A TESTA BASSA

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Non fate come me. Il monito arriva da un Cristiano Doni remissivo come mai prima, che in un’intervista alla Gazzetta ha confessato tutti i suoi peccati, ammettendo di essere pentito e di vergognarsi per gli errori commessi. Bella forza, diremmo noi: l’uomo può sbagliare e va perdonato, ma se sbaglia per dieci anni, come prassi consolidata e non come episodio isolato, allora parlare di errore è un attimino riduttivo. 

Dal sacco che ha vuotato Doni sono venuti fuori anni di imbrogli, partite che risalgono ad un decennio fa e finite nel dimenticatoio soltanto per mancanza di prove. Da quel sacco è sbucata – ma guarda un po’ – anche quell’Atalanta-Pistoiese del 2000, pietra dello scandalo di un processo che vide imputato lo stesso Doni, assolto e da quel momento fiero sbandieratore di un’innocenza posticcia, falsa come l’esultanza che metteva in scena ad ogni gol segnato. Quella mano sotto al mento ha fatto storia, dietro c’era tutto l’orgoglio di un uomo che si professava vittima di un errore giudiziario che abbiamo poi scoperto non essere poi tanto ‘erroneo’. Per inciso lui continua a sostenere di non essere coinvolto in quell’episodio, pur essendone a conoscenza, ma a questo punto viene molto difficile credergli. “Continuo a ripetermi che sono stato uno stupido a tradire la fiducia dei miei tifosi”. Questa l’ammenda fatta da Doni, ma è un mea culpa che non convince: non sei uno stupido se per anni trucchi le partite a discapito di chi ti idolatra e ti prende come un modello di vita, sei un furbetto e sei anche parecchio ipocrita. E non basta certo qualche lacrima di coccodrillo per lavare una faccia così sporca. 

Un ultimo pensiero va a quei bergamaschi (non pochi) che qualche mese fa sbandieravano l’innocenza del proprio capitano contrapponendo la loro integrità con “i camorristi che ci sono a bordo campo a Napoli”. In particolare a quel faccione beota che fieramente dissertava di giustizia alla tv, perché è bello pensare la vergogna che starà provando in questo momento nel leggere una simile quantità di sputanamiento. Il pensiero va a loro, ma il monito va a noi. Lasciamo perdere il becero senso di rivalsa, non ripaghiamoli con la loro stessa moneta razzista. Sarebbe facile adesso dire che i bergamaschi sono tutti imbroglioni, così come è facile dire che i napoletani sono tutti camorristi. Saremmo semplicemente tutti stupidi (noi sì), da Nord a Sud, senza distinzioni geopolitiche. E su questo sì che potete scommetterci.

 

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