VIETATE GLI SPINELLI!
Ci risiamo. La (meritatissima) retrocessione di due anni fa aveva tolto visibilità ed importanza ad uno dei personaggi più scellerati del pallone nostrano, uno che più che di calcio avrebbe bisogno di tanti calci ben assestati, da parte di chi ha la sfortuna di imbattersi nei suoi progetti balzani. Per chi non l’avesse ancora capito stiamo parlando del pittoresco presidente del Livorno, Aldo Spinelli, uno che se sale agli onori della cronaca è raro che lo faccia per meriti che non siano una promozione dalla B. Anzi, in genere il motivo è sempre lo stesso, visto che continua a “mangiare” allenatori come se fossero caramelle. Decisione più che legittima, per carità. Ogni presidente che si rispetti, essendo colui che tira fuori la grana, ha tutto il diritto di prendere provvedimenti drastici se la propria squadra va male. I soldi sono i suoi e ognuno li butta via come gli pare.
In questo caso però c’è più di qualcosa da eccepire, vista la dinamica dell’esonero in questione. Probabilmente l’unico errore vero compiuto dal malcapitato Ruotolo è stato quello di accettare un progetto così sconclusionato senza proferire parola. Certo, per un debuttante senza neppure il patentino deve essere occasione succosa cimentarsi in massima serie come esperienza di esordio, ma basta un minimo di lungimiranza per capire che se mal ponderata questa scelta può rivelarsi un pericolosissimo boomerang, che può bruciarti la carriera sulla linea di partenza. È anche vero, poveraccio, che lui la firma sul contratto l’ha messa prima di assistere inerme al disastro fatto da Spinelli in fase di mercato. Immobilismo pressoché totale e una campagna acquisti fatta solo di rinnovi di comproprietà per confermare in blocco la formazione dello scorso anno. Serie B, non Coppa dei Campioni. Come pessimo condimento la stucchevole telenovela Lucarelli, uno che poteva fare il salvatore della patria qualche anno fa, quando non aveva ancora né la pancia piena (in tutti i sensi) né le 34 primavere attuali. Acquisti veri: Pieri e Vitale, calciatori onestissimi ma che non fanno la differenza neppure nelle serie inferiori. Poi, dulcis in fundo, la cessione del pezzo da novanta, l’unico in grado di dare un tocco di imprevedibilità alla squadra. Diamanti, fantasista di livello superiore, è stato sostituito da Mozart, niente più che un mediano in fase calante. La ciliegina è il bidone Rivas, uno che l’Inter avrebbe regalato anche a una squadra del Lussemburgo pur di liberarsene e nel Livorno riesce addirittura a giocare titolare. Giusto per rendere l’idea della qualità complessiva dell’undici toscano.
Un simile excursus serve solo a far capire i motivi del fallimento del Livorno, tre punti in otto gare. Un flop ascrivibile solo in minima parte all’allenatore, che per vincere può inventare qualche trucchetto astuto ma non può certo eliminare gli avversari con le bombe, che sarebbe l’unico modo possibile per racimolare qualche punticino. Perché se si spera che questo Livorno vinca grazie alle proprie forze Spinelli può anche aspettare in eterno, o almeno fino a che non rinforzerà la rosa con elementi adatti alla categoria. Lo sciu Aldo può cacciare tutti gli allenatori che vuole, le cose non cambieranno mai fino a quando non capirà che il primo ad essere mandato a casa dovrebbe essere lui.