Cabral espiatorio

Ok, lo so che state pensando. Ecco il solito bastian contrario che prova a difendere pure l’indifendibile, dopo quel tonfo incredibile di Palermo che ci ha fatto sprofondare fino al disastro finale. Vi smentisco subito: Rafael ha sbagliato da morire e rischia di essersi sparato le sue ultime cartucce a Napoli, purtroppo. Il purtroppo è d’obbligo, stiamo parlando di uno dei portieri più promettenti del SudAmerica, uno che con la crescita giusta poteva essere il nuovo Julio Cesar, e invece dovrà accontentarsi di restare il sosia di Francesco Salvi. C’è da spostare un portiere… è un diesel. No, non è stato neanche un diesel, perché si è spento prima ancora di partire.

Solo una cortesia, andateci piano con le sentenze. Non è scarso e non è stato un errore prenderlo, le qualità c’erano tutte e l’anno scorso ce lo ha anche dimostrato a più riprese. Anzi, vi dirò di più, credo che una volta lontano da Napoli saprà farsi valere e rimpiangere. Il problema, come dicevamo, è che ormai dalle nostre parti è bruciato, dopo essere è entrato in un vortice di errori e insicurezze che hanno compromesso del tutto il rapporto con la piazza, che addirittura lo paragona a Bandieri (!), o peggio ancora a Navarro. Un vortice da cui a questo punto è difficile – se non impossibile – uscire. Ma non è tutta colpa sua, non lo è a Palermo così come non lo è in quello che si avvia ad essere un rapporto-flop che lascerà un bel po’ di amaro in bocca, a lui come a Bigon come a tutti quelli che ci hanno creduto. I problemi, secondo il modesto parere di chi vi scrive, sono stati sostanzialmente due. Il primo è la gestione del suo caso da parte della società. Bene, forse troppo bene lo scorso anno con Reina a fargli ombra e scudo. Talmente bene che quest’anno hanno colpevolmente trascurato l’infortunio che ne ha bloccato crescita e certezze lo scorso febbraio e hanno deciso di lanciarlo subito nella mischia, con un “dodici” non proprio affidabilissimo a coprirgli le spalle. Un rischio calcolato, ma calcolato male, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il secondo problema è stato l’incredibile scetticismo della piazza, che fin dal primo momento ha visto in lui un potenziale anello debole e naturalmente gli ha dato addosso al primo errore. Naturalmente. Perché lasciare tranquillo un portiere di 24 anni che “rischia” di essere il numero uno dei prossimi dieci anni? Meglio bollarlo subito come scarso e rischiare di avere ragione quando farà una, due, tre papere consecutive. L’avete mai visto “Ti presento i miei”, Quel film dove Ben Stiller per colpire il suocero-cerbero Robert De Niro combina disastri a più non posso? Ecco, magari più che essere scarso è solo enormemente sotto pressione, e non tutti poi hanno la fidanzata premurosa che risolve tutto. 

Comunque, ormai adesso il dado è tratto e per giugno abbiamo un problema in più. Al 90% Rafael non sarà più il portiere azzurro e bisognerà capire come gestire la sua successione. Tre scenari a disposizione, a voi la scelta del preferito: 

Il primo è una riconferma di Rafael con una riserva che non sia Andujar, ma – come detto – attualmente sembra una situazione piuttosto improbabile. Autogol assoluto affiancare Sepe a Rafael. O l’uno o l’altro, da questo non si scappa.

– Scenario due è vendere Rafael e puntare su un portiere più esperto, e lì Andujar come secondo potrebbe anche andar bene. Doppio vecchio e stop alla linea giovane. Una passeggiata di salute. 

– Soluzione tre: via Rafael, Sepe titolare e portiere-chioccia che dia peso e sicurezza alle sue spalle.

A mio avviso sarebbe quest’ultima la scelta più valida, ma in un mondo perfetto. In un mondo come il nostro il rischio di un nuovo caso-Rafael è enorme, perché basterebbe il primo errore per sentire ancor più mugugni; del resto Sepe oltre ad essere giovane è pure napoletano, il che dalle nostre parti è più un deterrente che un incentivo. Cannavaro e Insigne, non aggiungo altro. Tornando a noi, la previsione è quella di un grigio scenario due, come fu Iezzo, come fu De Sanctis. Due-tre anni di (relative) certezze e poi si vede. Ed eccoci qua, ecco il motto della Napoli che non sa aspettare: poi si vede. 

 

ANTONIO PAPA

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