OPERAZIONE TRIONFO
Era un venerdì, il 10 settembre del 2004, quando Aurelio De Laurentiis acquistò dal tribunale fallimentare le azioni del povero Napoli, caduto in disgrazia e retrocesso d'ufficio in serie C1. All'inizio sembrava che la cifra da sborsare per l'acquisto fosse irrisoria, tanto da attirare come api al miele tanti furbacchioni che volevano speculare sul disastro di questa squadra. Poi però i curatori fallimentari, per tutelare i creditori e coprire i debiti, fissarono il prezzo a 60 miliardi delle vecchie lire, non certo bruscolini. Un investimento importante, senz'altro, per una squadra con grandi potenzialità anche a livello di marketing, ma non più un affare per sciacalli. Come se non bastasse, si stabilì che in caso di promozione il nuovo proprietario della società avrevbbe dovuto sborsare altri soldi, in base a clausole che sarebbe troppo complicato elencare in questa sede.
Era una questione scaramantica, quella del venerdì, per questo per tutte le questioni importanti si sceglieva sempre questo giorno della settimana. E quel giorno ricorreva la festività di San Nicola da Tolentino, non certo un Santo dei più famosi. Al contrario, invece, il nuovo presidente del Napoli era persona conosciutissima, soprattutto nel mondo della celluloide, per la sua appartenenza ad un'importante famiglia di produttori cinematografici. Così anche il suo braccio destro, Pier Paolo Marino, noto ai partenopei per essere già stato direttore generale della squadra in altri tempi, e giunto al successo con l'Udinese. Non un novellino dunque, cosa che invece era De Laurentiis nel mondo del calcio. In molti avranno pensato che era arrivato un altro ricco spendaccione che voleva giocare a fare il presidente, ma mai pensiero fu più errato. Chi pensava di abbindolarlo aveva fatto i conti senza l'oste, perchè si è rivelato personaggio di spessore, padrone dei propri mezzi e furbo come pochi. D'altra parte, di questi tempi non si riesce certo ad essere ricchi per opera e virtù dello Spirito Santo, bisogna guadagnarselo il denaro e lui non è certo l'ultimo arrivato. Infatti ha dimostrato finora una gestione perfetta della società e del bilancio, una crescita esponenziale che porterà la nostra squadra ad altissimi livelli. E nell'ultima conferenza stampa, datata 23 marzo 2007, guarda caso ancora di venerdì, De Laurentiis ha lasciato intendere che le prospettive sono addirittura più rosee del previsto: grandi progetti, voglia d'Europa e di vittorie, un occhio alle fonti di guadagno provenienti dall'estero e attenzione per i tifosi d'oltreoceano. Questo è uno stile da grande impresa, una gestione che, a detta dello stesso De Laurentis, potrebbe essere impostata come quella di una veria e propria azienda a scopo di lucro,dove il primo vero interesse è non rimetterci capitale. Per far si che gli introiti superino le spese, permettendo così nuovi investimenti, si deve però riuscire nell'impresa di tornare nel calcio che conta con la promozione in serie A.
Un ritorno nella massima serie con un anno di anticipo ,rispetto ai 5 previsti dalla dirigenza partenopea, permetterebbe di lavorare con meno ansie e con maggior profitto al progetto immediatamente successivo, chiamato "L'Europa".
Il Presidente ,inoltre, nelle ultime dichiarazioni, ha lasciato intendere che nel caso arrivasse la promozione, cosa che tutti noi speriamo, Reja verrebbe riconfermato al suo posto sulla panchina del Napoli. Probabilmente però è troppo presto per pronunciarsi sia sulla composizione della squadra, sia sulla possibile guida tecnica della prossima stagione. Di certo però il Presidente non può non considerare un insofferenza crecente nei confronti del tecnico, a causa delle scelte impopolari degli ultimi tempi, da parte di quelle persone che possono essere considerati i veri proprietari morali di questa squadra, "i tifosi". In fondo sono loro quelli che ogni domenica sostengono e soffrono la squadra e che permettono inoltre a questa società di esistere.