“Cielo” tempestoso
Fuoco alle polveri, inizia la battaglia. Se tutto va bene terminerà tutto a tarallucci e vino, come nella miglior tradizione del “volemose bene perché ce conviene”. Se tutto va male è partito un muro contro muro che lascerà parecchi feriti sul campo ma che potrebbe portare una piccola rivoluzione nel mondo del calcio televisivo. DeLa contro Sky, Sky contro DeLa. E contro Benìtez, vabbè, che quello ci sta sempre bene, anche quando non ha fatto nulla. Il Napoli la contesa l’ha imbastita con il suo presidente in prima linea, pronto a combattere con tanto di bazooka. Per il rispetto dei ruoli e delle persone, certo, ma non solo. Ci arriveremo.
Ma riepiloghiamo un attimo gli avvenimenti. Primo marzo. Benìtez, incazzato nero alla fine di Torino-Napoli, arriva scuro in volto da Sky. Non ha voglia di parlare, ce l’ha con la squadra che ormai non lo segue più. I giornalisti e gli ex-qualsiasicosa in studio ci ricamano su: è normale, è il loro mestiere. Mettono in bocca al tecnico errori arbitrali a stento accennati, lo incalzano ma non ottengono risposta. Il sottotesto di Rafa era “voglio mandare un messaggio forte alla mia squadra e ai nostri tifosi”, ma non tutti sono bravi a leggere tra le righe. O almeno, se anche lo sono, a volte preferiscono far finta di non esserlo. Si monta il caso, poi si trascende e addirittura si accusa lo spagnolo di essere un “disonesto”, roba che se scrivo io – che mi leggono dieci persone – la stessa cosa su Massimo Mauro mi ritrovo gli avvocati sotto casa nel giro di mezza giornata. Ma vabbè, signori, che vi aspettate? This is Sky, non smettiamo di sognare e facciamo come ci pare. Passa una settimana ed arriva il contrattacco, la bomba servita fredda come la vendetta: con voi non ci parliamo, parliamo solo con la concorrenza. Affronto, offesa mortale. In realtà è comprensibile l’ira funesta dei vertici Sky, in fondo il Napoli è venuto davvero meno a degli obblighi contrattuali. E poi è vero che Mauro è stato senza dubbio sgradevole, ma da qui a ‘punire’ un’intera azienda a vantaggio della concorrenza ce ne passa. Poco importa, tanto a DeLa tutto questo non interessa. Lui ha il pallone, è lui a decidere chi gioca, e ha pure la potenza economica per assumersi le responsabilità di questa azione. In barba a qualsiasi inadempienza e a qualsiasi conseguenza. E non fatevi ingannare, si tratta di una prova di forza che va ben oltre la semplice rimostranza infantile: presumibilmente in ballo c’è qualcosa di più grosso, ci sono i massimi sistemi.
“In primo luogo si gioca sul terreno sdrucciolevole della libertà di stampa e di espressione, diritto indiscutibile che però spesso ha confini un po’ labili con arroganza e presunzione. In primis quando si scade sul personale: gli addetti ai lavori dovrebbero imparare a scindere simpatie ed antipatie quando analizzano le partite. Altrimenti diventa una caciara, un reality show, con immaginabili ripercussioni sull’opinione pubblica. Ad un livello ancor più profondo, probabilmente siamo di fronte ad una lotta di potere contro chi qualche giorno fa ha avuto un ruolo chiave nel decidere il destino di una squadra ormai inesistente come il Parma. Nella votazione in Lega il Napoli si è astenuto, ma era fortemente contrario soprattutto per una questione di principio: alle riunioni di condominio non partecipa chi ha le chiavi di casa, partecipa chi ha il nome sull’atto di proprietà. Ci siamo capiti, noi. Chissà se l’hanno capito gli altri presidenti, i veri destinatari del messaggio aureliano. E chissà che posizione prenderanno in questa contesa, che riguarda loro non meno di quanto riguardi De Laurentiis. Lo sapremo presto: il guanto di sfida è lanciato, ora non ci resta che attendere la risposta.
ANTONIO PAPA