DE GUZMAN, IL MELTIN’ POT DAL PIEDE D’ORO
Il Napoli ha il suo nuovo centrocampista: è l’olandese dalla biografia avventurosa e un tocco di palla delizioso
Ok, siete tutti demoralizzati per il pareggio con l’Athletic e per il mercato che sembra non decollare mai. Ok, la maggior parte di voi si sta chiedendo “e mo chi è quest’altro sconosciuto che abbiamo preso in mezzo al campo?”. Ma vi prego, sedetevi un attimo e riprendete fiato. Questo sconosciuto si chiama Jonathan De Guzman, è olandese ed è bravo davvero. Il Villarreal lo svendeva, Bigon ci si è fiondato su con l’avallo di Benìtez, che ieri lo ha già battezzato come un ottimo acquisto. Le cifre sicuramente lo confermano: 6 milioni di euro per il cartellino, contratto quadriennale a circa 2,7 milioni a stagione.
Ha esperienza internazionale, un buon tiro e un ottimo passaggio. Così l’ha presentato Rafa in conferenza stampa ieri sera: bastano poche parole per spiegare le caratteristiche di questo calciatore dalla biografia tutta particolare. Nato nel 1987 a Toronto, in Canada, da padre filippino e madre giamaicana, Jonathan è fratello d’arte: Julian De Guzman, infatti, è ancora oggi la star della Nazionale del Canada, a 33 anni. Il più giovane dei De Guzman però ha qualcosina in più, e lo dimostra fin da subito. Cresciuto nel settore giovanile del North Scarborough, a 12 anni decide di seguire Julian in Europa, dove sta per firmare un contratto con l’Olympique Marsiglia. Il nostro trova sistemazione in Olanda, entrando nel settore giovanile del Feyenoord. Inizio boom, con esordio a 18 anni direttamente in Coppa UEFA, poi un momento di flessione, complice anche la crisi del Feyenoord. Lui gioca largo a destra in un 4-2-3-1, ma mostra insofferenza per la posizione. Eppure, nonostante le difficoltà, arrivano gol e prestazioni soddisfacenti, tanto che nel 2008 gli olandesi rifiutano un’offerta di 10 milioni di euro dal Manchester City per quello che era considerato fra i migliori prospetti del calcio oranje. Intanto l’Olanda l’aveva naturalizzato e fatto esordire in Nazionale, dandogli quindi quello che è il suo quarto passaporto. La situazione però si complica, a causa di una serie di infortuni, che gli fanno saltare praticamente di netto gli anni dal 2008 al 2010, salvo poche apparizioni in cui inizia finalmente a far vedere cosa sa fare da playmaker di centrocampo. Finale inglorioso: nonostante le insistenze del Feyenoord, De Guzman si libera a fine contratto e si accasa al Maiorca degli sceicchi. Anche lì le cose si mettono male: il club versa in difficoltà economiche e lo cede al Villarreal, dove però non riesce mai a trovare il giusto feeling con società e allenatore. Arriva quindi il doppio prestito allo Swansea, dove finalmente c’è la definitiva consacrazione, naturalmente da mediano nel 4-2-3-1. Gran protagonista nella prima stagione, trionfale per i gallesi che portano a casa anche una storica Capital One Cup, si riconferma alla grande anche nell’ultima stagione, dove lo abbiamo visto giocare (e segnare) anche contro il Napoli, in Europa League. Un dettaglio che lo accomuna ad un certo Dries Mertens, un altro che molti avevano bollato con un “Chiii?” preventivo, poi smentito alla grande. Continuità di rendimento e ottime giocate, che gli valgono la convocazione per i Mondiali brasiliani. Il giusto premio dopo un calvario fatto di mille incomprensioni e tanti, troppi infortuni.
E quindi adesso bisogna capire dove lo piazzeremo, e al posto di chi. Centrocampista sopraffino, dal piede caldo e l’ottima visione di gioco, si giocherà probabilmente il posto con Jorginho, rispetto al quale ha di certo più esperienza internazionale e più personalità. La sua duttilità gli consente però di poter giocare anche sulla trequarti, eventualmente anche sulla destra, ruolo che però interpreta solo in casi di necessità. Temibile anche da calcio piazzato, il Napoli potrebbe aver risolto anche quest’altro annoso problema. Fidatevi, Jonathan De Guzman vi sorprenderà. Come Callejòn e Mertens, come Henrique e Ghoulam,. Che dite, gliela diamo una possibilità prima di averlo visto all’opera o vogliamo ripetere sempre la stessa storia?
Antonio Papa