Hamrin compie 80 anni: “Porto nel cuore l’affetto del San Paolo”
Quando si affaccia da casa a Firenze vede i campi di Coverciano. Quando era a Napoli amava dire che apriva la finestra da via Posillipo e toccava con un dito il Vesuvio. Kurt Hamrin oggi compie 80 anni e per l’uccellino svedese, come fu soprannominata l’ala, il telefono di casa è bollente: «È stata una giornata impegnativa».
Se l’aspettava questo omaggio del mondo del calcio?«Onestamente no anche se fa tanto piacere. Ho ricevuto tantissime telefonate, sono venuti a trovarmi molti amici. Un affetto incredibile». Paragonabile a quello dei tifosi del Napoli?«Firenze, Milano e Napoli mi sono rimaste nel cuore».
I ricordi di Milano?«Le vittorie: uno scudetto, la Coppa delle Coppe e la Coppa dei Campioni».
Di Firenze?«È la città in cui ho scelto di vivere.Vi ho passato nove anni da giocatore e ora sono un tranquillo pensionato».
Napoli?«Ci sono arrivato da vecchietto, nel 1969, ma ho trascorso due stagioni splendide. Ricordo le passeggiate a Mergellina con mia moglie, abitavamo in via Posillipo, che panorama…».
Ci è più tornato?«Certo in più occasioni. Avevamo degli amici al villaggio svedese a Baia Domizia e poi per la partita contro l’Aik Solna».
Calciatori che le sono rimasti nel cuore?«Tantissimi, tra questi Rivera e Juliano. Davano certi palloni puliti che oggi sa dare solo Pirlo».
Ricorda il suo trasferimento al Napoli?«Al Milan non avevo spazi. Mi vide Ferlaino. Io avevo tanta voglia di giocare e non ci pensai due volte. Ricordo che la cosa che più faceva meravigliare i napoletani all’epoca era vedere i miei capelli biondi. Poi l’affetto allo stadio. Sono cose che ti rimangono nel cuore».
Chi è il nuovo Hamrin?«Penso all’attaccante del Palermo Dybala, è tutto istinto, come me».
Le piace il calcio di oggi?«È molto più fisico rispetto al nostro. Era un modo di giocare molto più lento però con tanti campioni. Poi la cosa che non mi piace oggi è che appena li toccano cascano tutti per terra. Devi chiamare subito l’ambulanza».
E gli stadi?«Non è che ci vada molto. Quando la partita è alle 15 sì, ma in serata no. Troppo freddo. Preferisco vedere la televisione. Con tutte quelle telecamere la partita si vede benissimo».
Juve, Roma, Fiorentina, Napoli: com’è il campionato?«La stagione è ancora lunga. Difficile fare pronostici».
Come mai la scelta di restare a vivere in Italia?«Perché me lo dicevano tutti i giocatori svedesi: vai in Italia che si vive bene. Poi ne parlammo con mia moglie Marianne e i miei cinque figli Susanna, Carlotta, Piero, Riccardo ed Erika. Loro ormai erano un po’ italiani».
In casa sua si parla italiano o svedese?«In entrambe le lingue ma per il mio compleanno parleremo tutti svedese».
Un modo per tornare in patria?«No. Abbiamo prenotato un tavolo per ventiquattro persone in un ristorante di Firenze.Verranno fratelli, sorelle, cugini. E loro non capiscono nulla di italiano».
Auguri allora.«Grazie e tanti saluti a Napoli, anche se l’ultima volta che ci sono venuto l’ho trovata più confusionaria».
Il Mattino