UN SILENZIO CHE SA DI ADDIO

Come mai prima d’ora Il Grande Saggio ha terminato la pazienza. Mai , da quando siede sulla panchina del Napoli , si è visto un Rafa Benitez talmente contrariato , quasi rassegnato di fronte l’ennesima prova di maturità buttata al vento dai suoi uomini su un campo ostico , ma non certo imbattibile , come quello di Torino. Lo show del tecnico madridista nel post partita ha alimentato tante polemiche : inopportuno per molti , laddove non si può non sottolineare le colpe dello stesso allenatore nelle scelte di formazione iniziali. Sacrosanto per altri , che ritengono l’atteggiamento di Rafa il fedele ritratto di una resa definitiva di fronte ad una squadra caratterialmente incapace di lottare per i primissimi posti della classifica. In questa bagarre non ci è dato sapere chi abbia ragione e chi torto. Sicuramente lo sfogo silente di Benitez si sarebbe potuto evitare , in particolar modo se le motivazioni poste alla base reggono poco. L’arbitraggio di ieri non è stato dei migliori , ma non può essere definito come fondamentale ai fini del risultato finale. Il Napoli ieri ha perso , oltre che per la scelta di alcuni uomini che da troppe partite ormai non riescono più a dare quell’apporto decisivo per rincorrere il secondo posto ( e su tutti spiccano il solito Hamsik ma anche Callejon , inspiegabilmente ancora in campo in un luogo di un ficcante Gabbiadini) , soprattutto per quelle strategie di mercato che da anni ormai condizionano la crescita del club. Al termine della scorsa estate , Benitez non era contento per il mercato portato avanti dalla società. A gran voce , invocava l’arrivo di un centrale , ma soprattutto di un mediano differente da quelli in rosa , grazie ai quali poter dare maggiore brillantezza alle proprie idee tattiche. Specialmente se quel Napoli aveva appena ceduto uno dei suoi pilastri difensivi ( Fernandez) ed era orfano di calciatori importanti e di lunga militanza come Dzemaili e Behrami. Il resto è storia nota. Le prime scelte di Benitez non sono mai arrivate , alle falde del Vesuvio sono arrivati onesti mestieranti ed il buon Rafa ha deciso di non ripetere l’excursus interista culminato con le dimissioni , preferendo fare di necessità virtù. I risultati sul campo hanno fatto il resto. Da subito , ciò che appariva come un cattivo pensiero è diventato una triste realtà. La sconfitta di Torino , pur lasciando intatte le possibilità della squadra di poter raggiungere ancora tutti gli obiettivi stagionali , lo ha sancito inequivocabilmente. Allo stato attuale , questa rosa non ha la forza motivazionale e caratteriale per poter ambire stabilmente ad occupare le prime due posizioni del campionato. Il Napoli è capace di ottenere con una certa facilità un filotto di vittorie consecutive , ma è altrettanto capace di sciogliersi come neve al sole ogni qualvolta è chiamato a compiere quel passo decisivo. Non ci è piaciuto Benitez ieri sera nel post partita. Specialmente qualora si consideri che la stima che Napoli nutre nei suoi riguardi è dettata soprattutto dalla sua pacatezza , dalla sua signorilità e dalla sua immensa capacità di comunicazione. Cose che ieri non si sono viste affatto. Ma bisognerebbe analizzare nello specifico i reali motivi di quel silenzioso sfogo prima di trarre giudizi definitivi.

Nessun salto di qualità. E quei giudizi definitivi non possono essere di certo presi , se non venisse citata in negativo anche la società. Benitez avrà pur perso la brocca , ma nei fatti è sempre l’unico a metterci la faccia nelle disfatte azzurre anche laddove non dovrebbe. L’altalenanza di risultati della squadra azzurra , come sopra evidenziato , passa indiscutibilmente da due parentesi di mercato , che di fatto non hanno apportato miglioramenti in settori storicamente carenti a livello tecnico-tattico. Per carità , nessuno nega la bontà degli investimenti di Strinic e di Gabbiadini , che hanno già dimostrato di poter incidere in positivo sulle sorti di questa squadra. Ma davvero si spera che Benitez possa far compiere il salto di maturità ad una rosa che presenta ancora calciatori che da anni puntualmente steccano la stagione? E’davvero pensabile che il Napoli possa prepotentemente inserirsi nella corsa scudetto se esiste un abisso tecnico imbarazzante tra il reparto offensivo e gli altri due? Eppure i problemi in mediana ed a centrocampo sono di vecchia data e non sono mai stati risolti neanche in quest’ultima sessione di mercato , laddove si è preferito continuare a dare fiducia a gente come Henrique , Britos , Inler e Jorgihno. Quattro calciatori che , fino ad ora , il campo lo hanno visto poco e niente. Ed a ragione visto il modesto apporto che hanno saputo dare alle sorti azzurre. Benitez è criticabile , ci mancherebbe. Ma è criticabile nel momento in cui viene messo in assoluta condizione di fare il proprio lavoro. Altrimenti avrà sempre più di un alibi. All’indomani della sfida col Torino , la sensazione più triste non è neanche più quella dell’addio , ormai certo , di Rafa Benitez. Ma l’assoluta rassegnazione che , se la società non decida una volta per tutte di alzare l’asticella , qualsiasi nuovo allenatore non potrà fare meglio del buon Rafa.  Ed in più avrà anche bisogno di tempo per ricostruire nuovamente un gruppo , così come accadde nel post Mazzarri. Non è accettabile che una squadra di serie A arrivi ogni volta a fine stagione con un allenatore in scadenza. Specialmente se il suo patròn proprio non riesce a non pronunciare la parola “ scudetto”.

NICOLA MOSCATO

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