IO STO CON GASPERINI
È davvero curioso che dopo una sola giornata di campionato siamo già tutti pronti a tirare le somme, neanche fossimo a maggio. Forse i processi sommari di Zamparini e Cellino (che, almeno in quanto a schizofrenia, sono sicuramente imbattibili) ci hanno dato l’idea che sia già tutto finito, irrimediabile, deciso. Ma non è così, neanche per sogno. Non basta il precampionato e non basta neanche la gara d’esordio per sancire la riuscita o il fallimento di un progetto, vale per i suddetti schizoidi come per chi dopo la prima sconfitta sta già preparando la valigia.
Per motivi di spazio sfioreremo soltanto l’argomento Luis Enrique: se non fanno gli “italiani”, gli americani resisteranno alle pressioni della piazza e il tecnico spagnolo avrà almeno qualche mese per provare ad affermare il suo progetto. Che è folle, senz’altro, perché non è per niente facile esportare il modello iberico dalle nostre parti. Lo dimostrano i tanti (troppi, praticamente tutti) spagnoli che hanno fallito in Italia. Ma non per questo merita di essere bocciato ancor prima di aver iniziato a crederci. Diverso il discorso per il derelitto Gasperini, dato già per spacciato dopo la “gasperiniana” sconfitta di Palermo. Quanti bei processini su giornali e tv contro il tecnico che non è riuscito ad adattarsi alla realtà interista, come se uno dovesse cambiare le proprie idee solo perché lavora per una big. Certo, Milano non è Genova e c’è meno tranquillità per lavorare, ma Moratti al momento della firma sapeva (o no…?) che l’ex pupillo di Preziosi lavorava col 3-4-3, così come sapeva (o no…?) del suo integralismo tattico. Eppure non gli ha preso neanche uno dei calciatori che il mister piemontese aveva chiesto, lasciandogli a fine mercato una squadra adatta per tutti i moduli tranne che per il suo. Il Gasp è un allenatore coraggioso e innovativo, che nella sua carriera ha sempre osato anche oltre le proprie possibilità, e gli fa onore insistere sulla sperimentazione contro tutto e tutti. Gol ne prenderà sempre tanti, vedremo adesso se avrà il tempo di farne più degli avversari o sarà mandato via prima di potersi imporre. O quantomeno di poterci provare.
Ciò che resterà sempre un mistero è perché l’Inter abbia puntato su di lui senza dargli neppure un briciolo di fiducia, fin dal principio. La difesa a quattro la sa fare Rossi, la sa fare Ranieri, la sa fare perfino Agostinelli. Ma Gasperini no, lui deroghe alle proprie idee le ha concesse solo in casi di estrema necessità. Con tanti allenatori a spasso che motivo c’era di affidare la panchina al più spregiudicato di tutti sperando di snaturarne le idee? È come sposare una mora sperando che si faccia bionda, o viceversa. La vicenda Gasperini puzzava di bruciato fin dal primo istante. In molti hanno visto in questo ingaggio la ricerca di un capro espiatorio che distogliesse lo sguardo dai veri problemi dell’Inter: i senatori ormai scoppiati e un presidente che ha chiaramente tirato i remi in barca. Quindi, almeno noi, proviamo a ragionare ed evitiamo di gettare la croce addosso al tecnico nerazzurro, perché se mai ha commesso un errore è stato soltanto quello di accettare un lavoro per il quale è sempre stato il ripiego del ripiego.