PICCOLI ZAMPARINI (DE)CRESCONO
In principio furono Zamparini e Cellino. Ok, prima c’era Spinelli, prima ancora Gaucci e via andando a ritroso. Ma restiamo ai giorni nostri, che macchiette ne abbiamo a sufficienza. Di nuovi geniacci con un grosso conto in banca ne scopriamo ogni giorno di nuovi, come se non bastassero quelli che infestano il nostro campionato da un paio di lustri a questa parte. L’ultimo, però, è una grossa delusione, visto che stava dimostrando di aver parecchio sale in zucca: Massimo Mezzaroma.
In sella dal 2010, Mezzaroma ha dimostrato finora acume e voglia di programmare a lungo termine. Lo scorso anno il Siena è stato fra le rivelazioni, grazie soprattutto alla “scoperta” di Sannino e alla valorizzazione di un patrimonio nazionale come Destro. L’anno precedente una splendida promozione in A al primo colpo. Ecco perché appare ancor più illogica la decisione di mandar via manda via un Cosmi ultimo in campionato ma con un handicap mica da ridere. Sei punti di penalizzazione, un macigno per chi da sempre lotta nei bassifondi. Se pensiamo che con quei sei punti i toscani sarebbero sestultimi, a tre punti dalla zona calda, alla colpa si aggiunge anche l’aggravante. O forse è responsabilità dell’allenatore anche il disastro calcioscommesse? La verità è che dopo le sentenze della disciplinare Mezzaroma ha perso la bussola, come dimostrano anche alcune operazioni di mercato piuttosto discutibili. Se poi Zè Eduardo valeva Destro allora forse ci sfugge qualcosa, così come ci è sfuggito il sostituto di un altro pilastro come Gazzi. Parti con la zavorra, perdi uomini chiave e poi speri che l’allenatore faccia il miracolo. Poi di miracolo ne fa metà e lo cacci lo stesso. C’è solo un modo per descrivere il ruolo rivestito da Cosmi in questa storia: capro espiatorio. Magari, se serviva una figura del genere, Mezzaroma poteva anche spendere meno.
Discorso a parte merita Garrone, un altro che si è appena avvalso della ghigliottina. Lascia perplessi il benservito a Ferrara, che gioca da settimane senza una vera punta. Lascia ancora più perplessi un esonero con la squadra virtualmente salva, a meno che non credesse che con Icardi ed Eder si può vincere lo scudetto. L’unica (parziale) attenuante del presidente doriano è la scelta di un cavallo di razza come Delio Rossi. Sempre che a un certo punto non mandi via anche lui, magari quando è in zona Europa League. Finché un giorno questi bizzosi (e non proprio furbissimi) milionari non assimileranno un concetto basilare: se vuoi vincere devi spendere. Non necessariamente spendere tanto, basterebbe già non spendere male. E cambiare un allenatore ogni tre mesi non è certo il modo migliore per investire denaro.