ALLA SCOPERTA DEL CHIETI
La gloria del finale dello scorso torneo, all’insegna dei risultati che ne
avevano illuso la tifoseria ed un calcio spettacolo paradossalmente
all’insegna della concretezza targato Dino Pagliari, sembra essere solamente
un ricordo per il Chieti, guidato quest’anno in panchina da Ettore Donati.
Tanti fattori hanno inciso sul ridimensionamento societario, non ultimo le
vicissitudini legate al calcioscommesse che hanno portato all’addio di
Gianni Califano, ex centravanti del Savoia di Moxedano e macchina da gol
neroverde la scorsa stagione.
Programmi modesti quelli teatini, tesi alla valorizzazione di qualche
giovane interessante ed al raggiungimento dell’obiettivo-salvezza, da
conseguire possibilmente senza penare più di tanto. E a dire che, vista la
classifica, le cose vanno benone: 9 punti come il Napoli, posizione di
centroclassifica più che dignitosa, a dispetto del modesto tasso tecnico che
caratterizza l’organico.
Sarà contento Ettore Donati, toscanaccio di ferro, sanguigno 49enne che
predica un calcio che, rispetto a quello di Pagliari, ha in comune solamente
la concretezza. 4-5-1 il modulo di gioco preferito, con una consistente mole
di sacrifici richiesta ad elementi spiccatamente offensivi schierati in
ruoli apparentemente non del tutto adatti alle loro caratteristiche. Tacchi,
ad esempio. Schierato in passato all’altezza del reparto avanzato, è stato
proposto da Donati come esterno sinistro in un centrocampo a cinque.
Discorso analogo per Donato Terrevoli, impiegato sul versante opposto. Il
perché? Semplice. Con la torre Guariniello (scuola Parma) al centro
dell’attacco a far reparto da solo, occorre qualcuno che crossi in maniera
adeguata per cogliere una sua inzuccata vincente o una spizzicata che possa
consentire qualche inserimento dalle retrovie. Alla fase difensiva ci
pensano gli esterni bassi (Sanna e Lacrimini), nell’ambito di una
retroguardia a quattro che mira a mantenersi piuttosto bloccata per evitare
spifferi.
Il jolly a disposizione di Donati si chiama Fabio Di Vito, classe 1979, uno
di quelli che possono decidere la gara in qualsiasi momento. Messosi in
evidenza la scorsa stagione con la maglia della Cavese, dove la società
neroverde l’ha mandato per due stagioni consecutive a farsi le ossa, può
giocare indifferentemente in attacco o nella posizione di esterno destro di
centrocampo. Un jolly, il classico uomo degli ultimi venti minuti. Domenica
scorsa l’ha dimostrato in pieno, siglando il 3-2 che ha consegnato il
successo al Chieti nel derby contro il Teramo. Da tenere d’occhio.