TARCISIO MAZZEO: “MIHAJLOVIC ECCELLENTE. DE GUZMAN, CHE SORPRESA! A ‘MARASSI’ SARA’ SPETTACOLO”
Contattato in esclusiva da Pianetanapoli, la voce genovese di Tutto il calcio minuto per minuto ci ha parlato di Sampdoria-Napoli, della positiva stagione dei blucerchiati e del momento attuale degli azzurri
Nemmeno il tempo di assorbire il pareggio grigetto di Praga (sufficiente però al pass per i sedicesimi di Europa League) che il Napoli ha l’occasione buona per riprendere la sua marcia. Lunedì sera si va a ‘Marassi’, nella tana della Sampdoria, per un vero e proprio spareggio-Champions. I baldi giovani guidati da Sinisa Mihajlovic hanno mostrato buone cose finora e promettono battaglia, gli azzurri hanno il dovere di rimettersi in corsa pur nelle difficoltà dipese soprattutto dalle assenze. In merito alla sfida di Genova, oltreché allo stesso collettivo blucerchiato e all’attuale status quo del Ciuccio, Pianetanapoli ha avuto il piacere di intervistare il collega RAI Tarcisio Mazzeo, voce ligure (ma di origini campane) di Tutto il calcio minuto per minuto e profondo conoscitore delle vicende doriane e genoane. Il quale, come tutti gli altri radiocronisti della storica trasmissione con cui abbiamo parlato in passato, ci ha regalato aneddoti simpatici e affettuosi sulla sua carriera giornalistica.
Buongiorno Mazzeo! Mancano due giorni alla sfida tra Sampdoria e Napoli. Anche nella più ottimistica delle ipotesi, si sarebbe mai aspettato che il match di Marassi valesse il terzo posto?
“Assolutamente no. All’inizio del campionato nessuno mai poteva pensare che la Sampdoria fosse capace di arrivare, nel giro di poche settimane, addirittura terza. Certamente c’era molta fiducia nel lavoro svolto da Mihajlovic, perché lui lo scorso anno è giunto a Genova al posto di Delio Rossi prendendo in mano una squadra sfiduciata, senza anima, senza gioco né personalità. Il tecnico serbo ha rimesso in piedi un team malandato e già nella stagione passata s’è vista la qualità del suo lavoro e, soprattutto, s’è visto come gli rispondevano i giocatori. In particolare ha avuto il gran merito di rilanciare Palombo dal suo originario ruolo di mediano. In poche parole, ha trasformato un manipolo di sbandati in una squadra competitiva. Poi, che essa potesse persino toccare il terzo posto non lo pensava davvero nessuno, nemmeno io”.
Quindi, considerando la seconda parte della scorsa annata e la prima attuale, lei giudica bene l’operato di Mihajlovic.
“Bene è poco: io lo ritengo eccellente. Già a Catania Mihajlovic aveva dimostrato di saper lavorare, e l’esperienza in Sicilia è il primo forte ricordo che mi viene in mente di lui come allenatore. Del resto anche da giocatore aveva mostrato qualità, stoffa da leader carismatico e conoscenza del calcio; dunque, s’intuiva che avrebbe avuto un futuro da mister. Una volta arrivato a Genova ha preso per mano la squadra, svolgendo un lavoro davvero eccellente”.
Qualche giorno fa il capitano doriano Daniele Gastaldello ha dichiarato: “Vogliamo essere la ‘rompiscatole’ delle big”. A suo parere, questa Samp è da terzo posto o no?
“Io direi che questa Sampdoria è da terzo posto per ciò che sta facendo vedere. Forse sta giocando un po’ troppo al di là di quel ch’è la qualità del suo organico, ma è qui la grande bravura proprio di Mihajlovic: è tutto merito suo, oltreché della squadra che lo segue. Parliamoci chiaro: i giocatori attuali sono quelli che il serbo ha ereditato da Delio Rossi, il quale a sua volta li aveva avuti in dono dalle gestioni precedenti. La rosa blucerchiata di certo non è eccellente e magari necessiterebbe di qualche rintocco qua e là, di potenziamenti utili affinché sia realmente da terzo posto. Per questo dico che probabilmente sta andando oltre le sue possibilità, tuttavia la sensazione è che possa rimanere ancora lassù per un po’”.
Parliamo invece del Napoli. Ha avuto modo di vederlo all’opera col Cagliari e a Praga?
