Corbo e il suo “Graffio”: Finale senza tatticismi e in piena trasparenza?
Come di consueto vi riportiamo il “Graffio” dell’editorialista di Repubblica Antonio Corbo, che sul blog richiama l’articolo pubblicato oggi da Repubblica.
Ecco quanto scritto da Corbo sul suo blog:
“Il Napoli è ancora in corsa per la Champions. Quarto con 63 punti, insegue la Lazio (66) e la Roma (67). Le due squadre romane giocano lunedì il derby. Ed il Napoli chiede di disputare in contemporanea il suo incontro a Torino con la Juve, nello stesso giorno. Lunedì. Il rinvio eliminerebbe ogni dubbio sulla regolarità del campionato, nella fase finale. Non conoscendo il risultato del Napoli, le romane giocherebbero il derby senza tatticismi né calcoli, ma tutt’e due per vincere. Mi sembra una buona idea
quella del Napoli, doveroso accoglierla da parte della Lega.
Il Napoli avanza con lo stesso ritmo di Roma e Lazio, rimanendo in corsa per la Champions e affiancando la Juve nei gol segnati,
67, vanificati dai 47 subiti. Troppi. I rimorsi di un anno spingono il Napoli a confessare i suoi limiti mai risolti. Gioca con due soli mediani. Regala per tutto il primo tempo il solito Jorginho, che l’aziendalista Benitez ripropone nella speranza di salvarne la quotazione. Senza protezione, la difesa si offre ad un intraprendente francesino, il giovane Gregoire Defrel, in sintonia con la malizia dello stagionato Brienza. I primi due gol subiti rivelano persino meno di quanto in campo si veda: una squadra senza ritmo né cuore, con un solo tema tattico felice, la catena di sinistra con Ghoulam e Mertens, che a sua volta ispira Gabbiadini, finalmente nel suo ruolo di punta. Tutto qui nel primo tempo con una squadra già retrocessa che entra al San Paolo con 39 punti in meno.
Il gioco del Napoli più effervescente a sinistra si avvale di una linea mediana a 4 nel Cesena, con Tabanelli che si stacca dalla zona esterna per rendersi utile al centro. Utile è, certo, ma Di Carlo lo sostituisce per rimodellare il suo 4-4-1-1.
Sarà un caso, ma l’espediente tattico elettrizza Mertens che uscito Tabanelli segna subito il gol numero 67 del Napoli, pareggiando l’attivo con la Juve. La ripresa registra i progressi di Hamsik, tutto il Napoli si dà tono, conquista campo, strappa al Cesena il possesso palla, elevando anche il ritmo. Quanto basta per schiacciare in difesa il Cesena che gioca con indiscussa dignità, senza gli eccessi di acredine e livore inspiegabili nel Parma.
La ripresa è un’altra partita, ed un motivo c’è: non solo una maggiore concentrazione, una più autoritaria direzione in difesa di Albiol e di Hamsik sulla trequarti, la ritrovata ampiezza del gioco, va in moto infatti anche il settore di destra, ci si mette poi Higuain che Fabio Pecchia schioda dalla scomoda panchina dopo un’ora di plateale broncio.
Pecchia in panchina e forse Benitez tra le quinte si accorgono del Cesena in flessione. Inseriscono dopo Higuain anche Insigne, al posto di un più che sufficiente Hamsik. Si eleva anche Callejon, dopo una gara modesta sventa la sostituzione, revocata in tempo da Pecchia. Sembra persino irritante il Napoli che in sfrontata allegria regala spettacolo nel finale, cancellando il ricordo dell’avvilente inizio. Ma è questa l’immagine costante di un Napoli nell’ultimo biennio lunatico, incostante, volubile, in grado di alternare languori e ingiustificati cedimenti con brani esaltanti di gioco. Provinciale ed europeista, debole e prepotente, rassegnato e orgoglioso: questo Napoli si rendere indefinibile, senza tuttavia chiudere mai quel rapporto d’amore con tifosi irriducibili. Ce n’erano anche ieri tanti, e nessuno si è pentito di esserci.”