QUEGLI INDISTRUTTIBILI GRANDI VECCHI

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Li chiamano gli intramontabili, perché nel fisico e nell'animo sono indistruttibili. Più di 500 panchine, roba da oscar. C'è chi sfiora le 600, chi arriva a 700, chi a 1.000. In barba a chi dice che il calcio logora. A Napoli Edy Reja va per i sessanta, ma dice che allenare all'ombra del Vesuvio gli regala sempre stimoli nuovi. Dura la serie C, durissima a Napoli dove non basta vincere ma si deve anche convincere regalando gol e spettacolo, sennò non hai fatto niente. Lo sanno bene due grandi vecchi della serie A che hanno saggiato (è questa la parola giusta) la colata lavica di critiche, polemiche e pressioni dalla quale si può essere travolti solo in riva al Golfo. Carlo Mazzone sabato scorso ha eguagliato il record delle 787 panchine in serie A. Domenica prossima supererà Nereo Rocco, il leggendario "Paròn". A citare tutte le città in cui ha allenato viene il mal di testa, a citare le imprese sportive messe a segno pure. Forse Sor Carletto avrebbe voluto fare bene anche nella città di Pulcinella, ma allo stipendio preferì la dignità e così si dimise dopo quattro partite ed altrettante sconfitte. A lui subentrò Giovanni Galeone, più di 500 panchine e pochi anni di meno. Il Gale era un poeta del pallone, ma ultimamente le rime non lo hanno ispirato perché è andato incontro ad esoneri, retrocessioni e cocenti delusioni, nella sua Napoli così come nella sua Pescara. Meglio è andata a Sonetti, che a Napoli non ha allenato e che a dispetto del cognome ha preferito il pramatismo e la sostanza costruendosi la fama del grande vecchio esperto in miracoli impossibili, quello da chiamare quando le cose vanno male. Se Carletto è tornato in pista a Livorno, Giovanni ci riprova con Udine. Situazioni non facilissime, ed infatti non sempre i risultati premiano chi rischia e chi scommette. Chi ha ancora la forza di farlo nonostante sia nel pieno degli 'anta, merita quantomeno stima e considerazione. Mazzone e Galeone, indistruttibili lupi di mare, misurano il loro calcio con il terzo millennio. Quel calcio che ha bruciato tanti allenatori che non avevano la loro scorza, dura più del pane raffermo.

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