IL VECCHIO E IL “MALE”
sono errori che ti accorgi di aver commesso quando ormai è quasi tutto perduto, e non importa quanto farai ammenda o quanto proverai a rimediare se la situazione è così inesorabilmente compromessa. Errori di gioventù, si potrebbe dire in senso molto, ma molto lato. In effetti il settantenne Giorgio Squinzi è tutto fuorché giovane, men che meno inesperto visto che è giusto un attimo il presidente di Confindustria. Nel calcio, però, il buon Squinzi ha l’esperienza di un ragazzino, quindi gli si può dire senza timore di smentita che qualcosina da imparare ancora ce l’ha. E quest’anno l’ha dimostrato eccome.
Sannino, Liverani, Nicola. De Canio e Maran. Delio Rossi. E Malesani, naturalmente. Sono in fila i nomi di allenatori che hanno una media punti stagionale più bassa di Eusebio Di Francesco. L’ex allenatore del Pescara non navigava certo in acque tranquille, quando il 28 gennaio del 2014 fu messo alla porta. Diciassette punti, tante sconfitte ma anche diverse soddisfazioni, su tutte il pareggio col Napoli e la rocambolesca vittoria contro il Milan, con una serie di partite mai banali e giocate anche molto bene. Un quartultimo posto di tutto rispetto, per una neopromossa partita fortemente a handicap che pian piano si stava acclimatando alla serie A, dove non poteva che recitare la parte della matricola, non proprio terribile ma comunque temibile. Ciononostante il presidente non era per nulla soddisfatto. Del resto lui – che ha portato il Sassuolo dall’anonimato fino al gotha del calcio italiano – è abituato a vincere sempre e comunque, non importa quanto ci sia da spendere e spandere. Via Di Francesco, quindi, e squadra allo “specialista” (?) Malesani, allenatore che non ne azzecca una giusta da ben più di un paio di lustri. La frittata era ormai pronta, serviva solo agitare un altro po’ le uova, cioè le acque. Finale di mercato in stile Shining e squadra rifondata da zero. Tutti a casa, come se fino a quel punto Squinzi ci si fosse portato da solo, comprando, allenando e giocando a calcio. Al posto degli eroi della B, ecco una serie di ex quasi-campioni a caccia di un eldorado in cui svernare in santa pace, che tanto pure se si retrocede ormai cambia poco. Dodici facce nuove, tredici con Malesani, diciassette punti in classifica. Si davano i numeri, nella città della ceramica.
I numeri e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I diciassette punti sono rimasti tali, Malesani è riuscito nell’impresa di fare zero-zero-cinque ed è riuscito perfino ad annichilire il talentino di casa Berardi, prima di andare via a calci. Al suo posto? Di Francesco, ovviamente, che dovrà riprendere l’edificio che aveva lasciato barcollante ma solido e ricostruirlo dalle macerie. Con speranze di salvezza ridotte ormai al lumicino, e non certo per colpa sua. Poi magari a fine anno si torna in B e il capro espiatorio sarà lui. O forse no, forse Squinzi ha capito l’errore ed è tornato l’imprenditore illuminato e lungimirante che ha saputo portare in A una ridente ma piccola cittadina come Sassuolo. In quel caso si scuserà con il povero Eusebio e riproverà l’assalto, stavolta con un bagaglio di preziosa esperienza in più. Non ci resta che augurarcelo: dei Cellino, degli Spinelli e dei Zamparini il calcio ne ha già fin sopra i capelli. Squinzi può e deve essere diverso da loro.