“A Praga l’ho sentito raccontato dal mio amico e collega Giovanni Scaramuzzino, e ho visto la partita giocata domenica contro i sardi. Riguardo a Benitez condivido un’opinione positiva abbastanza diffusa, che in tanti pensano: ossia, che il tecnico spagnolo, da un po’ a questa parte, abbia finalmente trovato l’equilibrio tanto cercato e mancato per molto tempo. Ciò nonostante, il Napoli è una squadra che non riesce ancora a esprimersi pienamente, soprattutto non possiede quella sicurezza e qualità che ci si aspetterebbe specialmente da qualche uomo importante. Ad esempio, e credo di non affermare nulla di sconvolgente, stiamo ancora attendendo di rivedere il vero Hamsik, il giocatore che tutti noi conoscevamo in passato”.
A tal proposito, chi è il calciatore azzurro che la colpisce di più?
“Beh, a me piace molto Insigne, e l’infortunio che ha subìto certamente è un grosso problema. Se questa domanda mi fosse stata fatta qualche settimana fa, senza dubbio io avrei risposto dicendo Insigne. Di difficoltà ne aveva avute tante, però nel corso della stagione il napoletano stava trovando maggior sicurezza e quindi rimane un giocatore molto importante per gli azzurri. La sua assenza è pesante, in particolar modo per lui stesso, per la dimensione che lentamente stava trovando. Molto bravo è anche De Guzman: quand’è arrivato a Napoli non tutti erano convintissimi delle sue qualità, ma a Genova (contro i rossoblu, ndr) segnò un goal importantissimo negli ultimi minuti, dimostrando così di essere lucido fino alla fine. In seguito poi ha realizzato altre reti fondamentali. Dunque, De Guzman è davvero utile per i partenopei, e non tutti si sarebbero aspettati un rendimento simile. E’ l’azzurro che mi ha sorpreso di più”.
Si parla tanto dell’accostamento al Napoli di Gabbiadini. Al di là di questa ipotesi, lei ritiene che l’attaccante blucerchiato sia pronto per una grande?
“Sì, certo. Gabbiadini ha 23 anni, un’età per la quale, nel calcio di oggi, o ci sei o non ci sei. Prima ho parlato dei meriti di Mihajlovic nel ritagliare una nuova posizione a Palombo. Quando l’anno scorso Manolo è giunto a Genova, gli fu chiesto di giocare da prima punta, anche se lui non lo è in realtà. Eppure trasse in inganno quando in Coppa Italia fece due reti al Benevento, sicché tutti dissero: ‘Ma allora è davvero una prima punta’. Io invece l’avevo già visto in campo in precedenza e pensavo che ciò fosse strano. E difatti Mihajlovic gli ha cambiato la posizione, decentrandolo e lasciandogli maggior libertà di manovrare, e dunque rendendolo più redditizio. Inoltre è bravo sui calci di punizione, con i quali garantisce un certo numero di reti. Pertanto, credo che Gabbiadini sia un giocatore di alto livello, anche se non so con certezza se col tempo rimarrà tale. Ad ogni modo, se mi venisse rivolta la domanda ‘Può giocare nel Napoli?’, allora la mia risposta sarebbe senz’altro ‘Sì’. E più in generale, ritengo che sarebbe capace di militare in qualsiasi grande squadra”.
Lei è giornalista in RAI da tantissimi anni, durante i quali ha lavorato ad ampio raggio curando servizi su diversi temi e argomenti. Per quel che concerne Tutto il calcio minuto per minuto, di cui è ancora attualmente voce, quali momenti ricorda di più della sua carriera?
“Beh, da radiocronista non posso non ricordare la mia ‘prima volta’, la quale fu del tutto casuale. In cuor mio speravo da sempre di essere una delle voci di ‘Tutto il calcio’ fin da ragazzo, e credo sia un sogno per molti giovani. Ricordo che era un Genoa-Castel di Sangro, ai tempi in cui gli abruzzesi militavano in B. Quel giorno la radiocronaca toccava a Paolo Paganini, io dovevo curare il servizio per la RAI ed ero nella cabina a fianco a quella riservata al mio collega. Ma Paganini ancora non era arrivato, e quindi il coordinatore mi bussò al vetro per chiedermi ‘Dov’è Paganini?’, al che risposi ‘E io che ne so?’, ‘No, perché lo stanno chiamando ma non risponde’, ‘Sì, ma io cosa posso fare?’. Ovviamente avremmo fatto una brutta figura se nessuno avesse commentato lasciando uno spazio vuoto, ma il guaio era che non avevo nemmeno il numero di telefono della redazione centrale per poter chiamare e dire ‘Se volete la radiocronaca la posso fare anche io’. E così sono entrato in cabina, mi sono messo le cuffie e al secondo giro di scaletta Alfredo Provenzali, che conosceva le voci di tutti noi a memoria essendo stato il nostro grande maestro, disse ‘Andiamo a Genova dove per noi c’è Tarcisio Mazzeo!’. E quella è stata la mia prima radiocronaca. Altro ricordo molto bello è legato alla mia prima partita a San Siro. Per non parlare poi dei Mondiali del 2010 in Sudafrica: una convocazione inattesa, quella di Riccardo Cucchi, perché davvero non me l’aspettavo. E infine, qualche dopo quest’esperienza, il grande onore di commentare il Giro d’Italia. Queste credo siano state le tappe più importanti della mia carriera. E’ stata bella per me la scoperta della ‘Corsa Rosa’”.
