OPERAZIONE STADI SICURI

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Con l’avvio del prossimo campionato dovrebbe partire anche l’operazione stadi sicuri. Usiamo il condizionale perché è molto, troppo tempo che se ne parla e, come spesso succede, alle parole non fanno seguito i fatti.

Negli ultimi tempi c’è stata una recrudescenza del fenomeno tanto da far ritenere urgente il ricorso a drastici provvedimenti; si è così pensato ai biglietti nominativi ossia tagliandi sui quali vi sono scritti il nome e cognome della persona che li ha acquistati nonché il numero del posto da cui assisterà all’incontro. Si è deciso anche di dar corpo ad un progetto ideato diversi anni fa e rimasto chiuso in qualche cassetto: quello di far vigilare sulla massa degli spettatori un impianto di telecamere a circuito chiuso pronto a riprendere qualsiasi movimento sospetto. Queste telecamere avranno l’occhio puntato anche sulle stazioni ferroviarie, altre zone a rischio come del resto tutte le vie adiacenti lo stadio. In più si parla di tornelli elettronici per il riconoscimento dei biglietti nominali, di safety steward cioè personale addetto alla sicurezza anche a bordo campo e della creazione di fossati tra campo e pubblico. Quest’ultima iniziativa stride un po’ con quella di eliminare ogni barriera non fosse altro perché tolto un ostacolo se ne creerebbe subito un altro. Ma le funzioni sono differenti, le barriere proteggono per quanto possibile il campo dal lancio di oggetti, i fossati dovranno scongiurare le invasioni.

Questi provvedimenti, di iniziativa del governo, avranno poi l’approvazione dalle società professionistiche le quali però andranno incontro a grosse spese.

Senza considerare che c’è pure chi non condivide tutte queste iniziative. L’europarlamentare Gianni Rivera le considera inutili almeno fin quando non sarà diversa la mentalità di coloro che si recano allo stadio. Secondo il golden boy è inutile prendere i nomi di tutti gli spettatori se poi c’è sempre chi è contento se un poliziotto rimane ferito oppure chi giustifica certi atti di violenza se un arbitro non ha fischiato un rigore oppure ha annullato un gol.

E poi come la mettiamo con chi vorrà assistere ad una partita non potendo materialmente acquistare il biglietto? Non può nemmeno chiedere la cortesia ad un amico a meno di non privarsi per un lasso di tempo di un documento d’identità.

Sia chiaro, tutto può andar bene pur di sradicare il teppismo dal calcio ma quest’operazione ci sembra troppo complicata, troppo lunga nella procedura perché possa durare a lungo. Si farà così i primi mesi poi basta e tutto come prima, si darà un duro colpo al bagarinaggio o alla diffusione dei tagliandi falsi, ma la violenza non la si previene prendendo nome e indirizzo di tifosi in particolare se istigati, come ultimamente sta spesso accadendo, dai giocatori in campo.

Le frequenti risse causate da ruggini personali, dalla fisiologica tensione dovuta all’elevata posta in palio costituiscono la scintilla che accende la miccia. Il fuoco diventa indomabile se c’è un vento che lo alimenta, se c’è connivenza tra presidenti e qualche testa calda della curva che sfrutta a proprio vantaggio la situazione per avere biglietti omaggio, finanziamenti, agevolazioni nelle trasferte pena la guerra allo stadio e milioni di multa.

Se il problema non sarà affrontato alla radice questi provvedimenti ora in esame allontaneranno le ultime persone civili rendendo così gli stadi terra di nessuno o terra delle mele marce.

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