Ti amo campionato! Quattro regine a caccia di un sogno chiamato scudetto
Francamente, e non per essere faziosi, era diventata una noia questa serie A. Il dominio incontrastato della Juventus negli ultimi quattro anni, conditi da record su record stracciati e riscritti, aveva relegato le altre “big” del campionato a competitors destinati a giocare e scontrarsi al massimo per la seconda posizione. L’estate 2015 ha avuto però uno straordinario effetto rigeneratore, con una Juve certamente indebolita dalle pesanti cessioni di Pirlo, Vidal e Tevez, veri ed insostituibili trascinatori dei bianconeri in questi anni, ed il rafforzamento di rivali che nelle ultime stagioni non erano state in grado di fare la voce grossa al cospetto dello strapotere zebrato. Fiorentina, Inter, Roma e Napoli, le regine del campionato 2015/2016, tutte racchiuse in appena due punti dopo 12 giornate, che dall’ultima sessione di calciomercato, tra allenatori e calciatori, hanno trovato l’alchimia giusta per inseguire il sogno tricolore. Squadra per squadra, andiamo ad analizzare quanto questo primo scorcio di stagione ha evidenziato.
FIORENTINA – Impossibile non partire dalla formazione di Paulo Sousa, che proprio nel tecnico portoghese ha trovato l’uomo capace di mandare in delirio una città che per tanto tempo ha visto la propria squadra galleggiare costantemente tra il terzo e il sesto posto, senza mai dare l’impressione di poter realmente competere per uno scudetto che a Firenze aspettano dalla stagione 1968-1969. L’ex
Basilea ha portato con sé un calcio totale, basato su un possesso palla mai banale e la spia “accelerazione” costantemente attiva. I viola guidano la classifica con 24 punti, frutto di 9 vittorie (prima in assoluto in questa graduatoria) e 3 sconfitte, con 24 gol fatti e 9 subiti. Il rendimento casalingo parla di 5 successi ed una sconfitta, peraltro immeritata, contro la Roma, mentre in trasferta gli uomini di Sousa hanno trionfato 4 volte cadendo solo sui campi di Torino e Napoli. Una squadra, quindi, con una notevole impronta di gioco, che sostanzialmente non si modifica a seconda del fatto che si giochi al Franchi o lontano dalle mura amiche; anzi, la vittoria più bella e convincente di questa stagione è stata ottenuta proprio in trasferta, con un sonoro 1-4 rifilato all’Inter di scena a San Siro. Se il punto di forza della Fiorentina è certamente riscontrabile nella capacità di effettuare un possesso palla a velocità decisamente sostenuta, che porta poi ad accelerazioni e verticalizzazioni fulminee e spesso non controllabili dagli avversari, il lato debole può essere trovato nella “tendenza” alle sconfitte, già 5 in 16 uscite ufficiali tra campionato ed Europa League. Di contro c’è da dire che nessun incontro dei viola ha mai visto il pareggio come esito finale; insomma, nel bene o nel male, lo spettacolo quest’anno è sempre garantito.
INTER- Appaiata alla Fiorentina, ma svantaggiata in virtù dello scontro diretto sopracitato, c’è l’Inter di Roberto Mancini, una squadra che sta letteralmente spaccando l’opinione pubblica nazionale. Tra i “vince ma gioca male” e i “gioca male ma vince” l’Italia pallonara si esprime sulle reali possibilità di vittoria dei nerazzurri, che in ogni caso, come ha ricordato il tecnico del Napoli Maurizio Sarri nella sua ultima conferenza stampa : “non può essere arrivata in testa alla classifica dopo 12 giornate senza avere determinate qualità”. In effetti l’Inter ha dimostrato in questo primo scorcio di campionato di non essere affatto quella squadra che insegue la vittoria attraverso un calcio armonioso, non consono alla formazione di Mancini proprio per caratteristiche strutturali, avendo il tecnico di Jesi imperniato il proprio gioco su un centrocampo tutto muscolare formato da Medel, Felipe Melo e il colpo Geoffrey Kondogbia; il fatto che tutte le vittorie siano arrivate con il minimo scarto è sintomo di quanto detto fin’ora. 8 successi, 3 pareggi ed una sconfitta il bottino dei nerazzurri, con appena 12 gol fatti in altrettante uscite e 7 subiti. Con 4 vittorie e 2 pareggi conquistati lontani da San Siro gli uomini di Mancini si piazzano al primo posto di questa speciale graduatoria, mentre in casa il bottino parla di 4 vittorie, 1 pareggio ed una sconfitta. Ciò che certamente impressiona dell’Inter è la straordinaria capacità di raccogliere il massimo risultato con uno sforzo che dire minimo potrebbe sembrare quasi un eufemismo: 7 delle 8 vittorie sono arrivate con il risultato di 1-0 a favore dei nerazzurri, che hanno mostrato spietata cinicità nel capitalizzare le poche palle gol create ed una formidabile compattezza difensiva, con un Handanovic più volte superlativo e vero mattatore di questo inizio stagione. Il punto debole? La poca prolificità dell’attacco (peggio hanno fatto solo le ultime cinque della classe) ed una vittoria da raggiungere sempre adattandosi all’avversario di turno senza mai potersi imporre; cosa che, fino a questo momento, è riuscita piuttosto bene. Durerà?
