E’ UN’ AGONIA

Napoli(4-3-1-2): Navarro, Santacroce (dal 65' Maggio), Cannavaro, Contini, Aronica, Pazienza (dal 72' Russotto), Blasi, Bogliacino, Hamsik, Lavezzi, Zalayeta (dal 70' Denis). A disp. Bucci, Rinaudo, Grava, Maggio, Montervino, Russotto,  Denis. All. Reja

Lazio(4-4-2): Muslera, Lichtsteiner, Cribari, Siviglia, Kolarov, Brocchi, Ledesma, Matuzalem (dal 70' De Silvestri), Foggia (dal 62' Mauri), Pandev, Zarate (dal 55' Rocchi). A disp. Carrizo, Rozehnal, De Silvestri, Radu, Manfredini, Mauri, Rocchi . All. Rossi. 

Arbitro: Saccani di Mantova

Marcatori: al 56' e al 65' Rocchi

Note: ammoniti Contini e Brocchi

Recupero: 1' pt   5' st

Oramai è un'agonia. Una lunga, lenta e dolorosa agonia che sta spegnendo domenica dopo domenica questa squadra e non si riesce più a capire cosa debba accadere per prendere dei seri provvedimenti in merito. Che senso ha continuare con questo tecnico? E' chiaro a tutti che qualcosa si è rotto definitivamente eppure Pierpaolo Marino continua a trincerarsi dietro a scuse che non tengono, appellandosi ad episodi sfortunati e crisi psicologiche che altro non sono se non il corollario di un problema ben più grave. Si sta ripresentando la medesima situazione occorsa a Ventura, riconfermato dopo un infausto Foggia- Napoli per poi essere esonerato i primi di gennaio al termine del pareggio interno con la Fermana. Ebbene il Foggia- Napoli di Reja è avvenuto molto tempo fa ma si continua su una strada che si presenta sempre più impraticabile. Così come l'anno scorso ancora una volta vi è la Lazio di mezzo, protagonista inconsapevole di un possibile bivio in casa azzurra. Dodici mesi fa volarono parole grosse e pure qualche spintone tra De Laurentiis e Reja mentre quest'anno tale rischio non verrà corso perchè il presidente non c'è, occupato con i suoi film negli States. Anche questo ci restituisce l'esatta dimensione di come venagno gestite le cose in casa Napoli. Il potere completamente accentrato nelle mani di una sola persona non porta mai soluzioni positive perchè, in caso di errore, chi controlla il controllore? Risposta semplice: nessuno. Ed i risultati, da testimoni della difesa, si sono trasformati in importante prova dell'accusa.

Anche la Lazio, dunque, passa al San Paolo, divenuto oramai terreno di conquista per chiunque. Non basta il cambio di modulo di Reja, un 4-3-1-2 grottesco con quattro marcatori in difesa e due mediani a centrocampo, per riconquistare la vittoria. Troppi muscoli e troppo pochi cervelli per organizzare una manovra vincente. Latitano nel Napoli i piedi sapienti mentre nella Lazio abbondano, ve ne sono anzi fin troppi ma non combinano granchè. Gli azzurri, invece, spinti più dalla forza della disperazione che da una logico impianto di gioco, riescono a creare il primo pericolo dopo appena cinque minuti grazie alla bella azione sviluppata sull'asse Pazienza- Hamsik e conclusa dal potente rasoterra di Lavezzi parato da Muslera. Un fuoco di paglia. La partita si sviluppa sul filo dell'equilibrio di chi sa di non potersi permettere errori, soprattutto dalla parte del Napoli. Un colpo di testa alto del Panteron ed una conclusione a lato di Zarate ci accompagnano alla vera occasione per i laziali, intorno al ventesimo, innescata da Kolarov sulla sinistra e ritoccata da Zarate per un Brocchi in leggero ritardo sul palo più lontano. Non accade altro.

La ripresa è il degno riassunto di tutti i problemi del Napoli, a cominciare dallo spirito propositivo che in Reja latita mentre in Rossi è ben presente e gli ingressi di Rocchi e Mauri al posto dei fumosi Zarate e Foggia ne sono la dimostrazione. Cambi vincenti, in particolar modo quello dell'attaccante ex Empoli. Il Napoli, figlio dell'improvvisazione, si affida invece alla giocata del singolo, addirittura la conclusione da fuori area di Aronica (52'). Non può bastare lo spirito combattivo dei giocatori per vincere le partite quando ti trovi davanti squadre organizzate e quadrate. In dieci minuti Rocchi fa un solo boccone degli azzurri, tra il cinquantesimo ed il sessantesimo: prima con una lungo contropiede e poi ribadendo in rete una palla vagante all'interno dell'area di rigore. In entrambe le situazioni con la complicità di un poco reattivo Navarro. L'uno- due sveglia Reja, che si decide a cambiare qualcosa quando il risultato è compromesso. La confusione è totale eppure la squadra non molla come nelle precedenti occasioni e continua a lottare, vanamente, e trovandosi di fronte un Muslera in giornata di grazia. Sono inutili i tentativi degli ultimi minuti di Aronica, Hamsik e Maggio ma ci mostrano la reale dimensione della situazione attuale: come un serpente che continua a muoversi nonostante non abbia più la testa. E' giunta l'ora di riattaccargliela.

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