ESCLUSIVA PN. EX ARBITRO MARELLI.”NICCHI NON AMA LE CRITICHE, PER DOHA PENSO CHE BANTI SIA L’ARBITRO MIGLIORE. SUDDITANZA PSICOLOGICA? NON ESISTE”

Luca Marelli avvocato civilista ma soprattutto ex arbitro alla CAN di serie A-B, ora anche apprezzato opinionista televisivo è stato l’arbitro di due derby tra Avellino e Napoli: la gara di andata al San Paolo nel Campionato 2004-2005, ma soprattutto la finalissima per accedere in serie B al Partenio. Pianetanapoli.it lo ha intervistato in esclusiva per parlare del mondo arbitrale italiano.

Te come altri colleghi come Pirrone, Saccani, Iannone, quando siete stati dismessi avete sbattuto la porta in faccia all’Aia ed avete avuto il coraggio di rimanere fuori dal mondo arbitrale. Ci vuole tanto fegato soprattutto dall’ uscire da questa grande famiglia che è l’associazione italiana arbitri, dove magari prima in sezione e poi come osservatori o designatore si puo ‘ rimanere a lavorare e guadagnare?
Non è questione di coraggio, si tratta di scelte.Nel mio caso è stata una scelta molto dolorosa, dovuta ad una serie di eventi che non mi permettevano di rimanere all’interno dell’AIA. Ancor oggi nutro la speranza di rientrare nell’Associazione, senza porre alcun paletto relativamente ad un ruolo, mi piacerebbe molto rendermi utile secondo le capacità e le necessità. Non è certo un mistero che abbia chiesto di essere reintegrato ma Nicchi non ha alcuna intenzione di aprire la porta. Purtroppo questo è un gravissimo limite dell’attuale presidente dell’AIA: non tollera in alcun modo voci critiche e si circonda di persone che lo appoggino in qualunque decisione. Nessun problema: Nicchi non sarà per sempre il presidente dell’AIA, prima o poi rientrerò ma senza alcun rancore nei confronti delle persone che mi hanno costretto ad una decisione dolorosissima.”
La conferma di Nicchi come presidente dell’ Aia è espressione della volontà di non modernizzare il sistema arbitrale italiano?
“E’ un discorso molto lungo che necessiterebbe di approfondimenti non conferenti con un’intervista. Se avete un paio di giorni per ascoltarmi forse (e dico forse) potremmo chiarire le idee…Diciamo che le ultime elezioni hanno lasciato alcuni punti oscuri al di là del fatto che, obiettivamente, il candidato presentatosi contro Nicchi non ha offerto quelle garanzie di cui necessitava il movimento. Nonostante ciò l’affermazione di Nicchi si è concretizzata con il 63% circa dei voti, limite che non gli garantirebbe la rielezione per il terzo mandato. E non è certo un caso che, proprio negli ultimi giorni, sia stata predisposta una modifica delle regole elettorali secondo le quali, per il terzo mandato, non sarà più necessario il 66,6% dei voti validamente espressi ma solo il 55%. Insomma, una modifica (che dovrà essere approvata dalla Federazione) che appare quanto meno sospetta per tempi e modi. Oltre a ciò è curioso che l’AIA proponga il limite del 55% quando, in FIGC, è ormai consolidata la regola dei due terzi. Per rispondere alla Tua domanda: nelle ultime due tornate elettorali Nicchi ha vinto di misura. Per le prossime elezioni sta cercando una scorciatoia ben sapendo che si è creato troppe antipatie per poter ambire alla percentuale necessaria per essere confermato. Credo, in ogni caso, che sarà praticamente impossibile ottenere una modifica di questo genere dato che, già in passato, la FIGC si è mostrata contraria all’abbassamento del quorum. Peraltro sorge spontanea la domanda: perché chiedere l’abbassamento della soglia? Semplice: per tentare di mantenere il potere, mi pare evidente. Con un quorum sempre difficile da raggiungere ma certamente meno difficile di quello attualmente richiesto. Una richiesta che deve essere bocciata, senza se e senza ma.”
Come mai non c’è la volontà di far parlare gli arbitri nel dopo gara?
Credo che sia una questione di mancanza di comprensione dei mezzi massmediatici. L’esperimento (perché di questo si è trattato) è stato gestito malissimo, sia come tempistica (è inutile mandare un arbitro in video due settimane dopo la gara) sia come modalità. E’ inutile evidenziare che tutte (o quasi) le interviste registrate vengono strutturate secondo domande concordate. Anche io, nel mio piccolo, non rilascio mai interviste per quotidiani o per siti internet senza leggere i quesiti sottoposti.Ciò non significa che non voglia rispondere a domande scomode tanto è vero che non mi sottraggo mai a critiche nei confronti di un mondo che amo profondamente. Quel che voglio dire è che