La mente nel pallone: Viaggio nella psiche calcistica

Nel tentativo di voler comprendere meglio le dinamiche relazionali e motivazionali presenti all’interno di un gruppo di atleti impegnati in uno sport di squadra, in particolar modo nel calcio, abbiamo incontrato per pianetanapoli.it la dottoressa Monica Gianfico, psicologa – psicoterapeuta, iscritta all’ordine degli psicologi e degli psicoterapeuti della Campania. La dottoressa svolge attività di psicoterapia individuale di coppia e familiare, è  organizzatrice e relatrice di numerosi convegni e seminari, possiede un alto livello di esperienza in formazione, gestione di team group e progettazione, tra cui il progetto formativo di attività sportiva presso il carcere di Airola (BN), che ha adoperato lo sport del calcio come strumento educativo.

Quanto conta il giusto approccio mentale per un gruppo di calciatori?

“L’approccio mentale del calciatore conta tantissimo! L’atleta è un sistema integrato tra corpo e mente, oltre all’allenamento fisico e la preparazione tecnica, al fine di raggiungere la massima prestazione, per un calciatore è necessario completare la sua preparazione atletica con uno stato mentale ottimale, gli aspetti emotivi e cognitivi sono decisivi. Naturalmente parlando di uno sport di squadra bisogna orientare lo sguardo anche ad un allenamento relazionale; nel gruppo ogni calciatore deve sperimentare un completo coinvolgimento, il senso di appartenenza, la fiducia, un clima di collaborazione, la comunicazione efficace e la sicurezza di sé per promuovere lo spirito di squadra”.

 

Il Napoli in questa stagione ha dimostrato enormi cali di concentrazione contro avversari sulla carta più deboli. Come ci può spiegare questo stato di cose?

“Sarebbe interessante approfondire il modo in cui ogni calciatore motiva il proprio successo o fallimento e a cosa lo attribuisce, sicuramente in questa analisi bisogna considerare sia i fattori interni che situazionali, sono d’accordo sulla possibilità che la performance di fronte ad avversari che non riflettono le aspettative sia dovuta a dei cali di concentrazione, considerando che in altre partite hanno dimostrato di reggere bene l’intensità degli avversari e di saper vincere anche incontri più complicati; il saper gestire i livelli di concentrazione durante l’attività sportiva è correlato alle motivazioni, per questo attraverso una definizione degli obiettivi da raggiungere per ogni calciatore che devono essere desiderabili, il cosiddetto “Goal setting” inserito in un  programma di ‘Mental Training’, le abilità possono essere allenate così da potenziare la motivazione del gruppo anche con le squadre percepite più deboli”.

 

Pepe Reina è considerato un vero e proprio leader dai suoi compagni e dallo stesso allenatore. Ora si parla di un suo possibile addio. Quanto è importante una personalità di leader in squadra di calcio?

“La personalità del leader è fondamentale per una squadra di calcio così come per ogni altra attività sportiva, il leader aiuta a valorizzare le potenzialità dei calciatori ed è determinante nel condurre il gioco di squadra verso i traguardi prefissati, il tutto in un clima positivo sia in campo che fuori promuovendo lo spirito cooperativo della squadra. La possibilità che Reina, lasciando la squadra potrebbe influire inizialmente sui compagni non è da escludere, ma non per questo deve necessariamente condizionare sull’aspetto produttivo della squadra, un buon leader guida il gruppo motivandolo ma non rendendolo dipendente, con un approccio partecipativo e responsabilizzante determina una crescita individuale e di gruppo”.

 

Rosario Verde

Maturita’ classica. Attestato di Intelligence e Spionaggio Industriale conseguito presso L’Iscom, istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione.Giornalista, curatore di rubriche e membro della redazione presso il giornale cittadino “Zapping” di Casandrino. Amante del Latino, si definisce un malato della maglia azzurra. Lettura e scrittura, tecnologie, sport, viaggi sono i suoi hobby nel tempo libero.

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