La ‘Liga del playoff’: il maxi-campionato spagnolo ’86-’87
Nel Napoli più iberico della storia, scopriamo le curiosità, gli aneddoti, i modus vivendi della cultura spagnola
¡Hola!
Nel 1987 da queste parti si vinceva uno Scudetto. Il primo storico Scudetto del Napoli, atteso per 60 anni. La grande impresa compiuta da Maradona e compagni fa impazzire di gioia un popolo, mentre Italia e Europa s’alzano in piedi per applaudire e celebrare il grande e meritato successo di una delle città più gloriose del mondo. Eppure, in quel 1987, il vecchio Continente della pedata ammira con curiosità e un pizzico di trepidazione anche un altro campionato. Allora declinante e poco spettacolare rispetto a oggi, ma non meno interessante e con scorpacciate industriali di goal. Es decir, la Liga Española. Eh già, perché in quel fatidico anno il massimo campionato iberico fa letteralmente gli straordinari per dieci mesi. Un torneo-maratona iniziato a fine agosto ‘86 per terminare all’inizio dell’estate successiva, pieno di emozioni in testa e in coda. La Liga più lunga ed estenuante mai vista. La Liga del playoff.
CHE CASINO! – L’idea di partorire una Primera División ‘formato maratona’ non è altro che parte di un progetto ancor più ampio e coinvolgente anche la Segunda e la Segunda B. Tale progetto viene abbozzato a metà del 1985 ma subisce delle modifiche a causa delle proteste dei club di Terza Serie, in quanto la riforma prevedrebbe la sua scomparsa. Il che non si verifica nella ratifica definitiva. Tuttavia la modifica più corposa riguarda il massimo campionato, allora a 18 squadre. Quello 1986-87 avrebbe visto, infatti, lo svolgimento di una stagione regolare ad andata e ritorno a cui avrebbe fatto seguito una coda con tre liguillas da sei squadre ciascuna: una per decidere Scudetto e zona UEFA, un’altra per stilare la griglia della successiva Copa del Rey e un’altra ancora per stabilire le tre retrocesse in Segunda. Il tutto per un totale di quarantaquattro partite! E per ridare competitività al calcio frenando il deflusso di spettatori verso il basket, già seguitissimo in quegli anni nella Península. La neonata Liga de Fútbol Profesional, di fatto, ha studiato anche l’ipotesi di ridurre i club di Primera a 16 per poi dividerli in due gruppi da otto e giocare altri due gironcini andata/ritorno. Poi non se n’è fatto più nulla. Ad ogni modo ne viene fuori un mezzo casino. Non tutti sembrano contenti dell’espediente, specie tra i tifosi.
E’ SEMPRE REAL-BARÇA – Ai nastri di partenza di quel campionato le attenzioni sono tutte concentrate sull’eterno duello Real-Barça. I madrileni vivono l’era della ‘Quinta del Buitre’, l’allegra brigata capitanata dal rapace Emilio Butragueño con Martín Vázquez, Míchel, Pardeza e Sanchís, il neoacquisto Buyo a difendere i pali, Chendo, Solana e Camacho in difesa, Gallego e Gordillo in mediana e il fenomenale Hugo Sánchez e Valdano in attacco. I blaugrana rispondono con i britannici Archibald, Lineker e Hughes, Zubizarreta in porta appena preso dall’Athletic Bilbao, Salva, Alexanko, Migueli e Gerardo in terza linea, Calderé, Schuster e il futuro doriano Víctor al centro e Carrasco avanti a supportare i sudditi della regina Elisabetta. Proprio l’Athletic, arrivato terzo l’anno prima, perde anche Salinas andato all’Atlético e si affida ai giovani del vivaio. I Colchoneros vogliono confermarsi nei piani alti, così come lo Zaragoza fresco vincitore della Copa del Rey. Il Valencia non c’è: è retrocesso l’anno prima in B dopo 55 anni. Lo Sporting Gijón desidera mantenere il suo ruolo di ‘ammazzagrandi’ grazie anche alle parate di Juan Carlos Ablanedo, miglior portiere del campionato precedente. La Real Sociedad cerca di tornare ai fasti di inizio decennio. Desta curiosità il neopromosso Mallorca. E tra le piccole il Cadice, che si assicura le prestazioni di due esperti quali il salvadoregno Mágico González e l’uruguagio Carrasco. Ma proprio gli andalusi saranno protagonisti dell’episodio più clamoroso di quell’annata ….
