Il graffio di Corbo: “Campionato, ora o mai più”
La stagione del Napoli offre già due dati. Il ritorno di Hamsik è un colpo di luce: ha superato i momenti bui e recuperato la essenziale lucidità del suo gioco. Sembra davvero il leader che Benitez ha preparato, il personaggio che il Napoli cercava, quindi il migliore acquisto di una estate in grigio, con tutte le ansie irrisolte del mercato. L’altro elemento è nel numero di spettatori: 14.346 sono discreti per una vittoria sullo scombinato Paok di Salonicco, pochi per una notturna d’esordio, ancora meno per una città affollata in agosto.
I due dati offrono un’idea del futuro prossimo. Con Hamsik e Callejon in sinergia, con il motivato Higuain che torna in anticipo per riscattare il suo controverso Mondiale, con Zuniga prezioso jolly, Benitez può distribuire frasi rassicuranti come l’altra sera, dopo la vittoria. “La chiave è lavorare con chi abbiamo e farlo al meglio”. Tra le righe, si intravede la resa: non era lui che progettava da gennaio un Napoli fondato su Mascherano e altri di prima fila?
In Benitez è lodevole la ricerca di verità plausibili. “Se prendiamo il migliore giocatore del mondo s’infortuna, che facciamo?” finge di porre ai cronisti una domanda che avrebbe invece una sola risposta dai tifosi. Intanto, prendiamolo…
Il Napoli non si rassegna, ma non vola alto. Niente nomi eclatanti, acquisti con la ormai diffusa formula del prestito per rinviare di un anno il saldo, rivalutazione dei giocatori in esubero. Se ne contano dieci per la linea difensiva a 4: Zuniga, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Fernandez, Maggio, Mesto, Britos, Henrique e il giovane Luperto promosso da Benitez. Precipita la qualità al centro: Inler, Dzemaili, Jorginho, Radosevic sono gli stessi dell’anno scorso, con Behrami in meno e due che tornano, Gargano e Donadel. Ci vuole tutta la maestosa serenità di Benitez per dimenticare Mascherano ed essere soddisfatto.
In attesa che arrivi almeno un mediano di qualità, non c’è da avvilirsi. Il Napoli sembra padrone del suo gioco, due tocchi e via, costruzione veloce, un anno non è passato invano, Koulibaly è una sorpresa, Zuniga promette duttilità, perché gioca in 4 ruoli. Esterno alto o basso, a destra come a sinistra. Può dare il cambio anche a Callejon, Mertens e Insigne. In attacco non è a posto Michu, la sua corsa non è rotonda, né va sbagliata la scelta tra Zapata e Vargas: uno solo rimarrà, visti entrambi con il Paok il colombiano per fisicità è da preferire al cileno. Vargas ha velocità ma gli mancano peso e impeto per il contropiede corto, l’arma più affilata del Napoli di Mertens e Callejon. Eccelle a palla scoperta, ha buoni tagli, ma sbatte contro il primo difensore massiccio che incrocia.
Non c’è da avvilirsi perché il Napoli ha scelto quest’anno la sua corsia. Il presidente che annunciava la Champions come obiettivo, opta sul campionato. Non a caso De Laurentiis dice che “quest’anno mi gioco lo scudetto”. Una promessa dal retrogusto un po’ amaro: in Europa gli altri club sono più forti, qui il calcio è lo specchio del paese, sarà pirotecnica solo la serie A. Penalizzati in Champions, gli italiani si divertiranno nel circuito domestico, con la Juve abbandonata da Conte, con Inter e Roma bene attrezzate, con il Napoli che consolida i suoi valori intorno alla cattedra di Benitez. I tifosi avranno pazienza? “Ora o mai più per lo scudetto”, incitano la società. E lo fanno intendere meglio: debutto magro, solo 14.346 paganti
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