Ciotti avrebbe detto: “Clamoroso… il calcio chiude”

Ci siamo: la bolla è scoppiata.

Signori presto che tra un po’ si chiude come dice Baglioni in una sua celebre canzone. Lo stesso tema pare lo stiano ripercorrendo il ministro Spadafora e il premier Conte decisi, sembra dalle ultime indiscrezioni, a bloccare il campionato.

Il presidente della Lega Gravina però tuona il calcio deve ripartire che fermarlo segnerebbe il fallimento della quasi totalità delle squadre di serie A. Diciamolo a chiare lettere, attorno al calcio in Italia ruotano troppi interessi, a cominciare dai diritti televisivi, con Sky e Dazn che puntano a ricevere forti sconti per lo spettacolo pagato ma di cui non hanno usufruito.

La bolla è scoppiata dicevamo in apertura, il calcio è in crisi, ma questa come la si può spiegare? Dovremmo stabilire una linea di demarcazione al cui centro c’è il nome di Bosman: famoso più che per il calcio giocato per la sentenza che ha cambiato la sua storia e quella del pallone nel 1995.

Da quel momento le squadre sono svuotate del loro più grande patrimonio: i calciatori, prima “proprietà” dei club e da quella sentenza in poi dei liberi professionisti. Dopo il caso Bosman, il calcio è cambiato: ci saremo mai immaginati di pagare portieri come Allison e Kepa tra i settanta e gli ottanta milioni di euro?  O difensori seppur fortissimi come Van Dijk e De Ligt più o meno alle stesse cifre?
Prima di Bosman certi investimenti erano riservati ai campionissimi, come Diego Armando Maradona, mentre oggi cifre esorbitanti vengono spese per calciatori normalissimi comprati da alcune società per calmare le piazze e dimostrare un minimo di azione nel vorticoso buisness del calcio mercato.

Ad oggi prevalgono gli acquisti dei grandi club con la formula del parametro zero che poi per evitare di perdere il campione di turno con lo stesso meccanismo, le stesse società restano ostaggio dei giocatori che prima delle scadenze chiedo faraonici rinnovi.

Diciamolo a chiare lettere, a muovere il sistema calcio sono i soldi, e i procuratori sono super star al pari dei loro assistiti: Mino Raiola su tutti è l’esempio perfetto.
Quanto mancano gli anni prima del caso Bosman? I calciatori che firmavano in bianco, consci che mettere il loro nome su un contratto segnava la nascita di un rapporto con squadra e città.
Quanto mancano le bandiere di un tempo? Gente come Iuliano, Mazzola, Rivera e Gigi Riva che per amore della sua Sardegna rinunciò a contratti e a cifre importanti.

Il calcio è cambiato, abbiamo giocatori e allenatori che baciano le maglie e giurano eterna fedeltà per poi rinnegare tutto e due esempi sono in casa Napoli: Higuain e Maurizio Sarri ex comandante oggi colletto bianco a tutti gli effetti.

Il banco è saltato, i debiti hanno distrutto il calcio e anche tutta la poesia che questo gioco si portava dietro; inutile è e sarà cercare di coprire le falle con operazioni al limite dello scandaloso. La bolla è scoppiata e la non ripartenza del campionato sarebbe l’ultima goccia per una crisi che solo gli ingenui e quelli in malafede non vedono.

Se succederà il sistema dovrà essere pronto a ripartire, sperando che il primo anno D.C ( Dopo Conte ) ci restituisca un calcio che viva di passione e cuore, per tornare a far divertire i tifosi e diciamola tutta anche un po’ noi addetti ai lavori.

 

 

Gabriella Rossi

Laurea Triennale in Lettere Moderne conseguita presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, laureanda magistrale Filologia Moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Mi diverte molto la fotografia, scrivere, andare ai concerti , viaggiare e ovviamente tifare Napoli.

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