DIVORZIO ALL’ITALIANA. SI CHIUDE SENZA POLEMICHE L’ERA DEL DIRETTORE GENERALE IRPINO AL NAPOLI

E’ già, proprio così, come in un rapporto di qualsiasi coppia, tutto era cominciato in modo irreparabile dallo stadio S. Siro di Milano, dove con un sms il DG Marino aveva rassegnato le proprie dimissioni, da quella sera una continua escalation di malumori e mugugni fino ad arrivare a domenica scorsa, il giorno fatale di Napoli–Siena.

Alle 14,35, in una sala stampa affollatissima di giornalisti della carta stampata, radio e TV, fa il suo ingresso, l’ultimo, Pier Paolo Marino, ormai ex DG del Calcio Napoli.

Il custode Direttore di Castelvolturno consegna le chiavi e se ne va”, queste le prime parole dette da Marino, che con un gesto simbolico posa un mazzo di chiavi sulla scrivania, un sorriso quasi a voler stemperare la tensione e l’imbarazzo che lo attanaglia, ed in attesa delle domande porge saluti alla stampa cittadina e non.

Direttore, cosa ne pensa delle critiche ricevute prima e dopo la partita di domenica?

“Diciamo che ho sofferto di più quelle prima della partita, quelle dopo sono una conseguenza delle precedenti.”

Dove ritiene di aver sbagliato?

Chi non opera non sbaglia mai, ricordo quando accettai con entusiasmo la scommessa lanciata da Aurelio De Laurentiis, arrivai a Napoli dove c’èra un solo pallone e non avevamo che Sosa come calciatore, come dimenticare quando il sottoscritto in compagnia di Ventura si è recato a vedere Benevento–Cittadella, la prima avversaria del Napoli Soccer. Il nostro allenatore, con un sorriso disarmante mi disse: vorrei capire il motivo della nostra venuta, visto che il Cittadella è una squadra e noi abbiamo solo Sosa. Dopo due settimane avevamo una squadra anche noi, nata in un ufficio ricavato all’interno dell’ Holiday Inn, in un angolo messoci a disposizione dalla famiglia Coppola. Ecco, questo che Vi ho detto e che Voi ben conoscete, non è stato altro che l’inizio della rinascita del calcio a Napoli, forse ho sbagliato a fare l’interesse della proprietà, dovevo essere diverso, ma ormai è un capitolo chiuso, va bene così”.

Quanta fatica fa a tenersi dentro quello che vorrebbe dire?

La fatica è nulla, abbiamo chiarito io ed Aurelio ieri praticamente tutto, fin nei minimi particolari, abbiamo rescisso il contratto di comune accordo e discusso anche di alcune pendenze arretrate, se poi considerate che il presidente è un amico, ma il lavoro è una cosa l’amicizia un'altra. Lunedì, quando Aurelio dettava alla sua segretaria il comunicato da diffondere a Voi della stampa, era emozionato ed anche io lo ero, non si possono buttare al vento o dimenticare quanto si è fatto insieme per far rinascere il calcio a Napoli”. Poi prosegue dicendo che "a Maggio volevo andare via, perché ritenevo chiuso il ciclo, infatti mi era stato chiesto di raggiungere l’Europa in cinque anni ed era stato fatto in quattro. Avevo offerte interessanti dall’Italia e dall’estero, quest’ultima davvero stimolante, ora perse del tutto perché ad Agosto c’èra stato il rinnovo del contratto don il Presidente".

Se le fosse data la possibilità di tornare indietro, riconfermerebbe il silenzio stampa?

“A volte certe cose sono necessarie per la tranquillità dell’ambiente, Napoli ha avuto una evoluzione mediatica molto forte, quando è nata la Napoli Soccer c’èrano le normali testate giornalistiche e qualche Tv, ora con l’avvento della serie A e Coppa Uefa, c’è stato un incremento a dismisura, basta vedere quanti ne siete oggi, se volessimo far parlare i calciatori ogni volta che siete presenti in sede sarebbe più un danno che altro”. Diciamo che non si è voluto far venire fuori il malcontento dei calciatori su alcune questioni tipo i diritti d’immagine, gli ingaggi risicati per alcuni, che volentieri avrebbero dato in pasto ai tifosi e alla stampa il DG.

La situazione Lavezzi, come è degenerata in modo fragoroso questa estate?

Noi avevamo un impegno sia con il calciatore che con i procuratori, al raggiungimento di obbiettivi stabiliti ci sarebbe stato un incontro per ridiscutere il contratto, questo non è avvenuto e l’incontro non era più in programma. Pensate che ad un certo punto della stagione ho temuto che non saremmo riusciti a fare i punti necessari per salvarci, poi fortunatamente ci siamo riusciti con qualche giornata d’anticipo.” Poi riprende a parlare del mancato acquisto di Di Natale: “Dopo aver avuto l’ok dal calciatore, ho contattato i vertici societari dell’Udinese chiudendo la trattativa, ancora oggi non posso dirvi perché Totò non è venuto a Napoli, non lo so, posso dirvi solo che quel sì divenne no”.

Potrebbe consigliare la persona giusta visto che si fanno tanti nomi?

“Non sono in grado e non voglio dare consigli a chi non ha più bisogno del mio apporto”.

E’ chiaro che del rancore c’è, è fin troppo evidente, risposte diplomatiche, altre chiare, segnali e messaggi -a leggere tra le righe- ci sono, l’importante al momento è andare avanti, si è voltata pagina, iniziamo dalla metà non da zero, qualcosa di buono c’è, ricominciamo da lì per far rinascere un Napoli degno dei suoi tifosi. Lasciamoci così senza rancor, era il titolo di un film, solo un titolo,  qui è il caso di dire che il Napoli ha bisogno della quiete dopo la tempesta, che sicuramente non è passata ancora. C’è un Donadoni in bilico, chi vivrà vedrà.

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