ARONICA PALLONE D’ORO
Il titolo, per chi non lo avesse capito, è una provocazione bestiale. Della serie: sei un campione, Totò, ora però ti prego non picchiarmi. L'increscioso episodio avvenuto nella mixed zone del San Paolo si commenta da solo. Del resto basta descriverlo: Aronica incrocia il “nemico” Antonio Corrado, reo di aver parlato male di lui in alcune occasioni. Ne nasce qualche provocazione che termina con uno sganassone e una gomitata ai danni del malcapitato giornalista. Che magari, se non fosse stato così scosso, avrebbe potuto eccepire che nell'uso dei gomiti il buon (?) palermitano non si smentisce mai. Neanche fuori dal campo.
Per fortuna l'emergenza è rientrata quasi subito, quando il difensore è stato condotto sulla via della rettitudine dall'addetto stampa Baldari e si è scusato con il suo detrattore, posando poi per i fotografi di regime con tanto di sorriso di plastica stampato in volto. Il che magari stempera decisamente i toni, ma non può oscurare la gravità della cosa. Non per gli schiaffi in sé – non mettiamoci a fare i boy scout – quanto più per il confine fra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Passatemi la posizione estrema: un calciatore, per i guadagni ma non solo per quelli, è praticamente equiparabile ad un pittore, ad un musicista, insomma ad un artista. Ciò implica che un giornalista, in quanto critico, dovrebbe avere tutto il diritto di dirgli che la sua “opera” fa schifo; più o meno elegantemente poi lo stabilisce la caratura del critico. Anche perché non risulta che Corrado abbia detto che Aronica ruba le caramelle ai bambini o stupra le vecchiette. Al massimo può aver detto che gioca male: un'opinione, appunto, non certo una calunnia. Riapriamo quindi l'annosa questione: è possibile farsi una propria idea su un calciatore, su un allenatore e su un dirigente o si rischia di fare la fine dei dissidenti, sfigati ed emarginati perfino dai colleghi timorosi di fare la stessa fine?
L'USSI la sua posizione netta e lineare l'ha già presa, con un comunicato che ovviamente stigmatizza il gesto di Aronica richiamandosi al legittimo diritto di critica, ma poi bacchetta (giustamente, diciamolo) anche il collega, la cui grave pecca è stata quella di “esultare” per un infortunio del calciatore. Cosa sicuramente deprecabile, anche se contestualizzata come una battuta infelice, ma che non giustifica le reazioni di un tesserato che deve restare comunque al di sopra di qualsiasi giudizio si esprima nei suoi confronti. Ecco perché adesso sarebbe opportuno attendersi una risposta decisa da parte della società, chiamata a lanciare un messaggio che dimostri quanto è importante il rispetto per chi è comunque lì a fare il suo mestiere, bene o meno bene. Altrimenti se la situazione è diversa ditecelo chiaramente, così compriamo tutti una bella Reflex e ci mettiamo a fare tante foto e filmini, che sicuramente non diamo fastidio a nessuno.