Chi ama il calcio odia la Juve

Un vero sportivo, o meglio, amante del calcio ha il dovere di  “odiare” una squadra come la Juventus, basta pensare agli scandali che la rigurdano, che ci sono stati in passato e attuali come: doping, calciopoli, Ndrangheta. Inoltre, se vogliamo anche aggiungere che, l’AIA ovvero l’associazione italiana degli arbitri è sponsorizzata dal gruppo  Agnelli attraverso una società assicurativa;facile quindi intuire chi comanda e chi ha il potere nel calcio italiano e non per meriti sportivi ma per altri interessi.

La Juve è senza dubbio una squadra forte e questo non lo scopriamo oggi poiché ha sempre avuto grandi calciatori che hanno vestito quella maglia, ed è proprio per questo motivo che non ha bisogno dei soliti favori arbitrali per vincere, ma purtroppo accade quasi sistematicamente che le partite “decisive” vengano condizionate da episodi arbitrali molto dubbi in favore dei bianconeri e mai contro. I napoletani, da sempre, hanno avuto  un rapporto ostile con la Juve tant’è vero che quando Maradona approdò all’ombra del Vesuvio, i tifosi la prima cosa che chiesero a Diego non fu lo scudetto, ma di battere la Juve dell’allora Platini. Il resto della storia sappiamo bene com’è andata.

 Tornando al passato recente, una delle partite più vergognose nella storia  del nostro calcio è stata scritta il 2012 e va in scena a Pechino, in modo che tutto il mondo possa vedere. Lo scandalo che rovina la Supercoppa, consegnandola alla Juve, vive di tre momenti fondamentali. Innanzitutto il rigore del pareggio, al 74’ (perché fino a quel momento il Napoli era in vantaggio): lo assegna ingiustamente Rizzoli, stavolta non arbitro ma assistente d’area, in pratica quello che sta sulla linea di fondo per aiutare il direttore di gara (fu la novità di giornata e si rivelò fallimentare). Forse per far vedere di esistere, lui che ha partecipato agli Europei e probabilmente si sente sminuito a stare in un angolo del campo, Rizzoli decide di diventare protagonista e aiuta sì Mazzoleni, ma a sciupare la partita. Ed a indirizzarla. Poi interviene Stefani, guardalinee numero due, che segnala una presunta offesa di Pandev nei suoi confronti: se l’ha sentita, lontano com’era, deve avere un udito speciale (alla Superman, diremmo). La botta finale la dà Mazzoleni in persona, con una serie di decisioni sbagliate ed a senso unico, fino alla clamorosa espulsione di Zuniga che, al 93’, subisce un fallo netto (ignorato), commette un mezzo intervento irregolare e riceve il secondo cartellino giallo. Attenzione: Zuniga era stato ammonito la prima volta dopo che gli era stata negata una punizione solare al limite dell’area. Due falli a favore trasformati in espulsione: complimenti Mazzoleni, questo è un record mondiale, roba da Bolt. A completare il quadro, questo piccolo arbitro allontana dal campo Mazzarri, che perde un po’ la pazienza così come tutto il Napoli che giustamente disertò la premiazione.

Tornando ai giorni nostri invece, un nuovo scandalo sta salendo a galla in casa juve. Ci sono diverse intercettazioni che riguardano il presidente Andrea Angelli e Rocco Dominello. Ci sono in particolare due intercettazioni che contraddicono la difesa del presidente della Juventus Agnelli nella vicenda con Dominello, ritenuto esponente della cosca Pesce-Bellocco della ‘ndrangheta e rinviato a giudizio nel processo Alto Piemonte, e più in generale riguardo alla conoscenza della caratura criminale dei tifosi organizzati con cui la società si interfacciava, anche per la gestione dei biglietti. E a sostegno della conoscenza tra i due ci sono anche le parole di Dominello durante l’interrogatorio reso in carcere, durante il quale parla di almeno tre incontri con Agnelli. Tutto è agli atti degli organi competenti e per questo, al momento, Agnelli è stato anche deferito dalla Procura federale  della giustizia sportiva. A tutto ciò si aggiunge anche il caso di Raffaello Bucci, capo ultrà della tifoseria juventina denominata “Drughi” diventa tale raccogliendo l’eredità di un altro leader della curva colpito dal daspo. Raffaele Bucci detto “Ciccio” si distingue per capacità imprenditoriali e di aggregazione. É lui a gestire gli affari del gruppo più importante della Curva Scirea. Biglietti per gli ultras, merchandising con i simboli dei “Drughi”, tagliandi da rivendere a prezzi maggiorati per finanziare il gruppo. Il ragazzo si distingue. E convince la Juventus a puntare su di lui. Diviene il braccio destro di Alberto Pairetto. Un cognome familiare: Alberto è il figlio dell’arbitro ed ex designatore Pierluigi ed è anche “Head of Events” della FC Juventus: gestisce gli eventi. “Ciccio” è l’anello che congiunge tifoseria e società. Una investitura che non fa piacere alla “Curva Scirea”. Che lo esclude. Dal 2014 “Ciccio” sparisce dalla curva e smette di essere il referente dei “Drughi”. Dissidi con l’ex leader, si dice. E non solo. C’è qualcosa di molto più serio: altri supporter lo accusano di non curare gli interessi della curva. E non sono tifosi qualsiasi. L’allontanamento di “Ciccio” dalla curva coincide con l’ingresso di un nuovo gruppo ultras che appunto è sostenuto dalla criminalità organizzata calabrese. ‘Ndrangheta. I nuovi tifosi sono sostenuti da Rocco e Saverio Dominello e Fabio Germani. Fabio Germani è il fondatore di “Italia Bianconera”. Attualmente questi tre personaggi sono in regime di custodia cautelare. L’inchiesta della Procura si lega a quanto accade a Bucci: gli inquirenti hanno sospetti pesantissimi e non escludono che “Ciccio” possa aver ricevuto minacce. Il tifoso è convocato come “informato dei fatti”. Interrogato, non convince né il pm Monica Abbatecola, né il capo della Mobile di Torino, Marco Martino. Secondo alcune indiscrezioni, subito dopo la deposizione, è minacciato. Da chi? Domande senza risposta, interrogativi destinati a cadere nel vuoto. Lo stesso vuoto che ha scelto “Ciccio”. Chi lo conosceva bene, nel giorno dei funerali, sostiene che “ha preferito morire, piuttosto che parlare”. Bucci, dopo l’incontro in Procura, telefona alla ex moglie. É la sua ultima telefonata: si getta dal cavalcavia della Torino – Savona. Un volo senza ritorno che porta con sé molti segreti.

Translate »