BASTEREBBE IL BUONSENSO

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No, non era giusto fermare il calcio. Ok, l’Italia intera è rimasta vittima di una sciagura incommensurabile che ha strappato alla vita centinaia di persone e spogliato di tutti i propri averi altre decine di migliaia. È un evento tragico che ci ha sconvolti tutti e in questi casi ogni frivolezza dovrebbe passare in secondo piano. Ma se ci fermiamo un attimo a pensare senza lasciarci travolgere dalle emozioni ci rendiamo conto che ora bisogna farsi forza e reagire, perché la nostra vita deve continuare ed è anche giusto così. A quel punto va bene sospendere la serie B il venerdì, giorno del lutto nazionale, ma fermarsi anche il sabato quando il resto del mondo sta andando avanti sarebbe stata soltanto una superflua ostentazione di buonismo posticcio.

Anzi, il mondo del pallone ha fatto anche del bene, nella sua scelta di andare avanti. In primis dal punto di vista della solidarietà. Motivo per cui i napoletani devono sentirsi orgogliosi di tifare per la squadra che per prima ha preso una decisione da standing ovation, quella di devolvere l’intero incasso a favore delle vittime del terremoto, esempio meraviglioso di sensibilità seguito poi anche da Catania e Fiorentina. La vicinanza agli sfortunati connazionali, poi, il calcio l’ha dimostrata anche attraverso la sua faccia più disprezzata, quella del tifo. Perché le dediche delle curve possono essere cariche di odio e rivalità così come, al momento giusto, riescono ad essere stracolme d’amore e d’affetto. Per non parlare poi di quel minuto di silenzio, che quando viene rispettato per davvero (e non sempre accade) è un momento estremamente toccante. Può sembrare molto poco, dedicare un pensiero di un minuto a fronte di quanto accaduto, ma l’emozione che si respirava in quei sessanta secondi in cui non è volata una mosca vale più di tante voci scandalizzate davanti al mancato stop dei campionati. Sicuramente è più sentita e, con tutto il rispetto, probabilmente è anche meno ipocrita.

Una cosa però è certa: il fatto che fosse opportuno giocare non vuol dire che si dovesse fare completamente finta di niente. Anche ai palati meno raffinati è apparso assolutamente disgustoso lo spettacolo che hanno dato Roma e Lazio nel derby, senza dimenticare quello che Fiorentina e Cagliari hanno mostrato a Firenze, dove gli spettatori sono venuti allo stadio facendo beneficenza ma alla fine hanno visto più botte che calcio. Il paradosso perfetto. Va bene la concitazione del momento, va bene l’importanza della posta in palio, ma a volte basterebbe ricordarsi perché si tiene una fascia nera avvolta intorno al braccio per evitare di sbroccare e trasformare in rissa una partita di pallone. Una partita in cui stavolta si giocava anche per onorare gente che ha subìto dal destino un torto ben più grave di una decisione arbitrale avversa o di un fallo a metà campo. Ecco, non era giusto fermare il calcio, ma magari sarebbe stato opportuno evitare di fermare anche il cervello. Altrimenti i minuti di silenzio e i buonismi di facciata non servono a nulla, e allora sì che si diventa inopportuni e fuori luogo.

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