SI FA PRESTO A DIRE BIDONE

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Ha esultato come un forsennato sotto la curva dei suoi tifosi, ma probabilmente gli avrebbe fatto volentieri il gesto dell’ombrello. A loro e a tutti quelli che negli ultimi mesi ne hanno detto peste e corna, bollandolo troppo frettolosamente come il nuovo Kluivert o, peggio ancora, come il peggiore dei Luther Blisset. Per Klaas Jan Huntelaar i primi due gol segnati in Italia hanno avuto la funzione di una vera e propria catarsi. Una liberazione da quella medaglietta che la critica gli aveva già tatuato in fronte senza possibilità d’appello: il pippero dell’anno, giudizio insindacabile che ti si attacca addosso come un cattivo odore.

La puzza di bidone è la più difficile da mandar via. Ci vuole grande carattere, perché a un certo punto tanti sono gli insulti che finisci per crederci anche tu che sei diventato scarso come un dilettante. Huntelaar invece non si è scomposto ed ha lavorato sodo, in silenzio, consapevole che il suo momento prima o poi sarebbe arrivato. D’altra parte stiamo parlando di un calciatore che ha segnato quasi 150 gol in sette anni di serie A olandese. Ok, non è la Premiership ma sicuramente non è neppure la massima serie thailandese. Dall’Eredivisie sono usciti tutti i campionissimi olandesi, Cruijff e Van Basten compresi. E poi Klaas la chance all’estero l’ha avuta e non l’ha sfruttata neanche tanto male. Otto gol in sei mesi, per giunta giocando pochissimo; se non fosse capitato in quella gabbia di matti che è il Real Madrid sarebbe stato uno score di tutto rispetto. Poi è arrivato il Milan, con quel peso insostenibile dei quindici milioni investiti su di lui. Tanti soldi ma spesi per uno dei più prolifici cannonieri europei, non proprio uno qualunque. Bastava avere un attimo di pazienza, capire che se scaraventi un uomo in un mondo del tutto nuovo quasi sempre avrà bisogno di un po’ di tempo per ambientarsi. Non avrà il viso più espressivo della storia ma Huntelaar non è un robot, e come lui anche molti suoi colleghi, spesso imprigionati nella trappola del tutto e subito.

Il fatto è che l’olandese del Milan non è altro che la punta dell’iceberg. Dappertutto c’è quest’ansia, questa malsana pretesa nei confronti dei nuovi arrivati. Giusto per restare dalle nostre parti, due sicuri prospetti come Cigarini e Zuniga hanno incontrato un pessimo inizio con la maglia del Napoli solo per aver sbagliato un paio di partite. Subito tutti pronti a sparare a zero, a piangere i venti milioni spesi per acquistarli. Sono ragazzi di vent’anni, hanno bisogno di un attimo di tempo prima di amalgamarsi in una nuova squadra. Ci vorrebbe poi che uno di loro, nel momento di gloria, togliesse i sassolini dalle scarpe a tutti con un’uscita “alla Maradona”. Desterebbe scandalo, ma almeno proverebbe a far riflettere una parte di critica che sembra aver scelto la caccia al bidone come sport prediletto. Tempo e fiducia spesso sono le medicine migliori, per il mal di novità, applausi a Leonardo per averlo capito in barba a tutti i menagramo.

 

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