VELENI IN CODA – Piccole polemiche a parte, a distanza di anni molti tra gli appassionati spagnoli ricordano con simpatia e positività quella lunghissima e interminabile corsa a tappe. Una corsa che in quei mesi tiene comunque i tifosi nella giusta tensione. L’eterna sfida Castiglia-Catalogna puntualmente si rivela tale, malgrado le storiche rivali di sempre (Atlético, Athletic e le sorprese Gijón ed Espanyol) cerchino di tenere il passo. I Blaugrana prendono la testa alla 14^ giornata vincendo a Siviglia contro il Betis e approfittando della caduta dei Blancos al Bernabéu col Bilbao. La squadra allenata da Terry Venables (altro inglese …) è Campione d’inverno con due lunghezze di vantaggio sui ragazzi di Leo Beenhakker, ma perde la testa alla 30^ sconfitta a Zaragoza; il Real supera 2-1 il Sevilla in casa e tiene il primato fino al 4 aprile, termine della stagione regolare: lo Scudetto sarà una questione a due, l’Espanyol terzo è già abbastanza lontano. Nello stesso gironcino ci finiscono lo Zaragoza quinto e, clamorosamente, Gijón (4°) e Mallorca (6°) a giocarsi un posto per l’Europa. Fuori dal grande giro Atlético, che deve accontentarsi della liguilla B (dove finisce anche la Real Sociedad) e Athletic, costretto addirittura a finire nella poule per non retrocedere. Nella seconda fase il Barcellona tiene testa al Buitre e compagnia, giungendo a due giornate dalla fine con due punti di svantaggio. Alla penultima, l’assolato 14 giugno, Real e Barça sono impegnate entrambe in trasferta, rispettivamente a Saragozza e Gijón. Alla Romareda i madrileni sbrigano la pratica con una doppietta (indovinate un po’…?) di Butragueño e una rete di Solana (per gli aragonesi segna Pineda), al Molinón invece i catalani cadono colpiti da Zurdi: per i Blancos è il 22° titolo. L’ultima giornata contro l’Espanyol è una passerella finale: 2-2 e tante feste, soprattutto per Sánchez, capocannoniere con 34 reti e vincitore del ‘Pichichi’. Al Barcellona la magra consolazione del ‘Zamora’ appannaggio di Zubizarreta. Ma la vera suspense si registra in coda. A campionato in corso la Real Federación Española de Fútbol ha infatti deciso di allargare la Primera da 18 a 20 squadre con conseguente riduzione da tre a una delle retrocesse. Sia in regular season che nella fase-playoff il Cadice (ecco qua…) è quasi sempre stato fanalino di coda, sicché al presidente dei ‘Matagigantes’ Manuel Irigoyen Roldán viene in mente la pensata: la Liguilla de la muerte, un ulteriore minigirone con gare di sola andata tra le ultime tre del gruppo delle pericolanti. “Se avessimo saputo che ci sarebbe stata una sola retrocessa, avremmo lottato per non finire ultimi” si giustifica Irigoyen. Il quale chiede e ottiene il last minute rescue costringendo Osasuna e Racing Santander al finale thrilling. In merito a quella clamorosa decisione si dice ancora oggi del peso avuto dal presidente gaditano, personaggio allora molto influente nella Federazione. Ad ogni modo, nella Liguilla de la muerte si riparte da zero. Il 24 e il 28 giugno 1987 il Cadice pareggia a Santander (1-1) e al ‘Carranza’ (identico punteggio) con l’Osasuna. Nell’ultimissimo atto (30 giugno) i Rojillos di Pamplona superano 2-0 i cantabrici condannandoli al ‘descenso’ e salvandosi insieme agli andalusi. Si chiude così, dopo dieci mesi e un codazzo perenne di polemiche da parte del Racing, la Liga del playoff, il campionato spagnolo più lungo di sempre. Un esperimento mai più ritentato. Non con tanti rimpianti, a dir il vero.
!Hasta la próxima!