NAPLES, ITALY - MARCH 07: Arkadiusz Milik of Napoli celebrates after scoring the first goal during the UEFA Europa League Round of 16 First Leg match between S.S.C. Napoli and Red Bull Salzburg at Stadio San Paolo on March 7, 2019 in Naples, Italy. (Photo by Ciro Sarpa SSC NAPOLI/SSC NAPOLI via Getty Images)

Milik o Mertens: un dilemma che non esiste

È arrivato il momento di scegliere il centravanti del prossimo futuro del Napoli: un tema delicatissimo che riguarda un ruolo cruciale in qualsiasi scacchiere tattico; una scelta che non può più essere procrastinata. E bisogna fare anche in fretta perché sono due le situazioni spinose da affrontare: il rinnovo di Mertens, che continua a filtrare col Chelsea nonostante a un certo punto sembrasse vicino l’accordo con De Laurentiis; i mal di pancia di Milik, abile a nasconderli, ma assolutamente evidenti dal momento che pure per lui il prolungamento contrattuale tarda ad arrivare. Ad oggi l’unico centravanti certo di rimanere e che, ironia della sorta, non si è ancora mai visto dalle parti di Castel Volturno, è Petagna: l’attaccante in forza alla Spal è stato prelevato a gennaio con l’intento di lasciarlo in Emilia fino a giugno per poi portarlo all’ombra del Vesuvio oppure utilizzarlo per monetizzare, alla Inglese per intenderci, magari puntando a rafforzare ulteriormente dei rapporti di buona alleanza con squadre minori, stile Juventus. O Milik, o Mertens, insomma, soprattutto nel caso in cui un’altra prima punta, quella di scorta, fosse già stata individuata appunto in Petagna; a quel punto sarebbero in tre (più Llorente con un altro anno di contratto da spendere) a contendersi una sola maglia: troppi per come intendere giocare Gattuso. Che qualche segnale atto a sottintendere la sua idea di centravanti ideale l’ha mostrata: lo ha fatto giocare di più, specie nelle gare importanti, gli tesse pubblicamente le lodi dichiarando testualmente che è bravissimo a legare il gioco proprio come desidera, insomma tutti gli indizi portano a pensare che Dries Mertens un posto nel cuore e nella mente del tecnico lo abbia abbondantemente trovato. D’altronde è uno dei motivi per i quali Milik non sarebbe contento della situazione vissuta: con Ancelotti si sentiva molto più al centro del progetto, complice anche un sistema di gioco che ne esaltava le caratteristiche o comunque lo poneva meno a disagio che adesso – proprio in coppia col belga sembrava intendersi a memoria, avvertire come un senso di maggiore protezione alle sue spalle che gli consentiva di staccarsi dalla morsa delle aree si rigore. Nel 4-3-3 di Gattuso è invece apparso spesso spaesato, isolato, in difficoltà soprattutto quando veniva invitato a difendere palloni scomodi, fare a sportellate coi difensori, spalle alla porta, e far salire la squadra: non sono esattamente i requisiti che Milik possiede e che nemmeno dà la sensazione di poter acquisire da un giorno all’altro. Dopo i due terribili infortuni in molti s’aspettavano un suo exploit, non tanto dal punto di vista realizzativo perché i gol li ha sempre fatti, ma in merito ad una maggiore specializzazione dell’interpretazione del ruolo di centravanti. Ancora oggi, a distanza di ormai quasi tre anni dall’ultima rottura del crociato, non è chiaro ai più quali possano essere i suoi margini di crescita. Ed il primo a non averlo capito è forse proprio il Napoli, che da un lato continua ogni volta a strizzare l’occhio ad altri attaccanti, ferendo il morale e l’autostima di Milik che puntualmente si sente messo in discussione non solo da buona parte della tifoseria ma anche dalla sua stessa società, e dall’altro si rende conto che il mercato, per i suoi parametri, è complicato e l’offerta degli attaccanti che solitamente si liberano è limitata ad una cerchia di tre-quattro nomi inaccostabili in quanto già nel mirino dei più grandi club europei. Allora il Napoli sta correndo, da diverse annate a questa parte, il rischio di mettersi sovente nelle condizioni di non decidere, attendendo l’esito degli eventi. Sette gli anni di differenza tra Milik e Mertens ed è abbastanza pleonastico ricordare che l’aspetto anagrafico è un fattore che, volente o nolente, conta, incide soprattutto sulle riflessioni che in questi giorni stanno attanagliando i pensieri del Napoli: chi dei “conviene” di più? Da un punto di vista economico forse nessuno dei due: Mertens si liberebbe gratis, e questo è un dato incontrovertibile; mentre Milik, a detta del Napoli, ora potrebbe essere venduto meno “bene” di quanto si possa pensare di ricavare se solo l’operazione venisse posticipata al termine di una stagione più convincente di questa e che di conseguenza meglio giustificherebbe una richiesta superiore all’attuale valutazione – tant’è che uno degli ostacoli che pongono la questione rinnovo in standby riguarda proprio il nodo clausola rescissoria: c’è distanza sulla determinazione del valore tra la cifra che l’entourage azzurro vorrebbe inserire nel nuovo contratto e quella che hanno in mente i rappresentanti del polacco, che chiaramente giocano al ribasso. Allora la questione si sposta su binari diversi, in cui soldi, ingaggi e possibili plusvalenze passano in secondo piano: scende in campo il… campo. E su quel piano il “duello” non sussiste nemmeno: Mertens batte Milik, come batte per certi versi anche Cavani, Higuain per aver saputo entrare nella classifica dei migliori bomber di sempre, di tutti i tempi, del Napoli, pur non avendo minimamente le caratteristiche nè le intenzioni, all’inizio della carriera, per diventarlo; una storia straordinaria, che forse non ha precedenti e che sarà quasi impossibile replicare. E non c’entra nemmeno l’affetto che si possa nutrire nei confronti d’un ragazzo che incarna appieno le pratiche culturali della napoletanità – potrebbe far simpatia ma non sarebbe un parametro di giudizio neutrale ed intellettualmente onesto. Anche Milik ha sempre mostrato correttezza, impegno: gli va riconosciuta una grande caparbietà per aver superato due traumi fisici con il coraggio del campione che non molla mai; in campo non appare mai indolente, nonostante qualche limite oggettivo. La questione è meramente tecnica: Mertens spacca le partite, ha segnato al Real, al Barcellona, Psg, due volte al Liverpool, è duttile, visto che potrebbe ancora ritagliarsi un posto sulla fascia, ha sfiorato uno scudetto cantando e portando praticamente da solo la croce in una fase di quel campionato in cui non segnava più nessuno tranne lui. Milik o Mertens, se non fosse per il destino incerto che tiene entrambi in bilico, non sarebbe nemmeno un dilemma da porre.

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

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