GAME-OVER?
Una crisi senza fine. Alla luce dell’incredibile ko azzurro in terra romana , si fa davvero fatica a trovare le parole giuste per giustificare l’andazzo negativo che sta caratterizzando la stagione azzurra da due mesi a questa parte. Leggere la classifica attuale (che vede i partenopei precipitare al sesto posto dietro Lazio , Fiorentina e Sampdoria) è un colpo allo stomaco , difficile da incassare. In particolar modo se si consideri che , appena sette giornate fa , il Napoli aveva praticamente ipotecato il terzo posto , distanziando la Lazio di Pioli di addirittura 8 punti. Quasi venti punti persi , una debacle inaudita , inaccettabile per una tifoseria che – anche mercoledì in occasione del ritorno di Coppa Italia proprio contro i biancocelesti – mai farà mancare il proprio appoggio ad un club dove tutti al contrario sembrano essersi arresi. A dieci giornate dalla fine , senza combattere , senza sudare una maglia sacra. In una situazione talmente grottesca , nessuno può essere giustificato. Dalla società , passando per l’allenatore , fino all’ultimo dei panchinari. Rimane di stucco il tifoso napoletano che si ritrova ogni domenica ad assistere ormai ad un film già visto , dal finale amarissimo , una lenta agonia portata avanti da quei beniamini che Napoli ha sempre saputo amare e che sicuramente ama ancora. Il campionato azzurro sembra un lento e svogliato trascinarsi , in attesa che si arrivi alla fine. Una situazione inaccettabile soprattutto considerando i proclami di Presidente ed allenatore ad inizio stagione , fiduciosi che questa rosa potesse competere fino alla fine per tutti i traguardi.
Classifica giusta Ma , probabilmente , il motivo principale del tracollo partenopeo esiste ed è molto più semplice di quanto si possa pensare. Per mesi , ci si è chiesto se questa rosa fosse davvero da terzo posto , se si fosse rinforzata con l’arrivo dei vari De Guzman , Lopez e Koulibaly ed alla luce delle partenze di calciatori come Fernandez , Behrami , Pandev e Dzemaili. Tutti hanno storto il naso alla fine del mercato estivo e , ad oggi , avevano ragione. Appariva chiaro sin da subito che far partire a cuor leggero elementi poco utilizzati la stagione prima ma comunque parte integrante di una rosa da diversi anni , sarebbe stato un terribile azzardo. Azzardo ancor più folle quando , per rimpiazzare tali elementi , non è stato portato a Napoli alcun calciatore di prima fascia segnalato da Benitez , preferendo affidarsi a calciatori di squadre modeste come Swansea ed Espanyol. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le antagoniste azzurre si sono rinforzate in modo strategico e mirato mentre il Napoli si ritrova ad essere un cantiere aperto , dove esistono due-tre calciatori di categoria superiore che tirano disperatamente quella carretta sulla quale però ci sono troppi onesti mestieranti incapaci di poter reggere i ritmi di una stagione ad alti livelli. Una rosa messa su in modo approssimativo , specchio fedele di un progetto nebuloso e confusionario. Ma la delusione del tifoso azzurro non si riduce alla classifica. Ciò che indegna la tifoseria è notare quella mancanza di cattiveria e quella voglia di recuperare una gara , che calciatori di serie A dovrebbero avere di base nel proprio D.N.A. E’umiliante vedere come il Cesena riesca con grinta e coraggio a recuperare tre goal in casa del Verona e , contemporaneamente , assistere alle stucchevoli prestazioni degli azzurri , che si limitano con uno sterile possesso palla , privo di mordente , in attesa che l’arbitro fischi la fine dell’incontro.
La confusione di Rafa Ed arriviamo a Benitez. Confuso , smarrito , forse stufo della realtà partenopea ed italiana , sibillino sul suo futuro. Ma sicuramente non esente da colpe. Anzi , tutt’altro. Si è sempre elogiato il suo grande lavoro alle falde del Vesuvio , alla sua capacità di stracciare diversi record storici del club e di aver cercato di inculcare ( spesso invano) una mentalità nuova ed internazionale ad una piazza non abituata ad accettare i cambiamenti. Ma il Maestro Benitez sembra aver perso la bussola. Sono ormai troppi gli errori di formazione negli ultimi due mesi , figli di una turnazione che almeno contro la Roma si poteva accantonare. Resuscitare gli uomini di Garcia , regalando una panchina composta da Zuniga , Koulibaly , Gargano , Gabbiadini , Insigne e Zapata , significa arrendersi inspiegabilmente prima di giocarla. Significa non credere più ad un terzo posto ancora fattibilissimo. E tutto ciò non fa che alimentare le voci maligne di quanti non vedono l’ora che lo spagnolo saluti Napoli. La strategia di puntare all’Europa League è molto coraggiosa ma sicuramente utopica al momento , data la condizione azzurra e la forma stratosferica del Wolsfburg. Non ci resta che augurarci che le illuminazioni di Benitez possano miracolosamente rivelarsi giuste e che il Napoli possa alzare quella coppa che manca da 25 anni e che garantirebbe l’accesso diretto alla Champions League. Perché , in caso contrario , il fallimento sarebbe totale. E tra i suoi principali responsabili ci sarà anche il buon Don Rafè.
NICOLA MOSCATO