NEVE AL SOLE

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Si può assistere a scene davvero grottesche quando un Paese si fa cogliere impreparato da una calamità imprevista, o forse solo sottovalutata. Ad esempio quanto è accaduto a Bergamo mercoledì scorso ha palesato un dilettantismo disarmante da parte di tutte le istituzioni, calcistiche ma non solo. Non si gioca, cioè si gioca, cioè non si gioca. Due docce e due riscaldamenti dopo è arrivata una decisione che poteva essere presa molto prima, con buona pace dei tanti tifosi bloccati fra spalti ed esterno dello stadio. Una gestione da brividi, perfettamente in tema col freddo che ha paralizzato l’Italia e i campionati. 

 

C’è poi chi usa i guai come alibi per mascherare problemi strutturali pregressi: la scusa perfetta per scaricarsi di ogni responsabilità. Pensiamo al teatrino messo in scena ieri dalla Lazio. Reja offeso che non parla, Tare inviperito che si lamenta, Lotito furioso che scalcia negli spogliatoi. Secondo loro la partita andava sospesa per il gelo e perché la nevicata di Roma aveva impedito alla squadra di allenarsi. Sul primo punto ci si può anche stare, più di una perplessità resta sul secondo. A Roma è caduta tanta neve, questo è vero, ma non è stata certo la città più colpita dal clima rigido degli ultimi giorni. Ha fioccato in tutto il nord Italia, anche più che nella Capitale, eppure non una lamentela che si sia levata in merito ad allenamenti saltati o a difficoltà logistiche. Le partite si sono giocate quasi tutte e c’è stato giusto qualche problema di routine, niente di trascendentale. Incomprensibile la scusa dell’impossibilità di allenarsi, nella stessa città c’è la Roma che si è preparata fin troppo bene, visto il 4-0 rifilato all’Inter. Una scusa bella e buona, quindi. Succede quando non sai più a cosa aggrapparti per giustificare l’ingiustificabile. 

 

Crik e Crok, al secolo Tare e Lotito, devono ovviamente cercare l’appiglio per ciò che hanno combinato nel mercato di gennaio. Cessioni sciagurate, acquisti mancati e uno spogliatoio che è diventato una polveriera, anche a causa del repentino ridimensionamento degli obiettivi. La piazza ribolle: da che pensava di poter competere per la zona Champions rischia di vedersi estromessa anche dall’Europa League. Le barzellette sui laziali si moltiplicano, loro non sono stupidi e perciò hanno capito perfettamente che il 3-2 di Genova è figlio dei problemi della squadra, non certo del meteo inclemente. In tutto questo trambusto, alla fine forse la scelta migliore l’ha fatta Reja stando zitto. Sarebbe stato difficile rendere conto del fatto che le illusioni costruite in questi primi cinque mesi di stagione stanno per dissolversi, proprio come la tanto vituperata neve.

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Si può assistere a scene davvero grottesche quando un Paese si fa cogliere impreparato da una calamità imprevista, o forse solo sottovalutata. Ad esempio quanto è accaduto a Bergamo mercoledì scorso ha palesato un dilettantismo disarmante da parte di tutte le istituzioni, calcistiche ma non solo. Non si gioca, cioè si gioca, cioè non si gioca. Due docce e due riscaldamenti dopo è arrivata una decisione che poteva essere presa molto prima, con buona pace dei tanti tifosi bloccati fra spalti ed esterno dello stadio. Una gestione da brividi, perfettamente in tema col freddo che ha paralizzato l’Italia e i campionati. 

 

C’è poi chi usa i guai come alibi per mascherare problemi strutturali pregressi: la scusa perfetta per scaricarsi di ogni responsabilità. Pensiamo al teatrino messo in scena ieri dalla Lazio. Reja offeso che non parla, Tare inviperito che si lamenta, Lotito furioso che scalcia negli spogliatoi. Secondo loro la partita andava sospesa per il gelo e perché la nevicata di Roma aveva impedito alla squadra di allenarsi. Sul primo punto ci si può anche stare, più di una perplessità resta sul secondo. A Roma è caduta tanta neve, questo è vero, ma non è stata certo la città più colpita dal clima rigido degli ultimi giorni. Ha fioccato in tutto il nord Italia, anche più che nella Capitale, eppure non una lamentela che si sia levata in merito ad allenamenti saltati o a difficoltà logistiche. Le partite si sono giocate quasi tutte e c’è stato giusto qualche problema di routine, niente di trascendentale. Incomprensibile la scusa dell’impossibilità di allenarsi, nella stessa città c’è la Roma che si è preparata fin troppo bene, visto il 4-0 rifilato all’Inter. Una scusa bella e buona, quindi. Succede quando non sai più a cosa aggrapparti per giustificare l’ingiustificabile. 

 

Crik e Crok, al secolo Tare e Lotito, devono ovviamente cercare l’appiglio per ciò che hanno combinato nel mercato di gennaio. Cessioni sciagurate, acquisti mancati e uno spogliatoio che è diventato una polveriera, anche a causa del repentino ridimensionamento degli obiettivi. La piazza ribolle: da che pensava di poter competere per la zona Champions rischia di vedersi estromessa anche dall’Europa League. Le barzellette sui laziali si moltiplicano, loro non sono stupidi e perciò hanno capito perfettamente che il 3-2 di Genova è figlio dei problemi della squadra, non certo del meteo inclemente. In tutto questo trambusto, alla fine forse la scelta migliore l’ha fatta Reja stando zitto. Sarebbe stato difficile rendere conto del fatto che le illusioni costruite in questi primi cinque mesi di stagione stanno per dissolversi, proprio come la tanto vituperata neve.

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