Miseria e nobiltà

Il calcio è considerato da tutti lo sport più bello del mondo, perché sa regalare storie incredibili. Paesi lontanissimi, mondi completamente opposti, lingue diverse, ma a volte c’è un filo conduttore che lega inesorabilmente due persone.
17/06/2010 a 22 e 6 mesi un giovanissimo Gonzalo Higuain segna la sua prima tripletta in un mondiale, ricevendo gli elogi da un certo Diego Armando Maradona allora CT della Nazionale che si espresse così:
« Avevo bisogno di un attaccante come lui, uno che sa smarcarsi con facilità. Grazie a lui esalteremo le doti di Messi e Aimar, è l’attaccante più completo che abbiamo. »
Insomma un predestinato.
Mentre gli occhi del mondo erano puntati sul mondiale di calcio in Sudafrica, l’Alessandria calcio decide di ingaggiare un semi sconosciuto allenatore, Maurizio Sarri, reduce da un’avventura da traghettatore a Grosseto.
Dette così sono storie senza un nesso logico, ma entrambi riescono nel tempo a spianarsi la strada del successo e ognuno riesce a farsi conoscere a modo proprio.
Nel calcio come nella vita, chi lavora sodo e crede nei propri sogni, molte volte riesce a realizzarli. Non importa se le strade si apriranno subito, o se devi aspettare 50anni, non bisogna mai smettere di crederci, la porta giusta potrebbe essere sempre quella successiva.
11giugno2015, Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della S.S.C. Napoli. Tra lo scetticismo di molti, il tecnico nato a Napoli ma cresciuto a Figline Valdarno suscita nella piazza partenopea parecchi dubbi. Ma il tecnico è una persona marinata, con le spalle larghe, capisce subito la responsabilità che avrà. 26 Luglio 2015, il destino di quelle due persone così diverse, si intreccia. Nasce subito un rapporto speciale, all’apparenza impossibile, ma funziona. Il pipita sembra rigenerato, ma soprattutto più coinvolto in quel che concerne il gruppo. La scintilla scatta a Milano, dopo uno 0-4 che mette le ali al gruppo azzurro, i due si concedono un abbraccio, che sancisce un punto di arrivo e di partenza. Un patto in comune, un unico obbiettivo, portare quel trofeo a casa che manca da molto, troppo tempo. Perché i sogni non si realizzano non perché siano troppo grandi, o difficili da realizzare, ma perché noi smettiamo di crederci.

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