ROMA- Un passo dietro il duo di coppia ecco la Roma di Rudi Garcia, considerata ai nastri di partenza la vera favorita per la vittoria dello scudetto. Anche quest’anno un mercato scoppiettante per la squadra capitolina, che ha registrato l’arrivo della coppia d’oro Salah-Dzeko, fantastici componenti di uno stratosferico attacco insieme all’ivoriano Gervinho. Non a caso i giallorossi guardano tutti dall’alto per quanto riguarda le reti messe a segno, ben 27, a fronte dei 13 gol subiti; numeri che hanno portato gli uomini di Garcia a conquistare 8 vittorie e 2 pareggi, mentre i due capitomboli sono arrivati in trasferta, a Marassi contro la Samp e nel big match del Meazza contro l’Inter. Se il rendimento lontano dall’Olimpico può risultare altalenante, quando la Roma gioca in casa diventa una vera macchina da guerra, potendo vantare una media appena inferiore delle tre reti messe a segno a partita tra le mura amiche. L’attacco, quindi, è il vero punto di forza di questa squadra, ma per Garcia non son proprio tutte rose e fiori : i 13 gol subiti in 12 uscite di campionato agiteranno certamente il sonno del tecnico francese, con una proiezione a fine campionato che supera i 40 per quanto riguarda reti incassate, decisamente troppe se le ambizioni sono quelle tricolori. Ma non solo, perché anche nelle precedenti due stagioni i giallorossi avevano fatto fuoco e fiamme nel girone di andata, salvo poi invertire nettamente la tendenza da gennaio in poi. Insomma, gli scongiuri dei tifosi sono già pronti…
NAPOLI – Staccato di due lunghezze dalla tanto agognata prima piazza c’è il Napoli, rivoltato letteralmente come un calzino per filosofia di calcio, organizzazione tattica e modulo di gioco. Dopo la partenza ad handicap, il tecnico partenopeo Maurizio Sarri ha trovato la quadratura del cerchio con l’ormai intoccabile 4-3-3, mettendo in mostra su grande scala le qualità già fatte vedere alla guida dell’Empoli nella passata stagione, la sua prima in Serie A. Gli azzurri giocano un calcio brillante ed efficace, costantemente improntato alla ricerca degli spazi da raggiungere tramite triangolazioni continue e verticalizzazioni improvvise. Se Higuain è certamente l’uomo-copertina di questa squadra, è proprio la coralità il punto di forza del Napoli: tutti fanno la propria parte e tutti, in questo momento, sembrano indispensabili. L’equilibrio raggiunto quest’anno e mai nemmeno sfiorato nelle passate due stagioni ha reso la difesa partenopea un bunker, scalfito appena 3 volte nelle ultime 13 uscite ufficiali tra Serie A ed Europa League. Complessivamente gli azzurri hanno conquistato in campionato 7 vittorie, 4 pareggi ed una sconfitta, alla prima giornata contro il Sassuolo, rimasta l’unica macchia, fin qui, di questa stagione. Un rendimento infernale al San Paolo per gli uomini di Sarri, capaci di portare a casa 5 vittorie ed un pareggio tra le mura amiche, a cui fanno da contraltare talune difficoltà palesate in trasferta, in particolare nella fase iniziale del campionato, con 2 vittorie, 3 pareggi ed una sconfitta lontano da Fuorigrotta; 22 gol fatti e appena 8 subiti rendono perfettamente l’idea di ciò che di buono questa squadra stia facendo. La forza degli azzurri sta certamente nel saper imporre in ogni situazione le idee di gioco richieste da Sarri, nella capacità di dover obbligare sempre l’avversario a prendere le contromisure e di non trovarsi (quasi) mai nella situazione opposta. Ciò che preoccupa, semmai, è la tenuta fisica della squadra : in campionato specialmente l’undici iniziale è sempre lo stesso, se si fa eccezione per qualche fisiologica ma comunque poco frequente modifica, ed il dispendio energetico, soprattutto nervoso, che il tipo di gioco impostato da Sarri comporta potrebbe alla lunga risultare deleterio se il tecnico non riuscirà ad inserire gradualmente anche altri elementi della rosa che, in ogni caso, non pare essere completa per poter affrontare un logorante cammino ai vertici di tutte le competizioni stagionali. Al presidente De Laurentiis l’onere di metter mano al portafogli nella sessione invernale di calciomercato e consegnare a Sarri gli uomini giusti per puntare a quel tricolore che all’ombra del Vesuvio manca dal maggio del 1990.