Milik o Mertens: un dilemma che non esiste
È arrivato il momento di scegliere il centravanti del prossimo futuro del Napoli: un tema delicatissimo che riguarda un ruolo cruciale in qualsiasi scacchiere tattico; una scelta che non può più essere procrastinata. E bisogna fare anche in fretta perché sono due le situazioni spinose da affrontare: il rinnovo di Mertens, che continua a filtrare col Chelsea nonostante a un certo punto sembrasse vicino l’accordo con De Laurentiis; i mal di pancia di Milik, abile a nasconderli, ma assolutamente evidenti dal momento che pure per lui il prolungamento contrattuale tarda ad arrivare. Ad oggi l’unico centravanti certo di rimanere e che, ironia della sorta, non si è ancora mai visto dalle parti di Castel Volturno, è Petagna: l’attaccante in forza alla Spal è stato prelevato a gennaio con l’intento di lasciarlo in Emilia fino a giugno per poi portarlo all’ombra del Vesuvio oppure utilizzarlo per monetizzare, alla Inglese per intenderci, magari puntando a rafforzare ulteriormente dei rapporti di buona alleanza con squadre minori, stile Juventus. O Milik, o Mertens, insomma, soprattutto nel caso in cui un’altra prima punta, quella di scorta, fosse già stata individuata appunto in Petagna; a quel punto sarebbero in tre (più Llorente con un altro anno di contratto da spendere) a contendersi una sola maglia: troppi per come intendere giocare Gattuso. Che qualche segnale atto a sottintendere la sua idea di centravanti ideale l’ha mostrata: lo ha fatto giocare di più, specie nelle gare importanti, gli tesse pubblicamente le lodi dichiarando testualmente che è bravissimo a legare il gioco proprio come desidera, insomma tutti gli indizi portano a pensare che Dries Mertens un posto nel cuore e nella mente del tecnico lo abbia abbondantemente trovato. D’altronde è uno dei motivi per i quali Milik non sarebbe contento della situazione vissuta: con Ancelotti si sentiva molto più al centro del progetto, complice anche un sistema di gioco che ne esaltava le caratteristiche o comunque lo poneva meno a disagio che adesso – proprio in coppia col belga sembrava intendersi a memoria, avvertire come un senso di maggiore protezione alle sue spalle che gli consentiva di staccarsi dalla morsa delle aree si rigore. Nel 4-3-3 di Gattuso è invece apparso spesso spaesato, isolato, in difficoltà soprattutto quando veniva invitato a difendere palloni scomodi, fare a sportellate coi difensori, spalle alla porta, e far salire la squadra: non sono esattamente i requisiti che Milik possiede e che nemmeno dà la sensazione di poter acquisire da un giorno all’altro. Dopo i due terribili infortuni in molti s’aspettavano un suo exploit, non tanto dal punto di vista realizzativo perché i gol li ha sempre fatti, ma in merito ad una maggiore specializzazione dell’interpretazione del ruolo di centravanti. Ancora oggi, a distanza di ormai quasi tre anni dall’ultima rottura del crociato, non è chiaro ai più quali possano essere i suoi margini di crescita. Ed il primo a non averlo capito è forse proprio il Napoli, che da un lato continua ogni volta a strizzare l’occhio ad altri attaccanti, ferendo il morale e l’autostima di Milik che puntualmente si sente messo in discussione non solo da buona parte della tifoseria ma anche dalla sua stessa società, e dall’altro si rende conto che il mercato, per i suoi parametri, è complicato e l’offerta degli attaccanti che solitamente si liberano è limitata ad una cerchia di tre-quattro nomi inaccostabili in quanto già nel mirino dei più grandi club europei. Allora il Napoli sta correndo, da diverse annate a questa parte, il rischio di mettersi sovente nelle condizioni di non decidere, attendendo l’esito degli eventi. Sette gli anni di differenza tra Milik e Mertens ed è abbastanza pleonastico ricordare che l’aspetto anagrafico è un fattore che, volente o nolente, conta, incide soprattutto sulle riflessioni che in questi giorni stanno attanagliando i pensieri del Napoli: chi dei “conviene” di più? Da un punto di vista economico forse nessuno dei due: Mertens si liberebbe gratis, e questo è un dato incontrovertibile; mentre Milik, a detta del Napoli, ora potrebbe essere venduto meno “bene” di quanto si possa pensare di ricavare se solo l’operazione venisse posticipata al termine di una stagione più convincente di questa e che di conseguenza meglio giustificherebbe una richiesta superiore all’attuale valutazione – tant’è che uno degli ostacoli che pongono la questione rinnovo in standby riguarda proprio il nodo clausola rescissoria: c’è distanza sulla determinazione del valore tra la cifra che l’entourage azzurro vorrebbe inserire nel nuovo contratto e quella che hanno in mente i rappresentanti del polacco, che chiaramente giocano al ribasso. Allora la questione si sposta su binari diversi, in cui soldi, ingaggi e possibili plusvalenze passano in secondo piano: scende in campo il… campo. E su quel piano il “duello” non sussiste nemmeno: Mertens batte Milik, come batte per certi versi anche Cavani, Higuain per aver saputo entrare nella classifica dei migliori bomber di sempre, di tutti i tempi, del Napoli, pur non avendo minimamente le caratteristiche nè le intenzioni, all’inizio della carriera, per diventarlo; una storia straordinaria, che forse non ha precedenti e che sarà quasi impossibile replicare. E non c’entra nemmeno l’affetto che si possa nutrire nei confronti d’un ragazzo che incarna appieno le pratiche culturali della napoletanità – potrebbe far simpatia ma non sarebbe un parametro di giudizio neutrale ed intellettualmente onesto. Anche Milik ha sempre mostrato correttezza, impegno: gli va riconosciuta una grande caparbietà per aver superato due traumi fisici con il coraggio del campione che non molla mai; in campo non appare mai indolente, nonostante qualche limite oggettivo. La questione è meramente tecnica: Mertens spacca le partite, ha segnato al Real, al Barcellona, Psg, due volte al Liverpool, è duttile, visto che potrebbe ancora ritagliarsi un posto sulla fascia, ha sfiorato uno scudetto cantando e portando praticamente da solo la croce in una fase di quel campionato in cui non segnava più nessuno tranne lui. Milik o Mertens, se non fosse per il destino incerto che tiene entrambi in bilico, non sarebbe nemmeno un dilemma da porre.