NON CE LA FANNO PIU’
Non ce la faccio più. Questa frase, che di primo acchito farebbe pensare a qualche personaggio di un film di Verdone, è stata invece proferita da un certo Gianluigi Buffon. Uno che di pazienza ne ha avuta anche fin troppa visto che da miglior portiere del mondo nonché fresco iridato è sceso negli inferi insieme alla sua Juve per riportarla in alto dopo l’ignominiosa retrocessione punitiva in B. Ora la Juventus è tornata a volare, seppur in cieli non ancora consoni al suo lignaggio, ma se consideriamo il disastro che avrebbe dovuto causare il post-Calciopoli forse è già più su di quanto ci si potesse aspettare. Evidentemente non basta, perché dalle parti dell’Olimpico di Torino tutti sembrano sull’orlo di una crisi di nervi.
Povero Buffon, ieri sembrava un bambino sul punto di scoppiare a piangere dopo aver assistito all’ennesimo sfacelo di un gruppo allo sbando, vittima più dei propri malumori che del suo effettivo valore. A quanto pare nello spogliatoio bianconero si è scatenata una lite furibonda fra primo e secondo tempo, un diverbio che ha coinvolto il fumante Camoranesi e il pacato Ranieri, entrambi sullo stesso piano ad aggredirsi con rabbia repressa troppo a lungo, forse più contro il destino avverso che uno contro l’altro. Un destino che a Del Piero e compagni sta sfuggendo inesorabilmente di mano, complice la grande rimonta del Milan dei giurassici. Dopo aver cullato il sogno scudetto ed aver tirato l’inseguimento all’imprendibile Inter, la Juve è scoppiata all’ultima salita, anche perché dopo aver dato oltre le proprie possibilità le riserve scarseggiano e da lì al calo di zuccheri è un attimo.
Già, il punto è proprio questo: le riserve. Perché i tifosi della giovane Vecchia Signora hanno preteso forse un po’ troppo da una rosa evidentemente inadeguata a combattere ad altissimi livelli. Non per la bontà della formazione titolare, per carità; Buffon, Chiellini e Amauri, giusto per citare i migliori, sono campioni degni delle migliori potenze europee. Ciò che era evidentemente inadatto agli obiettivi stagionali era la panchina, la qualità complessiva dei rincalzi a disposizione di Ranieri, soprattutto in difesa. Zebina è un ex calciatore da millenni, Mellberg è più macchinoso di un cingolato e il pur ottimo De Ceglie non è esattamente un difensore, per non parlare dell’orripilante Knezevic comprato a colpi di carte bollate e subito accantonato in fretta e furia dopo alcune prestazioni da brividi. A centrocampo poi Ranieri si ritrova sul groppone alcuni acquisti sballati della confusa nuova dirigenza, dall’ufo Tiago al legnosissimo Poulsen, onesti mestieranti pagati a prezzi irragionevoli. Per non parlare del mancato raccordo nella ricerca di un credibile vice-Nedved: l’imposizione del talento cristallino di Giovinco ad un tecnico troppo rigido nell’applicazione dei suoi schemi sa tanto di prevaricazione nelle scelte tecniche. Alla faccia del manager all’inglese!
Stagione buttata al vento? Disastro irreparabile? Forse in parte è così, ma chi adesso grida all’apocalisse dimentica che l’inesperto direttivo juventino in tre anni ha ricostruito da zero una squadra incenerita dalle sentenze del 2006. Sbagliando, e non poco, ma pur sempre errori di inesperienza piuttosto che di disonestà. Abbiano pazienza i tifosi juventini e smettano di vagheggiare improbabili restaurazioni moggiane (come da alcuni terrificanti striscioni esposti ieri in curva), perché è sempre meglio metterci un po’ di tempo in più e vincere onestamente che fare tutto in fretta e furia ma tornare a rubare.