il pubblico televisivo ed i lettori sono abituati da troppo tempo a sentire le risposte senza far caso al contenuto. L’intervista di Rocchi, ragazzo straordinario e con una dialettica eccellente, è stata accolta come un’ammissione di colpa. In realtà Rocchi non ha ammesso proprio nulla anche perché l’unico episodio mal interpretato è stato il rigore assegnato per fallo di mano di Maicon. Ma oggi, in tutta serenità, hai capito per quale motivo ha modificato la sua prima decisione? L’intervista avrebbe dovuto chiarire una volta per tutte il perché della decisione. Invece oggi, quando si torna sull’episodio, ancora sentiamo versioni differenti: intervento dell’assistente, intervento dell’addizionale, proteste dei calciatori della Juventus. Il motivo di questa confusione è dovuta al fatto che non è stata concordato di consentire a Rocchi di spiegare dettagliatamente ciò che è accaduto, magari facendo riferimento ad uno dei dogmi arbitrali: un contatto con dinamica dentro/fuori l’area di rigore è nel 99% dei casi rigore ed è questa la circostanza che avrebbe fatto propendere la quasi totalità degli arbitri per l’assegnazione della massima punizione. Il resto sono chiacchiere fini a sé stesse utili per polemiche sterili e per continuare a non far capire nulla a chi assiste alle gare ed ai dibattiti post partita.”
L’arbitro è un essere umano, come gestisce in campo quando si trova ad arbitrare la squadra per cui prova una simpatia?
Partiamo dal presupposto che l’arbitro è stato bambino/a, ragazzo/a, adolescente e poi uomo (o donna). Ovvio che, nel paese del calcio identificato come sport nazionale, quasi tutti gli arbitri abbiano avuto una squadra “del cuore”, sarebbe assurdo negarlo poiché significherebbe identificare l’arbitro come un essere avulso dalla realtà in cui cresce. Detto ciò, è altrettanto palese che possa capitare che gli arbitri si trovino in campo con la squadra per cui tifavano. Non nego che anche io ho diretto la squadra per la quale simpatizzo e per la quale ero abbonato. Ciò non comporta assolutamente nulla in merito alla questione “buonafede”: gli arbitri sono come i calciatori, sono professionisti che scendono in campo per decidere nel miglior modo possibile ed il colore delle maglie non conta nulla. Quanti calciatori hanno confessato la propria fede calcistica affrontando la propria squadra dimenticando la passione giovanile? Decine? Centinaia? Lo stesso vale per gli arbitri. Ti invito a guardare il web: troverai uno stesso arbitro accostato (in tema “simpatia calcistica”) a più squadre, a seconda di episodi avvenuti contro l’una o contro l’altra squadra. E’ normale, viviamo in un paese che sospetta sempre su ogni vicenda della vita. Ribadisco il concetto: gli arbitri sono professionisti di fatto con un contratto annuale. Sbagliare volontariamente per favorire la propria squadra del cuore significa perdere il futuro professionale. Semplicemente assurdo.”
A tuo parere viste le diverse contestazioni che ci sono ogni anno sui rigori, sui gol non gol, è positivo l’esperimento degli addizionali?
Guarda, io ritengo che la questione addizionali debba essere affrontata a prescindere dai gol / non gol e dai rigori. Per quanto concerne i gol / non gol è impossibile pensare che gli addizionali abbiano portato miglioramenti in merito: lo scorso anno non c’è stato un singolo episodio contestato o contestabile. In questa stagione abbiamo avuto un solo episodio nel quale nessuno (arbitro, assistente od addizionale) poteva avere la certezza della decisione: l’arbitro e l’assistente non avevano prospettiva dato che si trovavano a diversi metri dalla linea di fondo, l’addizionale aveva il pallone completamente coperto dal portiere. La decisione, alla fine, è stata corretta ma si è trattato di una casualità. A meno che non vogliamo pensare che l’addizionale avesse un apparecchio ai raggi X per vedere la posizione del pallone…Per quanto concerne i calci di rigore ti pongo io la domanda: a tuo parere sono diminuite le polemiche in merito?A mio parere no.La mia posizione in merito alla tecnologia è molto chiara: dovrà essere introdotta, prima o poi. E’ abbastanza assurdo che, a fronte di un avanzamento tecnologico come quello che abbiamo osservato negli ultimi anni, ci si debba sempre e solo affidare ai sensi umani. Sensi umani che rimangono imprescindibili (non esiste una macchina che sia in grado di decidere se una carica sia regolare od irregolare) ma che hanno i mezzi per essere ausiliati. Il discorso non avrebbe senso se fossimo ancora nell’era della televisione in bianco e nero, è da affrontare nell’era del replay immediato e della tecnologia esasperata. E’ ai limiti del ridicolo che, in pochi istanti, gli spettatori possano avere certezza della verità del campo (grazie a cellulari molto sofisticati) mentre gli arbitri, i calciatori ed i dirigenti non possano sapere nulla se non da notizie filtrate dalle panchine…”
