatismi non sono molto chiari, in particolar modo in attacco, ove ho notato che dalle fasce si continua a crossare per delle torri che il Cagliari non ha. Una volta Zeman ha affermato ‘Io non ho mai detto ai miei giocatori di fare i cross’, sebbene i suoi ragazzi seguitino a metterla in mezzo. E in effetti il tecnico boemo predica un altro tipo di gioco, basato più che altro sul fraseggio, sui passaggi, sullo smarcamento, sul dribbling, cosa che non tutti sanno o riescono a fare. Prima di dare valutazione definitiva su Zeman, dunque, aspetterei ancora un po’. Se proprio dovessi assegnare un voto al suo lavoro, gli darei un 6-“.
Qual è il giocatore del Cagliari ad averla impressionata di più in questo primo scorcio di stagione e quale invece quello che l’ha delusa maggiormente?
“In primis mi ha impressionato favorevolmente Crisetig, ma sono rimasto colpito positivamente anche da Caio Rangel e Farias per quel poco che li ho visti in campo. Anzi, ancor più che da loro, soprattutto da Donsah. In parole povere, da tutti quei giovani scovati da Zeman che per me erano emeriti sconosciuti, o quasi. Chi invece rimane oggetto misterioso è Longo, il quale potrebbe avere l’occasione di scendere in campo proprio col Napoli, viste le assenze in attacco. Mi è piaciuta molto anche la crescita di Avelar: prima era finito in panchina, adesso invece sta trovando i suoi spazi facendo molto bene“.
Prima dell’inizio di questa stagione, a Cagliari ha tenuto banco soprattutto lo storico cambio al vertice: Cellino ha lasciato il posto a Giulini. Come le sembra il nuovo presidente?
“Lo giudico in maniera nettamente positiva per quel che ha fatto e per come si sta comportando. Mi pare un gran signore, ha delegato i compiti societari più delicati a persone capaci e di valore. Chiaramente dovrà crescere in un mondo che non conosce, anche se mi sembra si stia muovendo abbastanza bene, a piccoli passi. E’ una persona che non ama mettersi troppo in mostra e non fa troppi proclami, preferendo agire nell’ombra e fare i fatti, a differenza del suo predecessore“.
Ecco, a tal proposito: volendo dare un giudizio complessivo sui ventidue anni dell’era Cellino, quale sarebbe secondo lei?
“Assolutamente positivo, perché comunque in questi anni è riuscito a mantenere il Cagliari quasi sempre in Serie A, con poche scivolate in B. Il tutto tenendo in ordine i conti della società, il che non è semplice. I maligni sostengono che si sia arricchito più lui con la squadra che non suo padre con il grano… A parte questo, tuttavia, è stato importante per la città e per i tifosi l’aver conservato il massimo campionato nella maggior parte delle stagioni, anche se quasi tutti gli anni ha dovuto lottare per la salvezza“.
A parte nel ’93, quando il Cagliari arrivò in Coppa UEFA, e nel ’94 quando raggiunse la semifinale europea persa con l’Inter.
“Beh, lì sicuramente si perse una grande occasione, ma forse nemmeno lui si aspettava di arrivare fino a tanto. Tuttavia quella semifinale di Coppa UEFA fu merito anche di chi l’aveva preceduto, ossia degli Orrù, che presero Ranieri quando i rossoblu erano ancora in C e poi puntarono su Carletto Mazzone. E molti di quei giocatori Cellino se li ritrovò già in casa“.
Parliamo invece del Napoli. Da un punto di vista esterno, che ne pensa dei risultati ottenuti dalla squadra di Rafa Benitez in questo primo scorcio di stagione?
“Rispetto al Cagliari, il Napoli ha ben altre ambizioni. Anche nel caso degli azzurri, però, occorre parlare di altalena, perché pure il Napoli ha vissuto finora situazioni incredibili, con vittorie e sconfitte ugualmente inaspettate. Le battute d’arresto, in particolare, hanno lasciato perplessi un po’ tutti. E come per i sardi, anche per i partenopei occorre che si perfezioni il gioco, il quale deve ‘quagliare’ meglio; d’altra parte il Napoli ha dovuto fare i conti con delle cessioni importanti. Ora però mi sembra che gli azzurri stiano ritrovando la loro fisionomia, la loro consapevolezza di essere una grande squadra e di dover lottare sempre fino al 90′ e oltre per ottenere i tre punti in palio. Una cosa che adesso al Napoli sta riuscendo, e difatti sta risalendo in classifica; e ciò non può che far piacere ai tifosi napoletani“.
