MURA: "IL RITO DELLE SCENEGGIATE"

Nel suo consueto editoriale su Repubblica in cui commenta la giornata calcistica, Gianni Mura parte dalla vergognosa caciara di Juventus-Genoa per considerare, quasi con rassegnazione, come il nostro campionato sia avvelenato dalle polemiche conseguenti a errori arbitrali, o presunti tali: "QUI non si tratta di reagire da lord inglesi, come ha detto Andrea Agnelli, ma di stabilire, ognuno nel suo campicello, di quanto ancora si vuole far crescere la tensione, e a quale scopo, e a vantaggio di chi. La sceneggiata finale di Conte, allenatore caldo e quindi più a rischio, ha contagiato perfino gli infortunati, come Chiellini, i panchinari come Storari, tutti a far mucchio intorno all'arbitro. Atteggiamenti che avranno conseguenze disciplinari, inevitabilmente, come le frasi geografiche, a freddo e forse più velenose, di Marotta. A un mese da Napoli-Juve non si sta preparando un bel clima. Ha replicato con molta franchezza De Sanctis: vergogna sì, non in partita ma subito dopo. Nel mese in cui contava di aumentare il vantaggio, la Juve ha fatto 5 punti su 12, uno solo con le due genovesi. E si ritrova il Napoli a 3 punti. A Parma, dove la Juve aveva pareggiato, il Napoli ieri ha vinto ed è stata una sfida molto bella, aperta, tra due squadre vive. Il Napoli c'è e i nervi scoperti della Juve potrebbero dargli una mano. Questo è il succo della replica di De Sanctis. Se la Juve non batte il Genoa in dieci nel finale è patetico dare tutta la colpa a Guida. Conte ritiene che l'arbitro abbia negato tre rigori alla Juve e uno al Genoa, cronologicamente il primo. L'ultimo era il più controverso anche perché alla volontarietà (esclusa) di Granqvist si contrappone la scompostezza dell'intervento (innegabile). Non è da escludere che nasca da questo confronto il "non me la sono sentita di darlo" che ha o avrebbe detto Guida. Quindi, se Conte ha ragione nella contabilità ha torto nella reazione. Ed è poi da dimostrare che, in una serata storta, un rigore lo segni di sicuro. Alla Juve mancano titolari di peso e manca il forte goleador. Chi ha segnato di più, Quagliarella, è con la valigia in mano. Chi arriva, Anelka, è una scommessa. Guai ai turni cosiddetti agevoli: la Juve ha pareggiato col Genoa, la Lazio è stata battuta in casa dal Chievo. Stanchezza e formazione sbagliata, segno che Petkovic non è perfettissimo. Ha pensato più alla coppa Italia di domani (Lazio-Juve, auguri all'arbitro) che al campionato. Non ne approfitta l'Inter: 2-2 col Torino che poteva pure vincere. A fari spenti e con gioco lampeggiante il Milan continua la scalata all'Europa. Ora è quinto. Striscione a Genova: "In questo calcio malato un vero signore se ne è andato" hanno scritto i tifosi doriani. Vero, Riccardo Garrone era un vero signore, uno che badava ai comportamenti suoi e dei suoi tesserati. È qui che il discorso deve allargarsi e non riguarda più solo la Juve. Piccoli numeri: a Roma 4 ammoniti, a Torino 5, a Genova 3, a Parma e a Udine 7, 8 a Catania (espulso Aquilani), 8 a Bergamo (espulsi Brivio e Colantuono), 8 a Cagliari (espulsi Miccoli e Gasparini), 1 a Milano. Il discorso deve allargarsi a tutte le squadre, agli arbitri e a chi li valuta e consiglia, alla Lega (sempre che il soggetto interessi) e alla Figc (idem). Per esempio, il codice etico di Prandelli in che misura respira, fuori dalla maglia azzurra? Non se ne può più di isterismi. Bravi Montella e Maran, che a Catania alla fine s'abbracciano dopo una partita bruciante per la Fiorentina, scavalcata in extremis. Ma in genere se vediamo gesti sportivi tra allenatori si tratta di un altro campionato, inglese o tedesco. A inizio stagione dai capi arbitrali arriva la solita canzone: saremo inflessibili. E, ormai allenati alle delusioni, aspettiamo l'inflessibilità come a teatro si aspetta Godot. A volte, inflessibilità per l'allenatore con una scarpa oltre la zona tecnica. La meno richiesta. Vorremmo vedere molta più inflessibilità per gli assembramenti urlanti, chi con l'arbitro chi col quarto uomo chi con quello dietro la porta chi col guardalinee. E non sempre per un rigore, a volte per una rimessa laterale. Ad ogni fischio segue una protesta, individuale o collettiva. Non se ne può più. Vorremmo vedere inflessibilità sugli abbracci in area, a costo di fischiare 5 o 6 rigori in 90'. Non succederebbe, perché i calciatori capirebbero che è cambiata la musica. Ma, prima, questa nuova, benedetta musica qualcuno dovrà pur cominciare a suonarla".

V.G. (repubblica.it)

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