NUDI ALLA META
Sul ponte sventola bandiera bianca, issata prontamente, dopo una beffarda e immeritata sconfitta, resa ancor più amara dal successo in anticipo della Roma a Verona, contro quel Chievo che sa essere ostico solamente al San Paolo. Si allungano così le distanze. Sei punti, con i capitolini che dovranno recuperare una gara con il Parma. Potenzialmente nove, anzi quasi certamente, secondo coloro che confondono la competenza (presunta) con la veggenza (altrettanto dubbia). Giochi fatti dunque, senza possibilità di appello. Eppure la Fiorentina, dopo il colpaccio di Fuorigrotta, continua a credere all'impresa Champions. Sette gradini sotto ma così vicina da fare paura. Si, loro possono farcela, devono provarci fino alla fine perché meritano più del Napoli. Già il Napoli, costretto invece ad arrendersi e sperare di preservare la terza piazza. Ma dove si annida la differenza? Perché mollare con tanti punti ancora in palio, con una squadra reduce da buone prestazioni, non arricchite dal risultato? Strano, incomprensibile ma paradossalmente vero. Le parole di Benitez “crediamoci ancora” paiono addirittura stucchevoli, oltremodo ottimistiche. Ma forse “non ci crede nemmeno lui”, come se le distante fossero impareggiabili. Privato anche delle ambizioni Rafa e se potessero anche dei titoli che stanno li a raccontare una carriera che forse meriterebbero un minimo di rispetto. No, nemmeno la fiducia, spogliato pubblicamente. Ambiente volubile e immaturo ma non è più una novità. Così Roma Torino diventa pleonastica, tanto quanto Catania Napoli. Il campionato è improvvisamente finito, con poco meno di due mesi d'anticipo. Eppure furono proprio i granata i primi a fermare la cavalcata di Garcia, dopo un filotto di dieci vittorie. E allora un occhio vale la pena gettarlo, giusto per coscienza, giusto perché manca ancora un'eternità e tutto potrebbe ancora accadere.