In bilico e distratti?

Il Napoli tra ritorno in campo – ancora lontano, ma oramai in cantiere, in fase di “studio” – ed il nodo relativo ai rinnovi contrattuali: da un lato Gattuso prepara i suoi a ritrovare un po’ di forma fisica in vista della probabile ripresa del torneo, tra meno d’un mese, dall’altro la dirigenza si concentra sugli aspetti formali ed economici, studiando le prossime mosse per orientare il destino del club. Sbrogliata la matassa Mertens, per il cui prolungamento contrattuale bisogna “solamente” attendere i crismi dell’ufficialità, e polacchi a parte (per Zielinski si continua a discutere, pochi i margini con Milik), resta invece da capire che decisione verrà presa nei confronti di un altro veterano della recente storia azzurra. Ci riferiamo a Jose Maria Callejon, intorno al quale non sono tantissime le voci circolanti in questi giorni, ragion per cui lo sfondo che delineerà il futuro delle parti non ha ancora assunto dei contorni ben definiti. Una cosa è certa: ad oggi, il contratto dello spagnolo dovrebbe essere per forza di cosa prorogato almeno di qualche mese, rispetto alla naturale scadenza fissata al 30 giugno, per consentire al giocatore di disputare la rimanente parte di stagione, ove mai venisse ufficializzata la decisione di far proseguire il campionato. Il problema, che nella fattispecie riguarda Callejon ed in generale tutti quelli che teoricamente dal 1 luglio sarebbero senza squadra o potrebbero cambiarla (col divieto di scendere in campo nella stagione da concludersi), è che l’estensione dei contratti fino al termine delle competizioni, ipoteticamente previsto ad agosto, non potrà essere fatta “d’imperio”, ma necessiterebbe comunque d’una rinegoziazione. Meno complicati da gestire, a stretto giro, ma a loro modo ugualmente spinosi, per ragioni diverse, sono invece i casi a scadenza non imminente, ma “breve”, per esempio nel 2021: nel Napoli, oltre ai già citati Zielinski e Milik, un altro nome che tiene banco è quello di Elseid Hysaj. L’albanese, che già la scorsa estate era certo di partire, ha più volte espresso, soprattutto attraverso le parole del suo agente, la volontà di cambiare aria. Due titolari quasi mai messi in discussione, Hysaj e Callejon, i soldatini della fascia destra, che il Napoli pensa di rimodernare. Ma nel frattempo è lecito fare delle riflessioni. Certi dell’impegno, sicuramente encomiabile, che entrambi profonderanno, la questione verte su altri argomenti, sulla verifica di discorsi motivazionali, di energie mentali che potrebbero essere dissipate in pericolose distrazioni – come la ricerca di una nuova destinazione -, piuttosto che venire incanalate totalmente verso la causa partenopea – è un processo inconscio, non dipenderebbe direttamente da loro. Prima della sosta forzata, la squadra di Gattuso aveva lasciato in sospeso degli obiettivi importanti, uno su tutti pienamente alla portata: posizione uefa da blindare a parte, e al netto pure della prestigiosa sfida al Nou Camp di Barcellona (non si sa quando), il fronte più interessante su cui il Napoli dovrà indubbiamente concentrare le maggiori risorse resterà la Coppa Italia e l’annessa possibilità di portare a casa un titolo con appena altre due partite da disputarsi. Un’occasione irripetibile se contestualizzata in una stagione che appariva disastrosa fino a pochi mesi or sono e che andrà colto nel migliore dei modi possibile e con il massimo degli stimoli da parte di tutti. Per contro, scendere in campo con calciatori che hanno dato tutto, che si sentono a fine ciclo e cominceranno a guardarsi (legittimamente) intorno non sarebbe il viatico migliore per ricominciare. I rinforzi arrivati a gennaio – vedi Politano, che scalpita alle spalle di Callejon – e coloro che recupereranno dagli infortuni più seri – si pensi a Malcuit, in luogo proprio di Hysaj, affiancato alla certezza Di Lorenzo – restituiranno a Gattuso una rosa competitiva per affrontare il durissimo tour de force che l’attende: partite ogni tre giorni nel terribile caldo previsto per l’estate 2020, stimata tra le più torride del secolo. Di certo saranno inevitabili le turnazioni per consentire il regolare recupero psicofisico tra un match ed un altro, incastonati in maniera così ravvicinata: sul banco di prova anche lo stesso Gattuso, che proprio nella corretta calibrazione delle forze individuali non sempre è risultato impeccabile – turnover non esattamente flessibile, ritorno dei “titolarissimi”, qualche inserimento frettolosamente anticipato e alcune riserve relegate a ruoli troppo marginali per poterci contare nei momenti del bisogno. L’unica discriminante, stavolta più determinante che mai, e che realmente potrebbe alterare le scelte tecniche finali sarà la capacità d’adattamento che ciascun calciatore dimostrerà nei confronti d’un scenario per certi versi imbarazzante (ben 12 turni giocati a porte chiuse, dopo un lungo periodo di stop e degli allenamenti che per adesso appaiono ancora blandi): mente sgombra e tanta volontà saranno oltremodo i requisiti richiesti, ergo niente spazio per mugugni o mal di pancia vari.

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

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