Il graffio di Corbo, giu’ le mani da Benitez
Il Napoli lotta per il secondo posto, rincorrendo una Roma turbata da contestazioni, rimorsi, conti fragili. Corre in Europa League. Avverte la Lazio, rivale nella semifinale di Coppa Italia il 4 marzo. Il cinismo di Higuain promuove il Napoli e l’eleganza del suo allenatore, chiamato a sopportare anche il vaticinio di qualche dirigente che teorizza l’assurdo. Che va a Sky la scorsa settimana per dire che il Napoli può proseguire su questi livelli di rendimento anche cambiando allenatore.
Ma quale allenatore avrebbe lentamente dato equilibrio, motivazioni, gioco ad una squadra uscita in pezzi dall’avaro, illogico, contraddittorio mercato estivo e dalla eliminazione della Champions? Vince con Gargano e Britos che il Napoli non è riuscito neanche a svendere.
Passa il Napoli, ma complimenti a Mancini che sta rimettendo in pista un’Inter costruita male. Nessuno può, neanche Mancini, contro le amnesie di Ranocchia, lentone che dimentica pure se stesso in campo.
Giro intanto il pezzo scritto per Repubblica scritto sul tamburo, come diciamo noi che veniamo da lontano, riservandomi un intervento quanto prima sul Graffio.
BENITEZ e Mancini entrano cordialmente insieme. Sembrano tranquilli, lo sono, ma dopo scelte difficili. L’Inter inserisce il giovane rumeno George Puscas, 19 anni ad aprile. Chiude a sinistra il terzetto del 4-2-3-1, con Shaquiri a destra, Hernanes al centro. Coraggio ne ha anche Benitez per sostituire Maggio: boccia Henrique, soluzione naturale, per inventare Koulibaly difensore destro. Sembra un azzardo ma il francese ispirandosi forse a Thouram (centrale spostato a destra da Lippi per lo scudetto) è una sorpresa. Si propone. Apre un varco interessante. Sulla destra fa ripartire il Napoli sulla destra, dove Nagatomo chiede la protezione di uno dei due mediani, Brozovic. Dopo il palo di Icardi, è il Napoli domina sulla trequarti: perché ha in Hamsik lo slancio che gli chiedeva da tempo, il capitano guida la squadra che occupa in avanti una fascia orizzontale, fascia che copre male l’Inter. Medel gioca troppo basso, fa da schermo alla difesa, mentre Hernanes si spinge troppo in avanti. Si rivela così la lentezza in difesa di Juan Jesus e Ranocchia risparmiati da un impreciso Higuain e un appannato Callejon, a disagio Shaquiri contro il puntuale Strinic. Prevale la freschezza del Napoli, primo in quasi tutti i contrasti per un’ora, brillante Gargano, peccato per l’inutile lite con il cileno Medel.
Benitez crede ancora nel varco a destra e vi manda spesso De Guzman, invertendolo con Callejon. Al Napoli sembra Nagatomo l’anello debole. Ma sullo stesso versante Mancini trova finalmente il furore di Puscas per impegnare Koulibaly. La Coppa Italia, con sfide secche, rivela intanto un pregio: dopo un’ora le squadre si svincolano dai meccanismi rigidi, si allungano, rischiano. Benitez fa arrabbiare lo spento Callejon sostituendolo con Mertens, e vuol giocarsi tutto con Gabbiadini al posto di un Hamsik, un po’ stanco ma ritrovato. Costretto al cambio di De Guzman, reinventa Ghoulam esterno alto a sinistra con Mertens a destra in una sorta di 4-4-2. È la mossa fatale, basta attendere qualche minuto. Perché Higuain si ribella alla sua sufficienza, si infiamma come se avesse la vittoria addosso, costringe Ranocchia ad penoso fallo per bloccarne la cavalcata in contropiede. Ranocchia, troppo lento e impacciato, sembra stravolto al punto da fallire l’aggancio. Il destino ha già programmato il finale: proprio Ghoulam indovina una rimessa laterale lunga che inganna Ranocchia, Higuain è pronto per portare il Napoli in semifinale di Coppa Italia. Un bomber così ne stende due: l’Inter ieri e la Lazio che già lo teme