Più che la scoperta, soprattutto l’essere dentro il Giro.
“Esatto: è qualcosa di assolutamente speciale. E a chiunque sogni di fare questo mestiere io auguro di potersi ritrovare sulla motocicletta RAI a seguire i corridori. Un’emozione autentica, quella di essere ‘dentro’ la corsa, di vedere la fatica, la passione, la paura dei concorrenti. Sono sensazioni inattese, perché tu non sai cosa si prova a combattere in una gara ciclistica. Ed è bello stare su quella moto a 90-100 all’ora e vedere i ciclisti all’opera, soprattutto ammirarli consapevole che tutti vanno nella stessa direzione facendo la stessa cosa, cioè correre. Ti conforta sapere che in quel momento nessuno può disturbarti venendo contromano, anche se spesso è capitato …. A me per esempio è successo in una tappa a Rimini: due macchine in senso opposto. C’è però un’altra cosa che vorrei dire a proposito della mia esperienza al Giro, particolare e che tocca molto il mio cuore. Forse non tutti sanno che io sono nato a Campolattaro, cittadina in provincia di Benevento. Ebbene, io ho avuto la felicità assoluta di passare, con la moto della corsa, proprio per il mio paese natio due anni fa. Vi erano miei amici d’infanzia insieme ai loro figli, persone che non mi avevano mai visto né mi conoscevano. Non li ho salutati tutti, ho solo fatto in tempo ad alzare un braccio, poi hanno saputo che li avevo visti …. E sulla strada c’era un cartello con su scritto: “Tarcisio, Campolattaro ti aspetta!”. E’ stato davvero molto commovente per me, sono quelle cose che un giornalista non si aspetterebbe nella sua professione e solo il Giro d’Italia può regalarle. Solo il Giro crea quel rapporto diretto tra chi vi partecipa e chi lo racconta: siamo tutti benvoluti ogni anno. E’ quello spirito romantico, di cuore che caratterizza questa manifestazione. Il rapporto diretto, appunto, che sorge tra noi e il pubblico che, sulla strada della corsa, riconosce la motocicletta della RAI e ci accoglie”.
E allora, che partita sarà Samp-Napoli e, a suo dire, come potrebbe finire?
“Quando Sampdoria e Napoli si sono affrontate nella loro storia, la tradizione è spesso stata a favore degli azzurri, come l’anno scorso …. Più in generale, le sfide tra genovesi e partenopei sono sempre state belle. A mio parere la Samp può vincere: la squadra di Mihajlovic è molto carica e determinata, oltre al fatto che gioca bene. Tuttavia, poiché io mi ritengo un ‘ligure-sannita’ e le mie radici campane sono comunque fortissime, mi auguro prima di tutto che si giochi una bella partita. E poi tanti miei amici tifano Napoli. Quindi, spero finisca in parità, a condizione ovviamente che sia un pareggio emozionante, risultato alquanto pronosticabile. Sul piano del gioco in questo momento, a mio avviso, la Samp può contare su una maggiore qualità, ma dal canto suo il Napoli possiede uomini e talenti nettamente superiori. Abbiamo parlato di Gabbiadini, eppure tra le fila doriane non dobbiamo dimenticarci di Okaka. Sul fronte azzurro però c’è Higuain. Match-spettacolo? Io penso di sì, perché i padroni di casa giocano molto bene, mentre i partenopei, malgrado alcune partite sfavorevoli, stanno tornando nella loro dimensione più realistica. Quello sbandante di inizio stagione non era il vero Napoli, lo stiamo vedendo adesso con i suoi pregi e difetti, ma anche con le sue possibilità di crescita. Motivo per cui, sono sicuro che assisteremo a un match tra due squadre in grado di onorare il calcio. E lo dico in maniera convinta, lo penso davverp. L’ho detto anche al mio amico e collega Emanuele Dotto, poiché lunedì sera saremo insieme a Marassi”.