LUCCHESE AMBIZIOSA, MA NON ANCORA PRONTA

Se in settimana Paolo Indiani ama sempre mischiare le carte, difficilmente di domenica tradisce le attese. Al tecnico di Certaldo, la cui carriera ripercorre quella di un altro toscanaccio come Corrado Orrico (difficile trovare tecnici corregionali che fra D e C2 hanno vinto più di loro), non piace fare le cose di fretta. Ed è per questo che probabilmente anche contro il Napoli schiererà la solita Lucchese, in attesa che il lavoro cominciato meno di un mese fa’ possa cominciare a dare i frutti sperati.

Trenta giorni che hanno cambiato la vita ai rossoneri, un "mesniversario" coinciso con l’avvento di Fouzi Hadj, noto cardio-chirurgo iraniano importato nel calcio italiano dal "professore" Franco Scoglio, che pure di Lucchese non sembra volerne più sapere. Fouzi non è un neofita pallonaro, e dai colleghi presidenti ha preso pregi e difetti. Il primo vizio è quello di cambiare allenatori a ruota libera. Al povero Waltrer Nicoletti non è bastato aver salvato la squadra lo scorso anno per ottenere una conferma anche dalla nuova proprietà. E’ stato silurato a Ferragosto per far posto a Indiani, che in fretta e furia ha fatto i bagagli da Perugia per riavvicinarsi a casa. Ma un mese fa era la stessa Lucchese a non esserci, o meglio c’era soltanto la squadra che lo scorso anno ha conquistato a fatica la permanenza in C1. E poiché a Fouzi fare la comparsa non piace, ha dato vita ad un mercato scoppiettante con l’aiuto di Spartaco Landini. Quindici giocatori nuovi, tutti esperti e marpioni della categoria. Vecchia guardia addio, largo ai veterani provenienti da fuori. Indiani ha raggiunto i suoi compagni di avventura mentre gli costruivano la squadra, partita con il 4-4-2 ma che strada facendo giocherà con il 3-4-1-2 (molto difficilmente già da domenica). In porta c’è Alex Brunner (’73), una garanzia ribadita in un inizio di stagione con i fiocchi. Davanti a lui, la linea difensiva è composta da aitanti trentenni. Prendete i terzini: a destra c’è Macellari (’74), che non ha certo bisogno di presentazioni. E’ stato prelevato dalla Triestina, società alla quale è passato lo scorso gennaio dopo aver disputato un buon autunno a Pavia. A sinistra c’è invece Campana (’75), che di nome fa Omar e che lo scorso anno ha militato nella Reggiana. Al centro c’è uno dei pochi reduci dei nicolettiani, quel Francesco Bellucci (’73) che la B l’ha fatta con la maglia del Treviso e non solo. Al suo fianco, un difensore di categoria come Geraldi (’75), tanta serie C alle spalle. A centrocampo Indiani può contare su due esterni veloci. Antonio Magnani (’83) è un altro dei sopravvissuti, pronto ad accettare la panchina non appena qualche infortunato di lungo corso tornerà a disposizione. Recuperati Oliveira (’69) e Carruezzo (’69), Luca Bonfanti (’76, altro ex Reggiana) tornerà sulla fascia abbandonando il suo attuale ruolo di trait-d’union fra i reparti. Al momento supporta Masini (’84, confermato) in un reparto offensivo che può contare anche le proiezioni dell’altro esterno Sturba (’72, ex Teramo) e l’ottimo lavoro svolto in cabina di regia da Napolioni (’75, svincolatosi dalla Reggiana) e Monticciolo (’76). Quest’ultimo, lo scorso anno promosso in serie A con l’Ascoli, è il vero faro del centrocampo toscano, la fonte della manovra rossonera. Indiani pretende dai suoi cuore e polmoni. E a proposito di cuore, anche il cardio-chirurgo ne ha uno molto grande, tanto da disporre prezzi degli abbonamenti popolarissimi. Quello di curva, i tifosi lo hanno comprato ad appena 15 euro. In 3.000 hanno deciso di sposare le idee e i progetti di quest’uomo venuto dall’est per cercare di riportare la Lucchese in serie B. Chissà se ci riuscirà già quest’anno, quello del centenario, ma l’impresa è difficile: la concorrenza è agguerrita, e poi l’impressione è che questa Lucchese (in difficoltà nei ritmi, avanti con gli anni e che ancora non si conosce bene) non potrà che venir fuori alla distanza.

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