Come giudica invece Benitez, sia come allenatore che come uomo?
“Benitez è un personaggio unico. Spesso il suo gioco viene criticato e non è capito né dai tifosi né da noi giornalisti. Ciò nonostante, direi che il tecnico spagnolo non si può discutere: è un signor allenatore, e certamente non lo scopriamo oggi, poiché ha già dato tanto al calcio in passato e di sicuro continuerà a darlo. Spero per lui che possa risollevare le sorti del Napoli, anche perché lo scorso anno ha fatto un campionato di tutto rispetto e dunque non vedo perché non debba ripetersi in questa stagione, sia pure con qualche calciatore diverso“.
Lei è stato voce di Tutto il calcio minuto per minuto, trasmissione in cui ha raccontato le vicende del Cagliari fino al suo pensionamento nel 2013. Ma in RAI si è occupato anche di altre discipline, in primis di scherma della quale è stato prima voce. Quali sono stati, a suo dire, i momenti più memorabili della carriera da radiocronista e quali invece i meno ricordevoli?
“Tra i momenti più belli ricordo quando nel 1988-89, dopo aver sostenuto un provino a Roma in via del Babuino, mi fu detto che sarei stato voce per la Formula 1: fu una cosa meravigliosa per me. Ho fatto due anni e mezzo in Formula 1, dopodiché sono stato costretto a interrompere per motivi personali. Ho proseguito col motociclismo per poi dedicarmi, appunto, alla scherma. E lì ho vissuto tantissime soddisfazioni: i successi di Barcellona ’92, la prima medaglia d’oro olimpica di Valentina Vezzali a Sidney 2000, dopo l’argento ottenuto quattro anni prima ad Atlanta. Ricordo anche l’incredibile finale di sciabola a Lipsia tra Gigi Tarantino e il russo Pozdnjakov (nel 2005, finale a squadre persa dall’Italia, ndr). Ho anche commentato gare di nuoto. Dunque, di momenti belli ne ho avuti tanti da cronista. Quello meno bello, forse, è stato proprio… la fine! Andare in pensione da una parte è piacevole, dall’altra è brutto. Ricordo la mia ultima radiocronaca, Cagliari-Lazio (19 maggio 2013, ndr) a Trieste, campo neutro per le note vicende relative ai problemi di Is Arenas“.
Napoli-Cagliari: a suo avviso che partita sarà e come verrà giocata? Qual è il suo pronostico?
“Ovviamente è semplice dire chi è maggiormente favorito, ossia il Napoli, che a mio parere resta una grande squadra e deve lottare per le prime posizioni in classifica, senza pensare al quinto o quarto posto visto che ha le potenzialità per salire. Eppure Zeman, il solito Zeman, lo conosciamo tutti: il suo Cagliari giocherà a viso aperto, non farà barricate. Pertanto credo che si possa assistere, ancora una volta, a una bella partita, sia da una parte che dall’altra, con un risultato che può essere dallo 0-0 al 5-5, o al 5-0 per il Napoli. Ma non nego possa esserci anche un successo esterno dei rossoblu, magari uno 0-1 o 0-2, anche se esiti del genere sono meno probabili rispetto a un pari o a una vittoria degli azzurri“.
Secondo lei dove può arrivare questo Cagliari? E, soprattutto, quali sono gli obiettivi del Napoli?
“Credo che i rossoblù possano salvarsi con qualche settimana d’anticipo, non di più: dovranno lottare fino alla fine come tutti gli anni per la permanenza in Serie A. Una serena posizione a metà classifica sarebbe molto bella per Giulini, affinché possa avere una soddisfazione nel suo primo anno da presidente, ma in tal senso la vedo dura. La squadra deve crescere: ci sono moltissimi giovani già bravi, altri invece hanno bisogno ancora di fare esperienza nel massimo campionato, di giocare insieme e assimilare gli schemi del tecnico, e per queste cose occorre molto tempo. Quanto al Napoli, ritengo che Benitez e i suoi possano tranquillamente aspirare a una delle prime tre posizioni, a salire dunque sul podio“.