LO SCHIAFFO DELLA REALTA’

Serve sempre uno schiaffo, netto, ben assestato per risvegliare il Napoli da una prestazione senza mordente. E’ accaduto a Napoli contro il Bilbao e si è ripresentato a Genova lunedì, stessa dinamica, stessa metamorfosi dopo ormai quattro mesi e altri episodi simili nel corso di questa prima parte della stagione.

Prima una squadra compassata e apparsa sorpresa dal pressing asfissiante e dal calcio muscolare dei doriani, poi dopo lo schiaffo di Eder la macchina azzurra ha ripreso a camminare, a schiacciare l’avversario nella propria metà campo e a creare occasioni gol come mai fatto in 70 minuti. Uno schiaffo è servito per svegliare i ragazzi e lo stesso Rafa Benitez che ha subito inserito Jorginho e Mertens facendo i conti anche con le numerose assenze.

Ma perchè questa doppia personalità? Il Napoli dimostra, quando vuole, di poter proporre su qualsiasi campo le sue armi migliori. Possesso palla, baricentro alto e propensione offensiva in grado di annichilire l’avversario di turno ma continua a mostrare in determinati frangenti la discontinuità tipica di un’eterna incompiuta. Discontinuità nei 90 minuti figlia della mancanza di un vero leader carismatico, non in panchina ma in campo. Un leader in grado di scuotere con grinta un gruppo borioso, conscio delle sue qualità, forse a questo punto troppo. Quel tipo di giocatore che Roma e Juventus hanno e che il Napoli ricco di talento purtroppo non ha.

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