Aggressione Grassadonia: brutto biglietto da visita per la Salernitana
Pescara e Salernitana si affronteranno lunedì 10 maggio, in quella che potrebbe essere una partita storica: vincendo contro gli abruzzesi, i granata potrebbero risalire in Serie A dopo ventidue anni. Eppure da Salerno non arrivano segnali di festa, anzi: Paola, la figlia diciottenne del tecnico del Pescara Gianluca Grassadonia è stata aggredita appena sotto casa da un gruppo di ultras facinorosi.
I “tifosi”, se così li vogliamo chiamare anche se nulla hanno a che fare con questo sport, avrebbero preso a calci e spintonato la figlia del mister, compiendo un ingiustificabile atto intimidatorio. L’origine di tale violenza è una serie di false dichiarazioni diffuse sul web, in cui Gianluca Grassadonia parlava della sua ex-squadra, la Salernitana, compagine per cui ha militato come difensore nei suoi anni da calciatore. Da lì, sono pervenute a casa Grassadonia una serie di minacce, che hanno trovato il culmine nell’aggressione di sabato.
Questo il racconto dei fatti che porta all’articolo di questa settimana. Il consueto “dito contro” non può non essere puntato nei confronti di questo gruppo di individui che come detto nulla hanno a che fare con il mondo del calcio.
La Salernitana potrebbe raggiungere il risultato storico della promozione nella massima serie. Meritatamente sul campo ma per quanto successo di certo i granata non entrerebbero in A con un buon biglietto da visita.
Possibile che nell’anno domini 2021 ancora debbano essere riportate notizie che sarebbero balzate agli onori della cronaca – a voler essere buoni – nel 1980? Soprattutto possibile che questo sport, specchio e pancia di un paese tutto debba mostrare sempre la sua faccia peggiore?
Il calcio, parafrasando una famosa massima è trattato dai più come “la cosa più importante tra quelle meno importanti”.
Per il Dio Pallone vengono meno le regole del vivere in società – vedasi i festeggiamenti di Napoli prima per la Coppa Italia e dell’Inter a Milano per lo scudetto poi – e oggi possiamo dire anche quelle del vivere civile.
Come si può aggredire una ragazza poco più che maggiorenne per le presunte dichiarazioni del padre, legate a quello che i più dimenticano essere soltanto un gioco? Chi scrive, da giornalista prima, tifosa poi e con il quid dell’essere donna si rivolge direttamente agli aggressori:
Con quale faccia vi siete alzati dai vostri letti questa mattina?
Già perché il calcio, specchio e pancia di questo paese, ha seguito per decenni il mutare dello spirito dell’italiano medio. Questo è un fatto innegabile ma permettete un pensiero di speranza, ovvero che questo gesto non sia il riflesso del vero volto che potrebbe assumere il calcio. Ricordiamo che si tratta di un gioco e a chi scrive piace pensare che gli individui macchiatisi dell’aggressione alla figlia di Grassadonia vengano strappate via la sciarpe della Salernitana e che paghino per aver spaventato una ragazzina che potrebbe essere figlia di tutti.
Oggi porta il cognome Grassadonia ma un domani – e qui non c’entra più il pallone – potrebbe essere la figlia di chiunque e la cronaca recente del napoletano insegna quanto un padre possa sacrificarsi per la propria bambina.
La cronaca dell’aggressione questa settimana ha rubato la scena ai campi, chi scrive nutre la speranza che di episodi del genere non se ne vedano più. Il calcio è solo un gioco per pugni e calci dati a una diciottenne il monito è solo uno: chi è stato paghi, fiducia nella giustizia ma fuori dagli stadi perché certi individui fanno solo male al pianeta calcio già abbastanza ferito senza che un gruppo di cretini ci metta il carico da cento.