“Il dito contro”: la noiosa e volpina retorica di Maurizio Sarri

 

Nell’afoso pomeriggio di Firenze, Maurizio Sarri ha fatto il suo esordio ufficiale sulla panchina della Juventus che ha pareggiato contro la Viola. Il match è finito a reti bianche ma l’allenatore toscano ha segnato il suo “autogoal” davanti alla stampa nel post gara.

Presentatosi scuro in volto e ancora visibilmente destabilizzato forse dalla polmonite o forse dalla mancata vittoria si è lamentato del caldo, dichiarando – si è scelto di parafrasare le sue parole – che con trenta gradi e alle tre del pomeriggio è impossibile giocare a calcio. Tuttavia, risuonano come eco non troppo lontane le proteste di quando sedeva sulla panchina azzurra: una volta era il caldo, un’altra la continuità sui vari campi, un’altra ancora la sosta e così via. Così come si ricordano le scuse del “comandante decaduto”, vicini sono anche i conseguenti sfottò che da ogni latitudine di Italia si riservavano al Napoli reo di un vittimismo atto a giustificare la mancanza di risultati.

Oggi Maurizio Sarri è sulla panchina dei vincenti per numeri e per antonomasia – quelli che “prima vincevano perché indossano la casacca a strisce” mentre adesso “non vincono e non hanno vinto certo con gli aiutini, io non l’ho mai detto!” n.d.r – e all’indomani del torrido pomeriggio fiorentino la stampa nazionale e torinese – che accoglie dichiarazioni come quelle precedentemente parafrasate ora con attonito sbigottimento ora con malcelato livore – non gli ha perdonato questo strascico di “partenopea” autocommiserazione.

Il popolo bianconero è agli antipodi di quello napoletano, o per meglio dire di un certo tipo di napoletani, per loro le scuse non servono: vincere è l’unica cosa che conta e Sarri all’ombra della Mole ci è arrivato per dimostrare che si può trionfare e divertirsi. In questa giornata di campionato – più di alcuni episodi antisportivi o di doppiette d’autore – stonano le sue dichiarazioni, quelle di uno che ha dismesso le vesti del “capopopolo” per portare la sua idea di calcio nel tempio dei risultati. Quando alleni una squadra come la Juventus le chiacchiere stanno a zero, la filosofia del resto è materia tutta del Sud e la retorica Maurizio Sarri, dopo aver rinnegato se stesso e le sue parole, avrebbe dovuto lasciarla a Napoli per una certa parte della tifoseria che ancora lo rimpiange e che per anni si è identificata con la sua immagine, rendendolo totem di atteggiamento e di pensiero.

Con la storia del caldo dopo lo 0-0 di  Firenze non ha fatto altro che reiterare un atteggiamento che chi ha incrociato il suo cammino conosce fin troppo bene: coprire dei limiti, malcelati o poco evidenti  con delle belle parole. Ma la retorica e la filosofia da bar non consentono ad una squadra di vincere, il “dito contro” questa settimana è rivolto a Maurizio Sarri ma c’è la sottesa speranza che il messaggio arrivi anche a quei tifosi azzurri che si sono identificati per anni con la sua immagine dentro e fuori dal campo, che possano reagire e capire che servono i fatti e che le chiacchiere ormai valgono poco anche sul Golfo di Napoli.

Gabriella Rossi

Laurea Triennale in Lettere Moderne conseguita presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, laureanda magistrale Filologia Moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Mi diverte molto la fotografia, scrivere, andare ai concerti , viaggiare e ovviamente tifare Napoli.

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