Negli anni 80-90 vi era la terna fissa dell’ arbitro con i due assistenti, ritieni che era meglio per l’affiatamento e per la prestazione finale?
In realtà esistono anche oggi. In Champions’, nelle competizioni per squadre nazionali le terne sono fisse (tranne rare eccezioni). In Italia le coppie di assistenti sono praticamente sempre le stesse mentre ruotano gli arbitri. La mia opinione in merito è che le terne fisse siano molto importanti, l’affiatamento della squadra arbitrale è fondamentale. Il problema è che, in ambito nazionale, ciò diventa impossibile per la sezione di appartenenza. Poniamo un esempio molto semplice: Rizzoli ha diretto finale di Champions’ e dei Mondiali sempre con Stefani e Faverani (due autentici fenomeni). Se dovesse valere la regola delle terne fisse in Italia, ciò significherebbe precludere a Rizzoli tutte le gare di Milan ed Inter. Non avrebbe molto senso. Perciò ritengo che vada bene così come si opera, di fatto, all’interno del campionato italiano: terne semifisse con accoppiamenti a seconda delle necessità e delle preclusioni geografiche.”
Ritieni che si arrivi a dirigere in serie A solo per meriti acquisiti sul campo o anche per altri motivi occulti e fortuna?
I motivi occulti preferisco non affrontarli, è terreno troppo scivoloso. Dico solo che, prima o poi, bisognerà rendere pubbliche le graduatorie nelle varie categorie, a tutela di tutti. Posso dirti questo: un arbitro di A o B non conosce mai la propria classifica di rendimento all’interno della categoria. In sintesi: qualcosa andrà cambiato. Per quanto concerne la fortuna è importante (come in ogni ambito della vita) ma c’è un elemento ancor più fondamentale per avere la possibilità di avanzare di categoria: la fiducia del proprio designatore. Senza fiducia non si ottengono gare importanti e non si ha la possibilità di confrontarsi con le gare più impegnative.”
Esiste la sudditanza psicologica verso le squadre piu’ titolate, con la consapevolezza che se si sbaglia con le grandi la carriera puo’ subire dei rallentamenti?
A questa domanda rispondo perentoriamente: no. La questione sudditanza psicologica è una sciocchezza inventata da certa stampa che non esito a definire spazzatura. Purtroppo siamo sempre alle solite: ci si ricorda di errori contro e ci si dimentica di errori a favori. L’ultima giornata ha dimostrato proprio questo aspetto: quanto sarebbe stato facile assegnare il rigore alla Juventus a Firenze (sebbene, secondo il mio parere, sia stato corretto non concederlo) e quanto facile fermare l’azione del pareggio della Roma a centrocampo per il fallo di mano di Destro. Nulla di tutto ciò per un motivo molto semplice: gli arbitri decidono secondo le proprie interpretazioni. Spesso, quando riguardavo le gare da me arbitrate, vedevo episodi completamente differenti da quelli visti in campo. I motivi? No, non la sudditanza ma semplicemente prospettiva, posizione, dinamica, semplice errore di interpretazione.”

A Doha si giocherà la supercoppa tra Napoli e Juventus, per evitare il deja vu di Pechino dove Mazzoleni danneggiò il Napoli contro i bianconeri, quale arbitro ritieni essere piu’ indicato per l’evento in questione?

“Credo e spero che venga designato Luca Banti: lo merita per la carriera ma, soprattutto, per l’eccellente stagione disputata fino a questo momento.”

 

Ricordo dal campo Luca Marelli dirigere nel giugno 2005 la finale play off Avellino e Napoli e da lì il salto in serie B.  Di quella nidiata ex colleghi come Celi e Damato tuoi coetanei sono arrivati e tuttora arbitrano in serie A. Ritieni di non essere inferiore a costoro, cosa ti è mancato o chi e perchè ti ha bloccato il grande salto?

No, non mi sento inferiore a nessuno degli arbitri indicati. Cosa mi è mancato? Un buon rapporto con Collina, tutti coloro che sono nell’ambiente sanno perfettamente cosa accadde. Collina è stato ed è un grande tecnico e diplomaticamente potrei affermare la mia stima per lui. Ma non sono un ipocrita e la diplomazia non fa parte del mio codice genetico…”

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