IL MIGLIOR ‘UOMO RAGNO’ DELLA LIGA: IL TROFEO ZAMORA

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Hola!

Un paio di settimane fa la nostra rubrica s’è occupata del Trofeo Pichichi, l’ambitissimo titolo assegnato al capocannoniere della Liga Spagnola. Nell’odierno numero di ‘Napoli Olé’ parleremo invece dell’altro importante riconoscimento del massimo campionato iberico, ossia quello riservato alla categoria dei portieri: il Trofeo Zamora. Come nel caso del ‘Pichichi’, così il premio per l’estremo difensore meno battuto della Primera División è intitolato alla memoria di un campione leggendario, il più grande portiere che la Spagna abbia mai avuto e uno dei più grandi al mondo nella storia del calcio: Ricardo Zamora Martínez, per tutti ‘El Divino’.

E pensare che il monumento del fútbol ha rischiato di non mettere mai piede sul tappeto verde. Da ragazzino, infatti, questo figlio di un medico di Cadice e di una valenciana, nato a Barcellona il 21 Gennaio 1901, si procura un’infezione al piede mentre gioca in strada, per la precisione a Calle Diputación, sbattendo contro una pietra: necessaria un’operazione chirurgica. Ma non è stato l’unico rischio; il señor Zamora vuole infatti che suo figlio studi per diventare anch’egli dottore. E il giovanotto studia, e nel tempo libero pratica boxe, nuoto, pelota. Ma il calcio, il pallone rincorso da ventidue uomini, lo affascina di più, spingendolo a inseguire quel sogno. Ed ecco che, dopo piccole esperienze durante le quali cambia ruolo e diventa portiere, viene notato dall’Espanyol nel quale debutta in prima squadra a soli 15 anni nel 1916. Da allora in poi inizierà per lui una carriera spettacolare, la quale lo porterà a vestire le maglie, oltreché dei Periquitos, anche dei rivali cittadini del Barça, del Real Madrid, dell’OGC Nizza. E ovviamente della Nazionale Spagnola, con la quale tuttavia, malgrado la sua longevità, giocherà solo 46 volte. Una di queste in un famoso Italia-Spagna, quarto di finale dei Mondiali del ’34, quelli organizzati dal nostro Paese, terminato ai tempi supplementari grazie soprattutto alle sue eccezionali parate. I rigori non esistono ancora cosicché la partita si ripete il giorno dopo; il CT Amadeo García ne sostituisce sette, compreso lui. E le Furie Rosse vengono eliminate dagli Azzurri, futuri Campioni del Mondo. Ricco il suo palmarés: tre campionati spagnoli e due Coppe di Spagna (de la República, all’epoca …) con le Merengues, trofeo quest’ultimo vinto anche due volte con il Barcellona e una con l’Espanyol. Con l’onore di una medaglia d’argento vinta alle Olimpiadi di Anversa del 1920.  Eccezionali le sue doti: agilità, senso della posizione tra i pali, acrobazie incredibili, tuffi spettacolari, la capacità di ipnotizzare l’avversario guardandolo dritto in faccia (utile nell’essere un pararigori di tutto rispetto!). Caratteristiche per mezzo delle quali ha fatto suo in tre occasioni il prestigioso premio che dal 1959 (con lui ancora in vita, essendo morto l’8 Settembre 1978) porta il suo nome.

Difatti ‘El Divino’ ha vinto (guarda un po’ …) il primo titolo di miglior portiere del campionato, istituito nel 1929 in contemporanea col ‘Pichichi’ e con la prima Liga a girone unico della storia, bissandolo nel 1932 e concedendo il tris nel 1933. Nel corso dei decenni il Trofeo Zamora ha visto succedersi nel suo albo d’oro tanti nomi. Alcuni, soprattutto nei primi tempi, conosciutissimi in Spagna ma poco altrove, come Gregorio Blasco, colonna basca dell’Athletic Bilbao emigrato in Messico dopo la Guerra Civil; o come Ignacio Eizaguirre, basco pure lui, tutta una carriera tra Valencia e Real Sociedad; o ancora Juan Acuña , gallego doc e bandiera storica del Deportivo La Coruña tra fine anni ’30 e metà anni ’50. Gli altri, quelli che vengono dopo, sono noti universalmente. A cominciare dal grande Antoni Ramallets, 6 volte Campione di Spagna e vincitore di 2 Coppe delle Fiere (antenate dell’attuale Europa League) col Barça, per decenni l’unico a vincere lo ‘Zamora’ 5 volte e ottenere l’esclusivo ‘Zamora de Oro’ prima che arrivasse Victor Valdés e ne eguagliasse il record con la stessa maglia blaugrana (e chissà se non lo superi un giorno …). Vicente Train, detto “el grapas” (“il fermaglio”) per la sua capacità di bloccare il pallone e ‘cucirlo’ tra le mani, 4 volte Campione di Spagna con il Real Madrid. Sadurní (3 Trofei), altro simbolo catalano del Barcellona tra gli anni ’60 e ’70, in campo insieme a Crujif e compagni nel memorabile 5-0 rifilato al ‘Bernabéu’ agli odiati Blancos nel 1974. Iribar, indomito n.1 dell’Athletic, Campione d’Europa con la Selección nel 1964 e sconfitto dalla Juventus in finale di Coppa Uefa nel 1977. Miguel Reina (sì, proprio lui, il padre di Pepe!), insignito dello ‘Zamora’ nel ’73 e nel ’77 rispettivamente con Barcellona e Atlético Madrid. Altri due baschi: Luis Arconada, colui che contribuì ai momenti di gloria della Real Sociedad nei primi anni ’80; e Andoni Zubizarreta, due decadi di successi nazionali e internazionali tra Athletic e Barça e buone stagioni al Valencia. Paco Buyo, longevo estremo difensore del Real fino a metà anni ’90. Juan Carlos Ablanedo, una vita intera in un piccolo club come il Gijón. Non mancano gli stranieri. Il camerunense Songo’o, felino giramondo. L’argentino Roa, finalista col Mallorca dell’ultima Coppa delle Coppe della storia persa contro la Lazio (1999), nonché fervente religioso della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. I suoi connazionali Martín Herrera, guardiano di quel Deportivo Alavés che nei primi anni 2000 stupì l’Europa perdendo l’Uefa per mano del Liverpool, e ‘Pato’ Abbondanzieri, fido custode del tenace Getafe. Tra gli spagnoli degli ultimi decenni non possiamo dimenticarci di Santiago Cañizares, bicampione di Spagna col Valencia di Rafa Benitez nel 2002 e nel 2004, gli anni che l’hanno visto vincere (oltre al 2001) lo ‘Zamora’. Di Iker Casillas, ovviamente, che ha ottenuto il ‘guantone’ solo una volta a dispetto delle sue brillanti annate da capitano del Real. Del già citato Valdés, miglior portiere della Liga nel 2005 e dal 2009 al 2012: una striscia continua poi interrotta da un altro straniero, l’enfant prodige belga Thibaut Courtois dell’Atlético di Simeone. E l’attesa è già tanta per vedere chi s’aggiudicherà il titolo 2014. Il lungo tuffo di mani protese verso il premio è cominciato già da un bel po’, nel segno del ‘Divino’ che (statene certi) da lassù guarderà compiaciuto.

¡Hasta la próxima!

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