Piano vincente o eterna scommessa?
Basta poco per spegnere gli entusiasmi di una piazza e porre fine alle forti ambizioni di gloria. Serve soltanto qualche dichiarazione per comprendere che la linea societaria del Napoli nelle prossime sessioni di mercato non cambierà di una virgola. È inevitabile affermare che con un allenatore del calibro di Carlo Ancelotti era lecito aspettarsi qualche modifica, magari con una minore attenzione al bilancio sempreverde ed interesse principale verso investimenti e calciatori di esperienza internazionale per tentare di ridurre il gap con la Juventus e compiere passi importanti in ambito europeo. Le parole del tecnico di Reggiolo tuttavia pongono una pietra tombale dinanzi alle aspettative di coloro che si ostinavano a credere all’approdo in maglia azzurra di veri e propri pezzi da novanta. “La società ha preso una squadra fallita e ora è stabilmente in Champions e non ha debiti. Stiamo attenti a non fare il passo più lungo della gamba. C’è la volontà di crescere, di vincere, ma stiamo anche attenti a rispettare le regole che ci impongono. Stiamo investendo nei giovani, come dimostrano Meret e Fabian Ruiz. Questo è il nostro piano per arrivare a vincere.” Non fanno una piega tali dichiarazioni, assolutamente da rispettare questo connubio tra allenatore e dirigenza. I dubbi però sorgono spontanei e anzi, sarebbe deleterio non porsi qualche interrogativo. La verità è che dai tempi di Rafa Benitez il Napoli non acquista in rosa leader che hanno già provato il sapore dei trofei (non è un caso che l’ultima coppa all’ombra del Vesuvio sia di marca rafaelita), limitandosi negli anni successivi a numerosi giovani talenti con risultati alterni e zero trofei in bacheca. La prova è arrivata quest’anno, quando anche con un tecnico vincente le cose non sono cambiate. I match contro Liverpool (Champions), Milan (Coppa Italia) e Inter (Campionato) meritano un’ulteriore disamina dal momento che era stato proprio Ancelotti a fissare gli obiettivi dal ritiro di Dimaro affermando che la propria compagine avrebbe potuto competere tranquillamente su tutti i fronti fino alla fine. Invece, come si è potuto ampiamente osservare, il Napoli ha fallito proprio nei momenti nevralgici della stagione sbagliando di tutto in queste tre gare, soprattutto a causa di una mancanza di leadership in mezzo al campo; perché non va dimenticato che a giocare sono i calciatori e non allenatori e dirigenti. Investire nei giovani può essere anche lodevole ma è pur sempre un rischio, e non di poco conto poiché non danno alcuna garanzia di successo. Ancora una volta il dualismo non offre soluzioni: piano vincente o eterna scommessa? “Chi vivrà vedrà…”