NON ROVINIAMO TUTTO! AURELIO, PERCHE’ SEI INQUIETO?

C’è un limite a tutto. Una sottile linea che spesso si sottrae alla cognizione ma che il buon senso dovrebbe consigliare di non travalicare, affinché non si oltrepassi la decenza cadendo inesorabilmente nel malcostume. E purtroppo sembra che dare spettacolo, nel bene ma negli ultimi tempi troppo spesso anche nel male, faccia parte del DNA del presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, che non ce ne voglia con l’ennesima “sceneggiata” di ieri sembra davvero aver perso la bussola del raziocinio. Eppure quanto accaduto nel corso del sorteggio dei calendari della prossima Serie A, con il patron del Napoli che abbandona la sala etichettando con aggettivi a dir poco “pittoreschi” (o sarebbe meglio dire inopportuni e volgari evitando un falso perbenismo) tutti i presenti, è solo la punta dell’iceberg De Laurentiis, oltremodo turbato da un po’ di tempo a questa parte. Viene da chiedersi quale possa essere la ragione di cotanti nervi a fior di pelle da parte del numero uno azzurro, a capo di una delle realtà calcistiche attualmente più invidiate d’Italia e forse anche d’Europa. In tanti vorrebbero vestire i panni di Aurelio, e per una serie di ottimi motivi. La qualificazione diretta in Champions, raggiunta dopo un campionato eccezionale, rappresenta da sola la bontà del progetto Napoli. Una società economicamente sana e forte che continua a crescere di giorno in giorno, e non ultimo un mercato che ha alzato notevolmente il tasso tecnico di una squadra già competitiva senza doversi privare (almeno fino ad oggi) di nessun pezzo da novanta. Eppure, nonostante quanto di buono fatto fino ad ora e quanto di meraviglioso si prevede per il futuro, la tensione attorno a De Laurentiis è tanto tangibile da potersi tagliare con un coltello. Attacchi con cadenza quasi quotidiana, e con parole spesso indecorose, di volta in volta dirette ai giornalisti (per lo più), al meccanismo calcio, a qualche giocatore, alle istituzioni locali, e chi più ne ha più ne metta. Una sorta di rabbia repressa fondata sul principio “so tutto io”,  il resto è sbagliato. E che non si venisse a parlare di “personalità”, perché questa è propria di chi le battaglie sa portarle avanti, spesso tramutandole in realtà (che poi alla fine è quello che conta) con caparbietà ma senza mai travalicare quella famosa linea di cui sopra. Interrogandoci su cosa davvero abbia trasformato un “vulcanico” ma piacevole De Laurentiis nella figura sprezzante e superba che i tifosi azzurri hanno scoperto in questi ultimi mesi, probabile che la risposta debba esser ricercata nella ancora acerba capacità del presidente di gestire le pressioni sempre crescenti di una piazza che sta pian piano riabituandosi (anche e soprattutto per merito suo, su questo non ci piove) ad essere competitiva. O, perché no, questo nervosismo potrebbe trovare la sua origine nella difficoltà sempre maggiore di trattenere all’ombra del Vesuvio i suoi gioielli di fronte a “corteggiatori” spesso spietati e parsimoniosi per nulla. In ultima analisi, bisogna considerare l’ipotesi che il presidente altro non voglia se non mantenere alta l’attenzione mediatica sulla sua società con ogni mezzo, per poi rivendere con profitto sempre maggiore il prodotto Napoli. E considerando la vena imprenditoriale di De Laurentiis, tale supposizione è tutt’altro che marginale. E se si trattasse solo di “carattere”? In tal caso c’è da dire, a ragion del vero, che le idee di De Laurentiis sono spesso giuste ed hanno un fondo di verità. Non di meno stiamo parlando di un innovatore, di una figura che non vive nel passato come molti altri personaggi al vertice, ma che è costantemente proiettato nel futuro. E forse questa fino ad ora è stata anche la fortuna del suo Napoli. Ma poi entrano in gioco i modi, che non sono meno importanti delle idee stesse. Ed è in questo che il numero uno azzurro nella maggior parte dei casi perde consensi, talvolta passando addirittura dalla parte del torto. Da questo punto di vista il presidente ha ancora molto da imparare. Soprattutto perché sceneggiate come quella di ieri corrono il rischio di ottenere l’effetto opposto di danneggiare l’immagine del suo club, ma concorrono anche a qualcosa di più triste:  in giro per l’Italia in molti non aspettano altro che assist di questo tipo per continuare ad alimentare deplorevoli luoghi comuni su Napoli e i napoletani in stile “funicolì funicolà” (per dirla alla meno peggio). Il numero uno della società azzurra, che al momento rappresenta una delle poche se non l’unica realtà vincente e funzionante della città, non può proprio permettersi queste cadute di stile. O, calcisticamente parlando, di fare questi autogol. A meno che non si voglia che questo passi alla storia come lo “stile Napoli”…

 

                                       

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