Qualcuno andrà via ma chi è che arriverà?
È stato molto chiaro con Giuntoli e il suo staff il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, il principale obiettivo in questa sessione di mercato sarà vendere per rimpinguare le casse della società e per “liberarsi” di quei profili ritenuti inadatti alle idee di gioco di Carlo Ancelotti, l’allenatore azzurro – il cui solo palmares, l’ha dimostrato nella stagione appena conclusa, non basta per raggiungere obiettivi importanti – ha chiesto non troppo velatamente che arrivino giocatori di rilievo, decisivi per tecnica e carattere.
È un dato di fatto che l’ultima tranche realmente positiva sul fronte delle entrate risalga a quando fu presentato come tecnico Rafa Benitez, un allenatore manager che ebbe il potere dettato dalla carriera e dal carisma di chiamare a Napoli giocatori come: Reina, Albiol, Callejon e Higuain; tutti nomi che per anni hanno costituito l’ossatura del Napoli e che hanno permesso di far lavorare al meglio anche il successore del tecnico spagnolo nel suo triennio vissuto in azzurro. Dopo Benitez è innegabile che l’appeal di Napoli come squadra sia calato e tutte le colpe non possono essere imputate nemmeno al nome meno altisonante che gli è succeduto, l’anno scorso del resto è arrivato Carlo Ancelotti e le cose non sono andate poi tanto diversamente.
L’allenatore di Reggiolo si è trovato a dover prendere le misure di chi aveva già a disposizione in rosa, i vari: Hysaj, Mario Rui, Rog, Ounas, Diawara, Milik e altre comete mai esplose strappate ai mercati di media fascia in giro per il mondo. In fatto di acquisti, ci sono stati anche dei buoni, degli ottimi investimenti – che non bastano però a colmare i buchi di tecnica e carattere visti in alcuni compagni – calciatori come Kalidou Koulibaly, Allan e Fabiàn Ruiz sono tre che se fossero sulla lista dei partenti farebbero entrare sì molti soldi ma scombinerebbero non soltanto i piani tecnici del mister ma causerebbero a giusta ragione dei grossi malumori nella piazza.
Napoli è una città di sognatori e i suoi tifosi non sono da meno, sentitisi per un giro di anni al centro di un universo calcistico che riscopriva l’azzurro grazie ai goal di Edinson Cavani prima e di Gonzalo Higuain poi, oggi vogliono un grande nome per esaltarsi all’idea di poter esultare ancora e non semplicemente bivaccare in un campionato che idealmente si prospetta più competitivo di quello appena terminato. Ancelotti sogna Lozano e di vestire d’azzurro James Rodriguez – suo storico pupillo – si testa il mercato spagnolo, magari sperando in una seconda fortunata ventata madrilena, ci sono le voci sull’arrivo di Mauro Icardi da Milano; i fatti però oggi ci dicono che l’unico a cui manca soltanto di scegliere il numero di maglia da indossare è arrivato ancora una volta da Empoli ed è Giovanni Di Lorenzo.
“Vendere, vendere, vendere” è stato questo il diktat di De Laurentiis ai suoi, a mercato iniziato non si possono ancora tirare le somme ma nemmeno sperare con fiducia nel chiacchiericcio di nomi che si rincorrono e che chissà se mai arriveranno a toccare il terreno del San Paolo circondato dal manto azzurro dei nuovi posti a sedere, si potrebbe contare sulla volontà della società di dare un restyling non solo allo stadio ma anche alla squadra?
Da giornalisti prima ancora che da tifosi la speranza ci sarà fino a chiusura dei giochi, anche perché qualcosa va dato ad una città di sognatori e ad un allenatore – che ha lavorato un anno con quello che c’era – ma che oggi meriterebbe almeno un paio di regali per dimostrare il suo di valore. Da giornalisti speriamo di poter assistere ad un fiume d’amore azzurro a Capodichino per accogliere qualcuno di abituato a vincere e che possa aiutare questa squadra a gettare il cuore oltre l’ostacolo e diventare davvero “grande tra le grandi”.
Da giornalisti e da tifosi se i piani della società sono altri, ci si aspetta quantomeno la chiarezza di non dover sperare in qualcosa che non arriverà in modo da rimboccarci le maniche in vista del prossimo anno: per scrivere, tifare, spellarsi le mani a forza di applaudire, arrabbiarsi per quella che sarà sempre l’unica costante, cioè “la maglia” al di là di chi la indossi che si chiami Di Lorenzo o Lozano che sia Milik o Mauro Icardi.